In questi giorni il CdR (Comitato di Redazione) del Corriere della Sera ha indetto uno sciopero per rispondere a un presunto attacco che il Direttore avrebbe mosso contro la loro categoria e le loro tutele. Sia il comunicato del CdR (visionabile per intero qui) che la lettera di De Bortoli (visionabile qui) sono a dispozione dei lettori, che si possono fare un’idea dei termini della questione.
Generalmente faccio fatica e non mi piace prendere una posizione netta ma in questo caso temo di dovermi schierare apertamente con De Bortoli. Che, consapevole – e dicendolo in maniera chiara – dei sacrifici che questo comporta, lancia un sasso senza nascondere la mano contro un sistema anacronistico che ancora domina il giornalismo italiano. Riporto, sottoscrivendo, testualmente un estratto saliente:
“Non è più accettabile che parte della redazione non lavori per il web o che si pretenda per questo una speciale remunerazione. Non è più accettabile che perduri la norma che prevede il consenso dell’interessato a ogni spostamento, a parità di mansione. Prima vengono le esigenze del giornale poi le pur legittime aspirazioni dei giornalisti. Non è più accettabile che i colleghi delle testate locali non possano scrivere per l’edizione nazionale, mentre lo possono tranquillamente fare professionisti con contratti magari per giornali concorrenti. Non è più accettabile l’atteggiamento, di sufficienza e sospetto, con cui parte della redazione ha accolto l’affermazione e il successo della web tv. Non è più accettabile, e nemmeno possibile, che l’edizione Ipad non preveda il contributo di alcun giornalista professionista dell’edizione cartacea del Corriere della Sera. Non è più accettabile la riluttanza con la quale si accolgono programmi di formazione alle nuove tecnologie. Non è più accettabile, anzi è preoccupante, il muro che è stato eretto nei confronti del coinvolgimento di giovani colleghi. Non è più accettabile una visione così gretta e corporativa di una professione che ogni giorno fa le pulci, e giustamente, alle inefficienze e alle inadeguatezze di tutto il resto del mondo dell’impresa e del lavoro.”
Nulla da ridire, anzi.
Per contro il CdR “ha votato due giorni di sciopero immediato e ha consegnato al Comitato di Redazione un pacchetto di ulteriori cinque giorni per rispondere all’attacco che il Direttore ha mosso contro le tutele e le regole …che garantiscono la libertà del loro lavoro e, di conseguenza, l’indipendenza dell’informazione che il giornale fornisce. ”
Forse – per dirla con le parole di Laura C. (che ringrazio) con tutele intendevano banalmente “privilegi”, visto che il web non inficia in alcun modo l’indipendenza del’informazione.
Temo che per molti aspetti anche l’alto giornalismo rispecchi la società italiana: pochi lungimiranti coraggiosi che tentato di perseguire la strada dell’innovazione, contrastati da una maggioranza di vecchi “baroni” totalmente refrattari al cambiamento e gelosissimi dei propri privilegi.
Ancora una volta: povera Italia!