Hieronymus Bosch, Trittico delle delizie
Si pensa spesso che il surrealismo sia cosa tipica della modernità, afflitta dalla rappresentazione reale fotografica e stirata oltre i confini della mente razionale dalle scoperte della psicanalisi. Nulla di più grossolano. La storia che vi racconto oggi ha a che fare con la riva sinistra del Reno, da Basilea a Rotterdam, terra di Sacro Romano Impero di fondazione carlolingia e ottoniana, che affonda le sue radici nella contaminazione latina e forse per questo abitata da popolazioni contaminate dal morbo della pittura e di esaltatori delle virtù etiliche del vino.Pieter Bruegel il Vecchio, proverbi fiamminghi
Quì, nel Brabante, nacque nel 1453 una figura straordinaria per la storia dell'arte e del surrealismo: Jeroen van Aken, Geronimo d'Acquisgrana, che diventerà buon borghese per matrimonio con la figlia del borgomastro e gran pittore, conosciuto come Hieronymus Bosch. L'Olanda ancora non esisteva, le terre basse erano di competenza borgognona e il medioevo entrava nel suo coloratissimo autunno. I membri delle confraternite giravano ancora con appuntate sul petto quelle piccole insegne iniziatiche d'argento che spesso erano scurrili ed evocavano organi che i successivi puritani censurarono. Insomma la fantasia non aveva limiti di sorta e Geronimo la portò ogni oltre confine, addirittura nell'ambito delle critiche teologiche che fra poco Lutero avrebbe mosso alla Babilonia papale di Roma. Con grande ironia, Bosch mise in scena i conflitti dell'uomo rispetto alle regole imposte dalla morale religiosa, quindi la caduta nel vizio e il destino infernale per redimersi dal quale appare il riferimento alle vite dei santi, attraverso l'imitazione della loro vita dedita alla meditazione anche se circondati dal male.Francisco Goya, la sepoltura della sardina
Settanat'anni dopo nasceva Pieter Bruegel il Vecchio, che riprendeva l'eredità della fantasia intellettualizzata e la riportava in mezzo al popolo. La sua arte si legò a quella di Bosch per l'impeto fantastico e la capacità di penetrazione all'interno del magma delle passioni umane, ma se ne distaccò per il lato realistico e l'aderenza "corporale" ai fatti concreti.Le opere di entrambi finirono nelle casse della Spagna di Filippo II e poi al Prado di Madrid, dove ancora oggi le possiamo osservare. E lì generarono nuove ossessioni nella mente del grande Goya, che tutti conoscono per le incisioni, come per via delle pitture nere.E a Metz, sempre in quelle terre che erano nate come eredità di Lotario, quando i tre nipoti di Carlo Magno si spartirono l'Europa, nel 1593 nacque François Didier Nomé, noto anche come Desiderio Monsù. Artista dalla forte carica fantastica che ambienta le sue scene bibliche in architetture capricciose e irreali, popolate di piccole figure. Finì per portare il suo contributo di follia ai pittori napoletani, poichè fu molto attivo, dopo la formazione a Roma, nella capitale partenopea.Che viaggio! Un percorso d'invenzione e surrealismo che è germogliato nel cuore dell'Europa e che rimane nei cromosomi della cultura europea come il vivaio della fantasia!François Didier Nomé, detto Desiderio Monsù, L'inferno