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L’impavida Scozia fermata dall’esercito… dei pensionati

Creato il 02 ottobre 2014 da Ilnazionale @ilNazionale

scozia 22 OTTOBRE – La grande pagina di storia e di democrazia che la Scozia ci ha regalato col referendum del 18 ottobre 2014 sulla propria indipendenza dal Regno Unito, è stata come sminuita nel proprio impatto dalla prevalenza del no, del fronte unionista. Ma come, gli eroici scozzesi, rappresentati in modo così vivido dal film Braveheart di Mel Gibson, lasciano cadere la prima possibilità di tornare liberi e indipendenti dopo tre secoli di dominio inglese, per giunta senza che fosse necessario alcun spargimento di sangue?
scozia 3Purtroppo, il nostro immaginario deve arrendersi di fronte alla cruda necessità economica che smorza ogni coraggio, specialmente in tempi di crisi. Gli scozzesi non saranno (per il momento) indipendenti perche è venuto a mancare il voto dei pensionati e pensionandi. Le analisi del voto hanno mostrato, infatti, che il Si ha prevalso, seppur di poco, in tutte le fasce di età fino ai cinquant’anni: da questo livello in poi il No è diventato preponderante, arrivando a superare il 70% per gli ultrasessantenni. La ragione più credibile che giustifichi questo fenomeno è proprio il timore di perdere la propria pensione.
Gli Stati hanno mezzi possenti per piegare l’opinione pubblica, ma questo è tanto più vero quanto lo Stato ha una presenza pervasiva nell’economia, che gli permette di incidere direttamente sulla vita dei propri cittadini. Il sistema pensionistico, in quest’ottica, è uno strumento micidiale di controllo del consenso politico: si può ben dire che lo Stato “ha in pugno” il benessere futuro di coloro che vivono in dipendenza di questo sussidio, non avendo i beneficiari nella maggior parte dei casi energie spendibili per tornare sul mercato del lavoro.
scozia 4Dove hanno perso gli indipendentisti è stato in generale l’approccio ai problemi economici derivanti dal nuovo scenario della Scozia indipendente. Non è possibile prevedere tutti gli effetti di un simile cambiamento, però comunque la piattaforma indipendentista è apparsa a molti lacunosa e non convincente, favorendo in modo determinante il voto a sfavore del referendum. I temi più dibattuti riguardavano, oltre alle pensioni, quale moneta adottare e quale fine avrebbero fatto i fondi europei per settori importanti per la Scozia, quali l’agricoltura. Su questi temi, del resto, hanno infierito con insistenti minacce non solo gli unionisti e il governo inglese, ma anche le istituzioni europee, che hanno agito a sostegno dello status quo anziché della libertà di scelta degli scozzesi, contravvenendo dunque a valori fondamentali che in teoria l’Unione Europea dovrebbe rappresentare e promuovere.
scozia 5Dall’esperienza scozzese potranno sicuramente trarre giovamento gli altri fronti dell’indipendentismo europeo, in particolare quello più scottante, cioè quello catalano. Per assicurarsi il voto favorevole a futuri referendum per l’indipendenza sarà necessario presentare dei piani chiari che rispondano alle diverse esigenze di continuità economica dei cittadini e delle imprese. Se però la Scozia ha ricevuto a lungo sussidi economici da parte del proprio governo, il fattore economico potrà volgere decisamente a favore di altre Nazioni senza Stato che invece subiscano da troppo tempo il parassitismo dello Stato o di altre regioni al suo interno.

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Le ingiustizie sul piano fiscale ed economico sono davvero lampanti e ingiustificabili in casi come la Catalogna, il Veneto e molte altre in tutta Europa. In mancanza di riforme strutturali, lo sbocco verso l’indipendenza pare una soluzione sempre più condivisa, se non inevitabile, per non farsi trascinare sempre più in basso dalle inefficienze e dal debito pubblico sempre crescente dei vecchi Stati centralisti. Allora il sì ad altri futuri referendum per l’indipendenza avrà il favore anche delle fasce di popolazione più anziane e restie ai cambiamenti e, se in Europa non si vorrà cancellare del tutto ogni parvenza di sovranità popolare, i governi dovranno presto riconoscere la nascita di molti nuovi Stati.

Enrico Vanzo

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