L'altro giorno Fernando mi stava parlando di un vino, il Marchese Leopoldo, un Pinot 2009 prodotto da I Marchesi Incisa della Rocchetta. Mi stava raccontando della famiglia che lo produce, la medesima che propone anche il Chiaretto Futurosa, che tanto è piaciuto il mese scorso.Ascoltando il suo racconto, e pensando ad un piatto da poter ben sposare ad un vino così intenso nel profumo e nel colore, ho distolto lo sguardo: la nebbia stava calando sulle foglie secche del giardino. E l'autunno, stagione che amo molto, che cela in sè la vita e la passione della natura che esploderanno in primavera, in un ininterrotto ciclo vitale.Ho ripensato ad un vecchio racconto, l'ho ripreso qua e là e mi piacerebbe farvene dono.
Il silenzio ha una sua eco. Una sua pesante consapevolezza.Non ricordavo l’ultima volta che ero entrato in una chiesa ma quel mattino, uscito per il rito quotidiano dell'espresso, la presenza degli addetti dell'impresa funebre, che portavano una bara in una chiesa praticamente deserta, mi stordì ferocemente, come una nota dissonante.Nessuno piangeva il morto.Una vecchina, immersa nella sua adorazione quotidiana, aveva già fatto suo nelle preghiere lo Sconosciuto che, solo, di fronte all'altare, sembrava attendere il verdetto di una giuria. Per cui avanzai e mi sedetti, attratto, incuriosito da quel funerale anomalo.Con gesti rituali il sacerdote si discostò dall’ambone, scese i gradini e si unì a noi. Mi colpì la serenità della sua voce mentre seduto fra la vecchina, lo sconosciuto ed io, parlò della vita e della morte come fra amici davanti ad un bicchiere di vino, durante una serata un pò malinconica."Ed ora, dove lo porteranno?" Il pensiero uscì da me autonomo. “Al Cimitero Monumentale, sa, almeno per 10 anni da lì non lo allontanerà nessuno. E sarà in buona compagnia: c’è gente famosa a San Michele in Isola”.
Nei mesi successivi il pensiero della solitudine dello Sconosciuto non mi diede tregua: era davvero possibile che nessuno ti accompagnasse nell’ultimo viaggio? Nessuno che prenda il testimone, nessuno che ricordi i momenti condivisi, nessuno che assolva le tue debolezze. Un’occasione perduta di immortalità: non ci sarà chi porterà in sé qualcosa di te. La nuova area del Cimitero monumentale era una Corte ampia, aperta da poco tempo. Era distribuita in quattro piccole corti interne, di cui tre a giardino ed una pavimentata: un ampio spazio creato su un'area di barena, riempita con i terreni provenienti dagli scavi nella ex Manifattura Tabacchi. Osservavo il peregrinare dei visitatori che, in ciabatte e pantaloncini e tormentati dalla tipica giornata afosa veneziana, girovagavano tra le tombe, in cerca di una sepoltura illustre, armati di macchina fotografica e privi del benché minimo buongusto. E trovarti non è stato difficile. Sei stato sepolto in una corte luminosa e non ancora ultimata: ti hanno risparmiato l'umiliazione di una sepoltura comune e la terra utilizzata per proteggerti ha i colori spudorati del mediterraneo. C'e molto lavoro da portare a termine: chi mai potrebbe incuriosirsi vedendomi intento a scavare?
Il buio avvolse e nascose il mio lavoro e la distrazione degli uomini fece il resto negli anni successivi; il tempo disfaceva il tuo corpo dando linfa al piccolo vitigno che avevo piantato nella terra che profumava di mare e di sigaro.
Ora è nuovamente notte. La luna, silente testimone nei nostri incontri, si tinge di rosso rubino mentre riempio il calice del vino i cui grappoli, colti in autunno, si sono nutriti del senso della tua solitudine.Ti berrò e sarò la tua occasione di immortalità.
Terrina di gallina padovana e zucca
Ingredienti500 gr di polpa di gallina già cotta precedentemente (preferibilmente in canevera), 1/2 zucca dalla quale recuperare circa 180-200 gr di polpa, 2 scalogni, 1/2 bicchiere di Marsala, 3 fogli di colla di pesce, qualche rametto di timo fresco, un po' di cannella in polvere, pepe nero macinato al momento, sale, olio evo.ProcedimentoRecuperare dalla gallina cotta in canevera circa 500 gr di polpa. Mettere da parte. (In caso si avesse della carne cotta con una tecnica diversa della canevera è possibile utilizzare un bicchiere di brodo, anche vegetale.)Filtrare il liquido di cottura presente all'interno della canevera e, se in eccesso, ridurlo un po' facendolo sobbollire lentamente. Farlo raffreddare.Avvolgere i pezzi di zucca con la buccia e i semi con carta stagnola, metterli in una leccarda, coprirli di sale e cucinarli nel forno a 180 gradi per circa 45'. Recuperare la polpa morbida e spadellarla per qualche minuto con lo scalogno tritato e un filo di olio evo e le foglie di timo fresco, fino ad ottenere una purea morbida e priva di acqua. Unire la cannella e mescolare bene.Mettere la colla di pesce in una ciotola con poca acqua fredda.Frullare la carne in maniera uniforme, unire la polpa di zucca, regolare di sale.Unire al brodo freddo un po' di marsala (circa 200 cc di liquido, anche un po' meno) e la colla di pesce strizzata.Coprire con della pellicola o della carta fata uno stampo da terrina, versare un po' di carne, premere appena, versare un po' di brodo e continuare terminando gli ingredienti. Coprire con la pellicola sbordante e premere bene.Mettere in frigo per almeno 24 ore e servire con una misticanza leggera.p.s.: volevo ringraziare i post di Alessandro Guerani, autore del blog "Food-0-grafia" che ha avuto la geniale idea di fotografare il vino rovesciando le bottiglie. Ha ispirato le fotografie che accompagnano questo post...un po' più decadenti rispetto alle sue. Ma io sono sempre più convinta di essere nata nel secolo scorso :)