La Magna Mater di Enzo Tilia nasce da una scelta estetica ed etica alta, nel solco della più remota tradizione dell’arte mediterranea, di cui conserva la primigenia e incontaminata forza espressiva.
Un archetipo, che emerge dalle tenebre del paleolitico superiore mantenendo intatta la sua energia creatrice, il suo valore assoluto che s’impone, per necessità biologica, al di là di ogni confine spazio-temporale.
Un atto d’amore, quello dell’artista, un omaggio alla bellezza in aperto contrasto con la vacuità di certi stereotipi moderni, che propongono un’immagine femminile degradata al rango di oggetto inanimato, un arnese privo di qualunque dignità e di qualunque valore intrinseco, che trova una sua ragion d’essere solo se messo in relazione con altri oggetti, ai quali è subordinato e ai quali deve fare da supporto, un manichino che, privato degli indumenti che lo ricoprono, non serve più a nulla e rimanda, inevitabilmente, all’idea della morte.
Ciò che conta è il prodotto, che viene dato in pasto a un pubblico onnivoro e incapace di scelte e, soprattutto, di qualunque atto creativo, capace, tutt’al più, di consumare e distruggere.
La Magna Mater, con la sua nudità massiccia e trionfante, emerge dalle viscere della terra per infrangere i vuoti simulacri e proclamare la vittoria della fertilità sulla sterilità, della vita sulla morte.
Essa è generatrice di uomini, ma non solo, dal suo grembo sono nati i miti e gli eroi, l’arte e la storia. E solo nel bronzo poteva trovare la sua piena espressione un’idea così bella e così grande; una materia nobile e capace di resistere nel tempo, che consentirà a noi e a molti dopo di noi di ammirare l’opera di Enzo Tilia e di riflettere sui valori perenni che rappresenta, a dispetto delle mode superficiali ed effimere, che si consumano e vengono dimenticate nel breve volgere di una stagione.
Federico Bernardini
Illustrazioni: Venere di Savignano, fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Savignano_profil.jpg
La Magna Mater, fonte http://www.ceramicalibera.com/mostraformazione.php