“Bambino, a Milano, gli anni della guerra: nel giardino sotto casa un pittore veniva ogni mattina, metteva il cavalletto e disegnava gli alberi e tutto quel che vedeva in quel piccolo rettangolo verde, e lì rimaneva fino al tramonto. Fu allora che mi sono detto: questa è la vita che voglio fare. ”
Valerio Adami è il principale interprete di una sofisticata e personalissima versione della Pop Art in Italia. Nato a Bologna nel 1935, Adami è un artista “nomade”: si trasferisce a Milano, viaggia a Parigi, Londra, New York. Il suo itinerario di formazione è sempre in divenire, ricco di esperienze e frequentazioni: dapprima l’atelier di Felice Carena, poi l’incontro a Venezia con Oskar Kokoschka e in seguito l’Accademia di Brera con Achille Funi. Il suo stile resta inconfondibile: un acceso cromatismo, un disegno incisivo, una figurazione che rievoca l’estetica pop, modulata secondo la suggestione di Roy Lichtenstein, di cui Adami si serve per una rappresentazione di tipo narrativo-fantastico. Valerio Adami parte da una matrice espressionista e dalle prospettive inusuali di Francis Bacon per giungere al recupero della figurazione, in una interpretazione colta molto vicina all’illustrazione e al linguaggio del fumetto. Il suo soggetto principale è la figura umana, vista attraverso la lente del simbolo e della visione spersonalizzata ed ironica. Nelle sue opere la teatralità delle squillanti campiture dialoga con le composizioni lineari in una narrazione surreale e simbolica.
“L’opera d’arte è una verità che si esprime attraverso le forme”.
Marianna Colagrande