L’ex Padre Cionfoli si scaglia contro Suor Cristina: «Senza quell’abito non avresti vinto»
Creato il 10 luglio 2014 da Marianocervone
@marianocervone
È proprio il caso di dire “da che pulpito
arriva la predica”. A più di un mese dalla vittoria di Suor Cristina Scuccia, vincitrice della seconda, seguitissima,
edizione di The Voice of Italy, un ex frate si scaglia contro carriera musicale
della religiosa. Si tratta di Padre
Giuseppe Cionfoli, che proprio con l’abito talare ha trovato la sua fortuna
a due edizioni del Festival di Sanremo
del 1982-1983.
L’ex religioso, ora sposato con tre figli, e
anche nonno, ha scritto una lettera al settimanale Di Più e, rivolgendosi direttamente a Suor Cristina dice: «Pur
avendo una grinta e una buona intonazione, hai una voce normale. Infatti,
quando ti sei presentata in altre importanti competizioni, prima di diventare
suora, i giudici non sono mai rimasti colpiti dalle tue esibizioni. E anche
stavolta a The Voice se, invece, di indossare un abito sacro, ti fossi
presentata in una maniera più normale, probabilmente non avresti conquistato un
successo così grande e di sicuro non avresti vinto». Il frate, probabilmente,
ignora che le prime audizioni sono “blind” e quindi cieche ai giudici, che
possono ascoltare la sola voce dei concorrenti la prima volta, senza vederli.
Parole dure quelle dell’ex frate francescano
che, appesi al chiodo sandali e toga, non ha più venduto dischi: «Faccio ancora
concerti in giro per il mondo e sono molto apprezzato e continuo a scrivere
canzoni» continua Cionfoli, forse più per farsi pubblicità e far parlare ancora
di sé e, quasi a giustificarsi, aggiunge: «ma non scalo più le classifiche
musicali perché adesso sono una persona normale e la normalità non crea
curiosità, non fa vendere cd e non fa vincere le gare dei programmi tv».
Non credo di potermi definire un fan di Suor
Cristina, pur apprezzando la voce della suora, anch’io ritengo che forse il suo
successo sia dovuto più al sensazionalismo dell’abito, che dall’intonazione
della sua voce, ma bisogna riconoscere che di talenti che davvero brillavano in
questa seconda edizione del talent di RaiDue ce n’erano davvero pochi.
Tuttavia non è possibile non avvertire nelle
parole di Giuseppe Cionfoli un po’ di invidia
per il fenomeno del momento: Suor Cristina infatti è passata da semplice
concorrente di uno show a vero e proprio fenomeno
virale, con oltre cinquanta milioni
di visualizzazioni su YouTube per la sua performance.
Il frate ha inoltre accusato la Scuccia di
non aver intonato brani scritti da autori cattolici, ma “testi trasgressivi”
che potrebbero “inneggiare ad una vita sessuale libera e spudorata”. Tuttavia c’è
da dire che anche le due canzoni di maggior successo di Giuseppe, Solo grazie e Shalom, non avrebbero comunque riscontrato lo stesso interesse, se
il frate non avesse inforcato la chitarra con abito indosso sul palco dell’Ariston
(ci sarà un motivo se a distanza di trentadue anni cantiamo ancora Felicità, e non le sue, no?). E se nel
2007 non è bastata nemmeno la partecipazione all’Isola dei Famosi a sopperire a quel successo che l’uomo continua
spasmodicamente a rincorrere, come dimostra questa lettera al giornale, non è
di certo per il fatto che la normalità non desta scalpore, ma per una mancanza
di talento di fondo, coperta solo da un vestito che, una volta tolto, ha
rivelato un semplice uomo con la passione della musica, distante anni luce da
un vero cantante. Lo dimostrano i ripetuti cambi di etichetta, e produzioni
musicali a metà strada tra inni religiosi e canti da gita fuori porta con gli
scout, troppo ancorate alla vita monastica di prima, ma ben distanti dalla
normalità di oggi.
La verità è che il panorama musicale è pieno
di “persone normali” che con il loro talento, la loro voce, e la caparbietà
anche, riescono tuttavia a scalare le classifiche e mantenere vivo l’interesse
dei media, e non mi riferisco ai fenomeni dei talent, la cui spinta iniziale
sono i milioni di fan del programma che li ha generati, ma a cantanti dei tempi
di Cionfoli, che hanno saputo rinnovarsi e, in alcuni casi, reinventarsi anche
con buoni lavori discografici e discreti successi commerciali, e siamo a limite
dell’assurdo se una persona che deve il suo successo proprio ai voti che aveva
fatto e all’abito che ha indossato, adesso si arroghi il diritto di poter
giudicare cosa dovrebbe o non dovrebbe fare Suor Cristina Scuccia. Quindi, mio
caro (ex Padre) Giuseppe Cionfoli, prendendo in prestito le parole della
Bibbia, memore di quell’evangelizzazione di cui parli adesso, ti dico: «Perché
guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della
trave che è nel tuo?».
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