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L’hanno fatto di nuovo: Gioco mortale, di Neal Stephenson (2012)

Creato il 18 gennaio 2013 da Silente

L’hanno fatto di nuovo: Gioco mortale, di Neal Stephenson (2012)Fanucci, 744 pagine, 17,50 € 
Neal Stephenson è sempre stato autore contenuto e conciso, e lo sappiamo tutti che da qualche anno a questa parte proprio non riesce, gli è impossibile, scrivere un libro inferiore alle 1000 pagine, migliaia di cartelle utili a sviluppare idee e tematiche che abbracciano matematica, filosofia, linguaggio, sociologia per sostenere enormi impalcature fantascientifiche - insomma, c’è sostanza e conoscenza, studio e professionalità, qualità che pochi, pochissimi scrittori possiedono attualmente. E l’Italia l’ha sempre trattando bene, traducendo solo due libri su tre del Ciclo Barocco, suddividendo assurdamente in due libri da 600 e 300 pagine Anathem e, nuovamente, spezzando il nuovo Reamde, 1056 pagine in originale, in due tomi da 744 pagine e, se la calcolatrice della Fanucci funziona secondo le stesse regole della mia, 312. Bello, eh. Ma non basta solo il danno di ritrovarsi, Mondadori docet, con due libri diseguali senza motivo, bisogna aggiungere anche la poco leale scelta di non scrivere da nessuna parte che, ehi, questo cazzo di mattone di 744 pagine è solo la prima parte: nessun avviso nella sinossi, nessuna informazione sul sito, si arriva all’ultima pagina e, niente, finisce tutto lì, ora attendere prego.
Certo, che il romanzo non possa concludersi nelle sue poche pagine a disposizione è sospetto che si insinua nei due terzi inoltrati dell’intreccio, spuntano infatti nuovi personaggi mentre le vicende di alcuni altri rimangono troppo in sospeso per non avere più un peso, e l'intreccio diventa troppo, troppo complesso e minuzioso per poter spegnersi nelle cartelle che via via diminuiscono, ma è difficile mettersi il cuore in pace se non si trova una qualche rassicurazione, e allora via, a leggere come se non ci fosse un domani perché Stephenson, in inglese, il coraggio per affrontarlo ancora mi manca.
Ed è cosa molto strana e amara, perché ultimamente Fanucci faceva grandi cose e sembrava avere un interesse, nel genere, che gli altri editori non mostravano da tempo - la ripubblicazione di storici cicli sci-fi a pochi euro, l'attenzione verso Mieville e Simmons e Gibson, autori enormi che avere in Italia pare sia proibito, ma poi... arriva il nuovo Stephenson che, dunque, in italiano Reamde non solo è stato spezzato in due, con una seconda parte che non si sa quando uscirà, gli sono capitate anche queste sventure: - è stato tradotto con il bellissimo e originale Gioco mortale che, madonna, davvero?, Gioco mortale per una storia che parla di mmorpg, uao, un titolo che proprio non si era mai sentito in nessun tipo di tv movie o libraccio da edicola; - si presenta con una copertina che pare uno spruzzo di tempera a caso, un simpatico modo di dirci quanto impegno sia stato profuso per la creazione dell’immagine; - la traduzione, nella seconda metà, non è all’altezza dello stile della narrazione; - 17,50 €, intanto, grazie.
Tolto tutto questo, resta quantomeno la bontà della storia che, pur basandosi su tematiche assai sfruttate, è talmente vasta e dettagliata da soddisfare in ogni sua sfumatura, perché se l’intreccio è estremamente lineare, e forse anche un poco prevedibile nel susseguirsi dei fatti, a sbalordire è la complessità con cui Stephenson lo gestisce, espandendo ogni sua sezione con una mole di informazioni e particolari da lasciare a bocca aperta. Nelle mani di chiunque altro, leggere di un mmorpg fantasy che ha conquistato il pubblico dei videogiocatori non sarebbe stato così avvincente, così denso e appagante come lo sviscera Stephenson, entrando nei dettagli che vanno dalla creazione dello scenario agli script per costruire i fondali, dalle semplici regole del gioco all’aggrovigliata sequenza di avvenimenti che avvengono online, il tutto con una competenza, una maestosità stilistica e anche un’ironia che trasforma gli infodump puri e gli infodump mascherati da dialogo in piacevolissimi momenti di grande lettura.
La storia si sposta poi in direzioni thrilleggianti, un virus informatico, la mafia russa, falsi giocatori cinesi e truffe monetarie diventano la spinta per raccontare di un’impressionante caccia all’uomo in una piccola isola cinese. Pur mutando il romanzo, la penna di Stephenson continua a scavare in profondità, a soffermarsi sui particolari, a creare quella complessità psicologica/geografica con cui rendere vera e credibile questa lunga, lunghissima sezione criminale, che si snoda attorno a un singolo evento raccontato da svariati punti di vista. Ma se nella prima parte, nonostante una certa pesantezza dovuta al volume degli argomenti, la lettura era sempre deliziosa e interessante, in questa seconda metà una traduzione più farraginosa la rende meno liscia e fluida, ne consegue qualche arrancamento a causa di passaggi involuti e/o confusi che, complice la struttura narrativa, rendono parecchio più faticoso l’inoltrarsi nella jungla urbana orientale. A ogni modo, tutto è lasciato in sospeso e quindi viva l’Italia – io aspetterò il PDF scrauso per finire la storia, se qualcuno comprerà la seconda parte, ehi, non spoileratemi niente. 

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