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L’Europa vieta il commercio delle uova da allevamento in gabbia

Da Spesacritica

Dopo 12 lunghi anni finalmente di è raggiunto un grande traguardo in materia di salvaguardia animale.

O FORSE NO???

Secondo quanto previsto dalla direttiva CE 1999/74, il 1 gennaio 2012 è entrato in vigore il divieto di produrre e commercializzare uova di gallina che provengano da allevamenti in gabbia/batteria, con l’obbligo per i produttori di adeguarsi e provvedere alle modifiche necessarie (allevamento con metodi alternativi oppure nelle cosidette gabbie “arricchite” o modificate), per non incorrere in sanzioni. Su 27 paesi in cui la norma è entrata in vigore, 11 non sono ancora in regola, e l’Italia è uno di questi. Gli altri paesi sono Belgio, Bulgaria, Grecia, Spagna, Francia, Cipro, Lettonia, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo e Romania.

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Nonostante sia vietato da una direttiva europea, vengono commercializzate ancora uova provenienti da allevamenti in gabbia: si trovano ancora molto facilmente in qualsiasi supermercato, questo perchè si temporeggia e non vengono presi adeguati provvedimenti.

Le galline allevate in gabbia soffrono in maniera atroce durante la loro vita perchè vengono sfruttate intensamente e vengono private di quelle abitudini comportamentali tipiche della loro specie, come distedere le ali, passeggiare, andare alla ricerca di foraggio o beccare nel terreno, provocandogli forti stress e malesseri.

Vengono stipate in enormi capannoni muniti di gabbie a batterie, senza finestre e con luce artificiale. Vi sono ben 25 galline in 1 mq, ed ogni gallina ha a disposizione per tutta la sua breve vita uno spazio equivalente a un comune foglio A4 per stampanti… Anche in questo caso viene amputato il becco, le condizioni igeniche sono pessime e i mangimi usati contengono ogni genere di amenità,  anche farine di carni di animali (scarti di macellazione) e viene fatto largo uso di antibiotici e altri farmaci… In molti stabilimenti tra l’altro, le galline vengono sovralimentate e tenute sotto illuminazione artificiale per più ore rispetto a quelle del giorno, per farle “crescere” più rapidamente. Acquistando questo tipo di uova (indicate come categoria 3) non si fa altro che finanziare ancora questo genere di allevamento lager.

COSA CAMBIERA’ CON LA DIRETTIVA? (prima o poi…)

Le vecchie gabbie batteria lasceranno il posto alle “gabbie modificate“, in cui l’animale usufruirà di uno spazio minimo di 750 cmq di superficie di cui 600 cmq costituiti da superficie utilizzabile e 150 cmq occupati da accessori quali nido, lettiera che consenta ai volatili di becchettare e razzolare, posatoi appropriati, dispositivi per accorciare le unghie in modo da consentire alle galline di soddisfare i loro bisogni biologici e comportamentali.

Dev’essere inotre garantita la possibilità di scappare in caso di evaquazione delle gabbie ed è vietato qualsiasi tipo di mutilazione. Purtroppo però la direttiva prevede ancora che: “al fine di prevenire plumofagia e cannibalismo, gli Stati membri possono autorizzare la troncatura del becco, a condizione che tale operazione sia effettuata da personale qualificato su pulcini di età inferiore a 10 giorni destinati alla deposizione di uova“.

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Si sconsiglia di comprare le uova allevate in gabbia, meglio prediliggere quelle biologiche (indicate con il numero 0) e quelle allevate all’aperto (codice numero 1). Le uova allevate a terra provengono da galline rinchiuse nei capannoni senza finestre nè luce artificiale (codice numero 2). Anche la LAV, Lega Anti Vivisezione, si è impegnata su questo fronte.


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