Talvolta le
illusioni hanno avuto un ruolo decisivo anche nella storia, portando gli eventi
ad evolversi in una certa direzione piuttosto che in un’altra. Senza il potere
delle illusioni molti personaggi, che hanno segnato il fluire della storia nel
bene e nel male, non sarebbero riusciti a realizzare le loro ideologie.
L’illusione di creare una razza pura è ciò che ha animato l’operato di Hitler
con conseguenze a dir poco negative. Fin dal suo esordio in politica Hitler ha
sempre puntato tutto sul primato di una razza pura e incontaminata; infatti,
nel Mein Kampf (La mia battaglia) egli
espone la sua teoria sulle razze umane e in particolare sulla razza ebraica. In
questo suo scritto sostiene che l’incrocio razziale sia il peccato supremo
contro la volontà di Dio, pertanto è necessario eliminare tutti gli “impuri”.
Dimenticare e disprezzare le leggi del sangue vuol dire ostacolare il cammino
vittorioso della razza superiore. La missione dello Stato è allora quella di
conservare e proteggere le “grandi riserve” di uomini di razza ariana, perché
essi sono un bene prezioso per tutta l’umanità. Dunque è compito dello Stato
vigilare affinché cessi ogni nuovo incrocio razziale e provvedere affinché solo
l’uomo sano possa procreare. La razza pura può e deve essere tutelata
attraverso incroci tra gli elementi più puri del popolo.
Il giovanetto ebreo, dai neri capelli crespi,
spia per ore ed ore, con un'espressione di gioia satanica nel viso, la ragazza
ignara, che egli poi sconcia nel suo sangue ed estolle dal suo popolo. Con
tutti i mezzi egli cerca di rovinare i fondamenti razziali dei popoli soggetti.
Allo stesso modo egli rovina programmaticamente donne e ragazze, non teme
neppure di strappare le barriere razziali che separano gli altri popoli. Furono
ebrei a portare sul Reno i negri, sempre nella speranza e con lo scopo chiaro
di contribuire così ad un imbastardimento della razza bianca, per precipitarla
dalle sue posizioni politiche e culturali e cacciarsi al suo posto. Un popolo
di razza pura, che è cosciente del suo sangue non sarà mai assoggettato
dall'ebreo. Costui non potrà essere che il signore di popoli bastardi.Perciò
egli cerca programmaticamente di abbassare il livello razziale, corrompendo e
avvelenando i singoli.
(A. Hitler,La mia battaglia, Milano, Bompiani, 1939, pp. 352-353. Traduzione di B. Revel)
Nella prima
parte del Mein Kampf , Hitler
affronta il problema della razza, sostenendo che l’incrocio di razze diverse
determina il decadimento fisico e spirituale della razza superiore. È inutile
ricercare quale sia la razza originaria portatrice della cultura umana; ciò che
conta sono i risultati attuali e quanto esiste di importante nel campo della
cultura, dell’arte, della scienza, della tecnica è frutto del genio ariano. Come
vi sono uomini di genio ed eroi, parimenti vi sono “popoli creatori”, che
hanno, cioè, particolari predisposizioni alla creazione della cultura. La razza
ariana è stata la molla dello sviluppo della civiltà, tuttavia si è corrotta a
contatto con le razze inferiori e per questo è necessario farle ritrovare tutta
la sua purezza. Hitler definisce l’ebreo “parassita dei popoli” ed elenca le
gravi conseguenze che causa l’inserimento degli Ebrei all’interno di una
società, sostenendo che questi stiano cercando di inquinare con ogni mezzo la
purezza razziale dei popoli ariani; dopo aver raggiunto questo primo obiettivo,
sarà per loro facile diffondere tra le masse il marxismo e, infine, assoggettarle
al loro potere.
Nella seconda parte dell’opera, Hitler, parlando della
costituzione dello Stato nazionalsocialista, getta le basi della sua politica
razziale. Lo Stato deve porre al centro della politica demografica il concetto
di “razza”, impedendo che siano messi al mondo bambini malati. Un solo popolo,
quello tedesco, è degno di governare la Terra, poiché gli atri non sono altro che
“sottopopoli” formati da “sottouomini”. Perché ciò possa verificarsi è
necessario “spopolare l’Europa” per creare lo “spazio vitale” indispensabile
all’espansione del popolo tedesco, riempiendo i vuoti di popolazione con i
prodotti della “pura razza ariano-tedesca”.
Alla
luce dei fatti, che hanno segnato la storia della Germania, è evidente come il
progetto di Hitler sia stato un’utopia per quanto riguarda la creazione di una
razza pura, piano irrealizzabile cui il Fuhrer non ha mai rinunciato,
provocando milioni di morti tra la popolazione ebraica. Pur considerando gli
Ebrei i loro principali “nemici”, le teorie ideologiche della razza elaborate
dal nazismo presero di mira anche altri gruppi, destinandoli alla persecuzione,
alla prigionia e alla distruzione totale, tra i quali i Rom, i disabili, i
Polacchi, i prigionieri di guerra sovietici, e gli Afro-Tedeschi. I nazisti consideravano
nemici e/o minacce per la sicurezza anche i dissidenti politici, i Testimoni di
Geova, gli omosessuali e gli individui definiti asociali, in quanto queste
categorie o si opponevano apertamente al regime nazista, o avevano
comportamenti che non rientravano nella percezione nazista della norma sociale.
Attraverso una continua
auto-epurazione della società tedesca, i Nazisti cercarono di eliminare sia chi
non si conformava alla loro visione, sia quelli che essi consideravano una
minaccia per la purezza della razza. L’ideologia nazista prevedeva che la razza
superiore non solo avesse il diritto ma anche l’obbligo di sottomettere e
persino sterminare quelle inferiori.
Il tentativo di creare una
“razza pura” si è rivelato un’illusione, pertanto il concetto di “razza ariana”
è un’assurdità storica. Hitler confonde spesso “razza” con “popolo” o “nazione”
e i concetti di “tedesco” , “germanico” e “ariano”, ma probabilmente tutto
questo non è molto importante per Hitler, dato che nel suo libro scrive con
molta franchezza “La propaganda non ha il
compito di essere vera, ha invece l’unico compito di essere efficace”.
di G.N.
Fonti:
Pellegrino Alberto (2006),
Cittadini della società planetaria, Firenze, Editore Bulgarini
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