L’imperatrice della seta: l’usurpatrice prosegue l’avventura di L’imperatrice della seta: gli occhi di Buddha senza soluzione di continuità.
Ci si rende conto dopo due pagine che questo è più che altro un secondo capitolo, ci si accorge subito che il primo in realtà non si concludeva.
E purtroppo Josè Freches prosegue sulla stessa linea anche dal punto di vista stilistico e letterario e non regala grosse emozioni.
La vicenda continua a seguire le peripezie dei vari (parecchi protagonisti) portando le varie vicende ad incontrarsi, avvicinarsi, staccarsi di nuovo.
Maggiore attenzione questa volta su quella che il titolo ci fa pensare sia la protagonista assoluta (e invece è una dei tanti).
L’imperatrice Wuzhao diventa parte fondamentale della vicenda e seguiamo le sue astute mosse per riuscire ad usurpare il trono al marito (ormai grasso, inetto e interessato solo al sesso).
E proprio il sesso ha grande parte in questo secondo libro.
Si comincia col raccontarci le peripezie amorose (e soprattutto quelle sotto le lenzuola) delle due coppie di giovani che avevamo visto nascere, si continua con la dipendenza dal sesso (del resto è monaco tantrico) di Nube Folle e con la stessa imperatrice che si diverte col suo servo mongolo gigante e muto.
Man mano che la vicenda prosegue perdiamo di vista quello che era il punto di maggiore interesse del primo volume.
Sempre meno attenzione alla via della seta e all’importanza della produzione per l’intero Impero e pochi riferimenti anche ai rapporti tra le religioni ed al tentativo di farsi accettare nella Cina di Mezzo.
Entrambi i temi rimangono sullo sfondo e ricompaiono saltuariamente ma qui è più storia di uomini che di filosofie e territori.
In definitiva si perde molto del (già poco) buono che c’era nel primo volume…
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