Convertitosi più volte lungo l’affollata via di Damasco che dagli anni ’70 porta ad oggi, passato dai diritti alle dure necessità altrui, un destino irriverente lo ha quasi trasformato da travet del cosiddett0 giuslavorismo a quasi eroe visto che è stato minacciato dalle brigate rosse. Dico irriverente perché temo che l’attento giusto sarebbe una qualche deferente pernacchia.
Quando mi capita di vederlo mi vengono in mente due versi di Carderelli: “non sanno le mani tue bianche il sudore umiliante dei contatti, perché, mutatis mutandis, cosa conosce quest’uomo delle umiliazioni e delle difficoltà del lavoro reale? Nulla, ma in compenso sa tutto delle teorie e delle idee, delle leggi e delle tesi correnti. Immagino che come a Biagi gli manchi quel “sensus”, quell’istinto e quella esperienza concreta per capire che le teorie acquistano un senso diverso a seconda dell’ambiente in cui vengono calate. E’ così che la flessibilità è diventata precariato senza speranza. Ed è così che si ora propone di cancellare un welfare deviato e di fatto senza alcun pensiero di doverne creare un altro più europeo.
Ora in polemica con Fassina, responsabile economico del Pd, partito nel quale anche egli milita non si sa bene a quale titolo, chiede un colpo di reni per allinearsi ai parametri europei. Che andrebbe benissimo se questi parametri non fossero solo quelli della flessibilità ancor più selvaggia, dei licenziamenti facili, ma non quelli delle retrbuzioni più alte del 30% e del salario di disocccupazione. E’ l’Europa a la carte di cui la mediocrità si riempie la bocca.
Certo deve anche agevolare al massimo il governo visto che il fratello, Andrea, è un allevo di Monti e un bocconiano doc e noto per una ricerca illuminante ”Il lavoro interinale come canale di accesso al lavoro a tempo indeterminato” . Come tutti sanno accade ogni giorno.