La Francia non ritroverà una sana e robusta costituzione con il socialista Hollande, il quale si dimostrerà, molto presto, soltanto uno stadio successivo della “Sarkopenia” che sta debilitando gran parte dei paesi dell’Europa. La perdita di peso e di massa muscolare geopolitica di Parigi, ma anche di tutte le altri capitali del Vecchio Continente, è il risultato dell’abbassamento di visione storica e strategica di un’ UE rugosa e raggrinzita, incapace di camminare sulle proprie gambe e sempre appoggiata al bastone americano. Che è più randello nodoso che sostegno affettuoso. Il cambio della guardia tra il “Nanopoleone” aggressivo e ridanciano, collezionatore di “Water-loo” militari e di figure di merda internazionali, e “l’Hollandese volante”, vascello di una socialdemocrazia fantasma, avvolta nelle nebbie ideologiche di un tempo keynesiano perduto, non segnerà nessuna svolta epocale perché non vengono messi in discussione i principi cardini sui quali è stata “sfondata” l’UE fino ad ora. La gioia scomposta di Bersani in Italia per la vittoria del suo omologo d’Oltralpe ne è il sintomo più evidente. Hollande non proporrà nulla di diverso per tirare fuori la sua nazione e la comunità continentale dalla crisi perché non c’è nulla di nuovo nel suo programma e nelle sue intenzioni. Tasse sulle transazioni finanziarie, project bond ed eurobond, potenziamento della BEI ed altre amenità del genere servono forse alla grancassa mediatica ma non ad uscire dalla cassa da morto in cui l’Europa si è infilata, rinunciando ad un suo ruolo politico indipendente sullo scacchiere mondiale. Per altro, noi italiani di queste balzanerie ne abbiamo fatto il pieno già con un governo di centro-destra, allorché c’era l’antimercatista amico della trilateral Tremonti all’Economia, il quale non mi pare abbia rivoltato le sorti nazionali, semmai il contrario. Il default europeo è innanzitutto politico e con le armi della politica deve essere affrontato, chi non parla con quest’unica voce ma balbetta acronimi economici facendo credere al popolo di essere in grado di governare la finanza con mere regolamentazioni legislative sta soltando facendo il pesce in barile. Domani, verrà a raccontarci di averci seriamente provato ma che i capitali sono anguille e i mercati fonte di elettrochoc, quindi meglio non provocare cortocircuiti, restando sobri, austeri e morti di fame. Del resto, anche Monti, tra una soluzione fiscale finale e l’altra, tra una esecuzione di artigiani ed imprenditori ed una fucilazione di pensionati, si batte alacremente per l’introduzione degli eurobond. Holland farà lo stesso travestito da amico dei bisognosi, ma nulla cambierà nella sostanza e l’Europa continuerà ad andare a picco, membro dopo membro, fase dopo fase. Segnali diversi ci vengono invece dalla Grecia dove nazionalisti antieuropeisti e comunisti anticapitalisti hanno raddoppiato i consensi, raccogliendo il malcontento popolare contro le misure iugulanti imposte da Bruxelles ad Atene. Questi partiti hanno annunciato che loro obiettivo sarà quello di allontanare il Paese dai suoi carnefici comunitari, chiedendo i danni per quanto fin qui patito. Pare che la Russia sia intenzionata ad aiutare la Grecia, sostituendosi all’Ue, per allargare i suoi interessi in quell’area. Considerata la crisi siriana che potrebbe anche sfociare in una aggressione occidentale al regime di Assad, con il rischio per Mosca di vedere neutralizzate le sue uniche basi all’estero, quelle di Tartus e Latakia, il “Pireo” diventerebbe in quel caso una valida alternativa. E ciò conviene anche alla stabilità della stessa Grecia che può prendere un’altra strada, evitando gravi scossoni economici e politici, unicamente associandosi ad una potenza regionale con proiezione egemonica mondiale. Una soluzione che andrebbe a pennello anche all’Italia, se solo non fosse così stupidamente serva degli Usa e così supinamente piegata agli euroburocrati.
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