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Da tempo nel PD è presente la tesi secondo la quale in fondo “destra” e “sinistra” sono parole che non hanno più molto senso, una posizione pragmatica fondata sul “facciamo le cose che servono” lasciando da parte le ideologie che sono morte ecc.. Di fianco a questa c’è la posizione di chi è legato alla suddivisione tra destra e sinistra (novecentesca finché si vuole) perché ritiene che solo una posizione di sinistra, moderata o un po’ più hard, può garantire quei diritti civili e sociali che proprio la sinistra in Europa ha cercato di conquistare. Mi sembra che la prima di queste posizioni sia meno sensibile ai temi sui diritti civili e più a questioni più pragmatiche legate al rapporto con le aziende, al superamento dei vincoli ideologici nel rapporto con i privati ecc., alla modernizzazione (sì TAV); la seconda mette in primo piano ecologia (no Tav o almeno boh Tav), diritti civili, diritti sindacali, laicità, ritenendoli un patrimonio inalienabile di un partito che voglia dirsi di sinistra. Insomma, anche in questo blog è del tutto evidente che si fronteggia chi dice che il PD deve essere un partito democratico alla Obama (ci vorrebbe Obama però!), senza alcun riferimento ideologico, e chi invece sostiene che l’allocamento a sinistra del partito non può essere messo in discussione. L’anomalia della destra italiana, che non è una destra ma un accozzaglia di gestori del malaffare, complica ulteriormente le cose. Non so chi vincerà questa contrapposizione (o se si sceglierà di non giocare la partita, rimandando al futuro un inevitabile conflitto), quello che mi sembra ovvio è che queste due anime sono condannate a non capirsi mai del tutto; una posizione comune la potrebbero avere, cioè l’assoluta intransigenza sulla questione morale e sul valore supremo della legalità, la forza di essere diversi proprio sul terreno sul quale la destra ha costruito il lerciaio che oggi abbiamo davanti. Berlinguer lo chiamava “questione morale” e parlava di “diversità comunista”. Sarà preistoria, ma è ancora attuale perché i dinosauri tangentisti ci sono ancora, e più di prima. Sul fatto poi che la forma partito come l’abbiamo intesa nel Novecento è morta, e che il M5S ne è la dimostrazione, sul fatto che le esigenze della società civile non sono più dribblabili da una forza politica, su questo è tutto il sistema politico (M5S compreso, nonostante le cyber-balle) ad essere tremendamente in ritardo, ed è la cosa che personalmente mi preoccupa maggiormente.
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