Tra I miserabili e Edward mani di forbice, L’ homme qui rit di Jean-Pierre Améris, film di chiusura di Venezia 69, è una grande fiaba, magica e gotica, romantica e oscura. Protagonista è l’orfanello Gwynplaine, cresciuto con in volto uno sfregio incancellabile: un largo sorriso, da guancia a guancia, inciso sulla pelle con un coltello. Antesignano dell’arcinoto e amato Joker di Gotham City, il personaggio nato dalla penna di Victor Hugo porta le belle sembianze di Marc-Andrè Grondin, un V per Vendetta da carrozzone che colpisce grazie a una performance potente e misurata. Al suo fianco un Gerard Depardieu mattatore e imbonitore, che, tra poesia e prepotenza, ci lascia a bocca aperta come bambini per la prima volta al circo.
L’ homme qui rit è un’opera dal gusto fantasy, che piacerà a chi ama il genere, senza fare troppo le pulci a passaggi narrativi a dir poco repentini. Così accade nelle fiabe raccontate prima di andare a letto, così accade on screen.
Dopo la deliziosa commedia Emotivi Anonimi, Amèris si confronta quindi con un genere totalmente diverso, e lo fa con successo. Una versatilità che ricorda quella del collega Francois Ozon. Ne seguirà le orme?
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