Prima ancora di fare incetta di visitatori, Expo 2015 fa incetta di figuracce. L’ultima è stata quella dei rendering 3D per il Parco della Biodiversità, ma la serie è lunga: forse troppo, considerando l’eco internazionale che ha e avrà l’esposizione universale. Tra siti dai nomi maccheronici, traduzioni raffazzonate o inesistenti e cantonate grafiche, il rischio è che il maxi-evento da volano dell’immagine italiana nel mondo diventi un boomerang, mostrando il nostro Paese per quello che spesso è accusato di essere: approssimativo e inaffidabile.
Il caso dei rendering è emblematico. Pochi giorni fa, infatti, l’account Facebook ufficiale di Expo 2015 ha pubblicato alcuni rendering 3D del Parco della Biodiversità; le immagini avrebbero dovuto mostrare l’effetto finale dell’area espositiva di 8500 metri quadrati per la valorizzazione delle eccellenze ambientali e agricole italiane, ma in realtà mostrano grossolani errori di grafica digitale che saltano all’occhio persino dei non addetti ai lavori: scontorni approssimativi, figure fluttuanti nell’aria, prospettive e ombre non rispettate. E mentre in rete spopolano parodie e commenti indignati - specialmente da parte di grafici e creativi digitali - il realizzatore dei rendering ha scritto su Facebook che «sono state pubblicate immagini di un progetto in corso. Sono uscite anzitempo, non terminate. La rete è veloce, e ne ha fatto un meme, un argomento virale. Questo, in sé, non è ancora un male in quanto ci fa sentire sulla pelle quanta responsabilità abbiamo nel lavorare non tanto su “materiali digitali” - non è un problema di quanto si sa usare Photoshop - quanto sugli immaginari e le estetiche». Un errore, dunque? Probabile: ma un errore che in termini di immagine pesa parecchio, soprattutto considerando che la pagina Facebook di Expo 2015 ha quasi un milione di followers.
Tanto più che il caso non è un unicum. Solo poche settimane fa il sito ufficiale di Expo 2015 ha annunciato la data dell’inaugurazione di Expo Gate: peccato che era segnato il 10 maggio 2014, anziché il 10 maggio 2015 (poi corretto), e che l’immagine di apertura dell’evento era - ed è tutt’ora - un collage grafico di pessima qualità, impreciso e sfocato. E poco allettante dal punto di vista estetico. Anche qui, valanga di commenti e un’analoga considerazione: l’imbarazzo di notare che una manifestazione della caratura di Expo 2015 non presta attenzione agli aspetti comunicativi e di immagine che, nell’epoca della comunicazione digitale, sono tutt’altro che secondari.
Eppure, se si guarda agli eventi e ai passi che stanno conducendo Milano e l’Italia verso Expo 2015, si nota che le figuracce non si fermano qui. Lo scorso 7 febbraio, ad esempio, all’Hangar Bicocca si è svolta la tavola rotonda internazionale “Idee di Expo”, con la partecipazione dei rappresentanti di molti dei paesi che parteciperanno all’esposizione universale incentrata sui temi della sostenibilità alimentare e ambientale: peccato che non fosse stato previsto alcun servizio di traduzione simultanea. Il risultato? Stranieri a bocca asciutta, trovatisi a partecipare ad una tavola rotonda completamente in italiano. E la problematica dell’Italia con le lingue straniere è emersa anche nella versione inglese e francese del sito ufficiale di Expo 2015, bocciata per numero di errori ortografici, frasi contorte, traduzioni maccheroniche (successivamente corretti).
E considerando che Expo è un evento di richiamo a livello internazionale, viene da chiedersi che immagine sta dando e darà l’Italia di sé nei mesi a venire e durante l’esposizione: il rischio è che la manifestazione fatta per valorizzare le eccellenze italiane nel mondo diventi una sorta di colossale “epic fail”. E dove non sono ancora arrivate le infiltrazioni della mafia, sembra che vogliano arrivarci gli addetti dell’immagine e dei rapporti internazionali.
Fonte: Diritto di critica