Si ha la consapevolezza di attraversare un momento critico per quanto riguarda il lavoro.
I sacrifici che si fanno,le retribuzioni basse e il lavoro nero,sono il sintomo di un’epoca dove,arrangiarsi quotidianamente,e’ cosa comune.
Spesso pero’,in nome di tutto cio’,si esce fuori da una questione che si chiama dignita’.
La dignita’ di lavorare tutti,per avere un diritto che viene negato grazie anche al mercato del lavoro in mano a numeri falsi di economia reale,e spesso a criteri di logiche che sfruttando il lavoratore con il famoso ricatto occupazionale,determinano un tacito accordo pur di far credere di avere un lavoro dignitoso.
A Taranto,si sa,la piu’ grande industria di acciaio europea,ha fatto questo e altro.
Ha sfruttato un territorio,ha sfruttato la figura dell’operaio stesso e in barba a diritti alla salute e alla sicurezza sul lavoro,continua a produrre a danno anche di leggi ad personam che,politici concubini,hanno stilato mesi addietro.
Un esempio ci viene dall’ultima relazione dell’Ispra,l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale,che ha redatto un documento(http://www.inchiostroverde.it/wp-content/uploads/2013/03/Relazione-Ispra.pdf)dove mette in evidenza i ritardi del colosso siderurgico nell’attuare le previste opere in materia di risanamento ambientale.
I ritardi accrescono l’avvelenamento che questa citta’ subisce ancora,ma cosa ancora piu’ grave,il mancato rispetto a patti stabiliti con il Ministero dell’ambiente e con il ministro Clini che,mesi fa,ci aveva propinato misure drastiche se non avesse l’Ilva stessa rispettato tali punti.
Ebbene,dati Arpa anche alla mano(http://m.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia_home.php?IDNotizia=601595&IDCategoria=2715),si evince che stiamo ancora in una commedia tragica dove da una parte vi sono degli attori(Ilva) e dall’altra delle vittime(noi tutti)facenti parte di un copione dove il finale e’ stato gia’ scritto.
Indovinate qual’e’ ?