Daayiee Abdullah, l’imam in prima linea per i diritti degli omosessuali
L’imam di Washington Daayiee Abdullah, che guida la moschea progressista Luce della Riforma, non solo rompe il muro di omertà dichiarandosi omosessuale ma da anni aiuta coppie gay a sposarsi. Il suo, però, non è un impegno che vuole fermarsi a celebrare nikah (matrimoni islamici) tra persone dello stesso sesso. Come ebbe modo di dichiarare già qualche anno fa: «Invito caldamente i credenti omosessuali a utilizzare le leggi di quegli Stati che garantiscono il diritto al matrimonio per proteggere i propri interessi».
La sua lotta, dunque, non rimane confinata all’interno del proprio perimetro religioso, visto che si è detto molto favorevole anche ad unioni tra persone di religione differente, ma è rivolta all’ottenimento dei diritti civili.
È un segnale molto forte in un Paese che, sebbene sia attraversato da molti conservatorismi e fanatismi religiosi, non smette di far emergere forti segnali di cambiamento. Dopo la richiesta di pronunciamento in materia di unioni civili, inoltrata alla Corte Suprema da parte del presidente Obama, e in attesa della decisione a giugno, le dichiarazioni di Daayiee Abdullah sembrano la testimonianza migliore di come una politica di estensione dei diritti possa impulsare un processo di cambiamento anche nei radicalismi comunitari.
Davanti ad una platea di attivisti gay Abdullah non ha solo affermato di aderire alla battaglia per i matrimoni omosessuali ma ha anche dichiarato «che siamo all’inizio di un movimento per un Islam più inclusivo in America».
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