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L'imbroglio degli agnelli

Creato il 27 marzo 2012 da Zfrantziscu

Non so se le 46 persone sospettate di aver contrabbandato per sardi agnelli forestieri meritino la gogna mediatica cui sono state consegnate. Del resto, ancora non lo neppure la Procura di Sassari che le indaga: per ora le indaga, sospettandole alcune di frode in commercio, altre di falso materiale e ideologico e di cose del genere. Ma dietro queste fattispecie di reato si nascondono delitti odiosi, in tanto più detestabili in quanto commessi a danno di pastori che già di per sé sono costretti a tirare la cinghia. Certo, il danno – sempre che le accuse siano provate – è fatto anche nei confronti dei consumatori che pagano per avere agnelli protetti dal marchio Igp (indicazione geografica protetta) e che ricevono agnelli diversi. Diversi ma certo non immangiabili. A parte i macellai, che si sarebbero prestati a tale imbroglio, la Procura indaga il Consorzio che dovrebbe controllare la provenienza geografica e tutelare sia i consumatori sia i pastori che aderiscono all'ente non gratis e amore dei. Per derubare gli uni e gli altri e sempre ammesso che siano fondati i sospetti del pubblico ministero, questi mascalzoni tradiscono la terra in cui operano, collaborando a impoverirne la fama di produttrice di cibi di qualità. Sono dei pataccari che, a differenza dei poveri cristi che vendono falsi nelle bancarelle, non lo fanno certo per fame. Come difendersi e come difendere quanti sono disposti a spendere qualcosa in più per mangiare agnelli sardi? Condannando senza alcuna pietà i pataccari se patacche hanno venduto, naturalmente. Ma anche spingendo il governo sardo a controllare l'ingresso in Sardegna di agnelli forestieri che, va da sé, possono essere venduti per quel che sono. E, soprattutto, prendendo coscienza che tutti noi possiamo aiutare l'economia sarda, consumando i nostri prodotti. Aiutare, come quotidianamente vedo fare nelle botteghe, i produttori di latte straniero, quelli di salumi oltre mare e persino quelli di patate francesi è senz'altro segno di disinvoltura internazionalista, ma anche di un incontenibile sardo masochismo.

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