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L’impianto solare termico dei record

Creato il 30 novembre 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

A dicembre verrà inaugurato in Marocco l’impianto solare termico più grande del mondo

Un gigante ecosostenibile

Nel mese di Dicembre il Marocco scriverà una nuova pagina del libro del Guinness dei Primati, inaugurando il più grande impianto termico solare del mondo. Nel bel mezzo del deserto del Sahara, vicino alla città di Ouarzazate, entrerà infatti in funzione il primo settore, Noor 1, di un mastodontico  impianto solare termico grande quanto 35 campi di calcio. Non sarà solamente l’ingombro a essere “da record”: si stima infatti che l’energia prodotta da questo impianto possa fornire energia elettrica ecosostenibile a più di un milione di persone. Verrà in questo modo scalzato il precedente record dell’impianto di Ivanpah negli Stati Uniti, inaugurato nel 2014 e in grado di alimentare “solo” 140mila case.

Moroccan flag

Photo credit: JoF / Foter.com / CC BY

Da un punto di vista tecnico, l’impianto si serve di tre diverse tecnologie: un sistema a concentrazione solare da 160 MW; un impianto solare termodinamico a specchi da 300 MW; collettori parabolici a cilindro per un totale di 150 MW. L’obbiettivo della compagnia saudita ACWA Power, autrice del programma, è quindi quello di produrre a regime oltre 600 MW.

Diversamente dal fotovoltaico, in questo tipo di impianti vi è un accumulo di radiazioni solari sotto forma di calore che, durante la notte, viene convertito in elettricità per mezzo di una turbina a vapore. Il meccanismo di funzionamento generale presenta una buona resa, dovuta al fatto che gli specchi sono mobili e possono quindi inseguire il Sole. Per il primo periodo di funzionamento, si prevede una fornitura di energia per il periodo di irraggiamento e per tre ore la notte, ma a regime, una volta che vengano attivati anche gli impianti Noor 2 e Noor 3, si conta di arrivare a 20 ore al giorno.

L’idea di sfruttare l’energia solare del deserto non è nuova. Poco dopo l’incidente di Chernobyl, il fisico delle particelle tedesco Gerhard Knies aveva infatti calcolato che i deserti di tutto il mondo in poche ore ricevono un quantitativo di energia tale da poter supplire al fabbisogno annuale della popolazione mondiale. La sfida, sosteneva lo studioso, sarebbe stata quella di raccogliere e distribuire questa energia e renderla fruibile.

Grazie all’iniziativa del governo marocchino, a distanza di quasi 30 anni, il dottor Knies potrà affermare con soddisfazione che alla fine la sua era un’intuizione corretta.

Energie rinnovabili, una scelta obbligata

Da molti anni il tema delle energie rinnovabili è centrale nella discussione di esperti e politici di tutto il mondo. Con il progressivo esaurirsi delle fonti fossili e al contempo la sempre più alta richiesta di energia, la via ecosostenibile sembra l’unica che possa rispondere alle esigenze del mercato. In aggiunta a tutto questo, il problema ambientale sta assumendo un carattere sempre più rilevante. Dal Protocollo di Kyoto del 1997 fino alla Conferenza sul Clima di Parigi di questi giorni c’è stato un acceso dibattito sulle misure da prendere per ridurre le emissioni di anidride carbonica e contrastare il riscaldamento globale. Produrre energia pulita come nel sito di Ouarzazate è sicuramente una delle strade che vanno percorse per raggiungere questi obbiettivi.

A tal proposito, l’esempio da seguire è sicuramente il Costa Rica, che nei primi mesi dell’anno, per 75 giorni consecutivi, è riuscito ad alimentarsi unicamente grazie a fonti rinnovabili. Sebbene questo risultato sia stato possibile anche grazie a condizioni al contorno ottimali, come le piogge torrenziali che hanno alimentato a profusione le centrali idroelettriche del Paese, la scarsa presenza di industrie o un clima adatto all’installazione di centrali “verdi” come quelle geotermiche ed eoliche, il risultato rimane straordinario. Il piccolo Costa Rica infatti ha dimostrato come quello di un mondo energeticamente più ecosostenibile non sia un’utopia e il Marocco con la sua centrale dei record pare stia seguendo la stessa strada.

Sta a noi far sì che casi come questi siano la regola e non solo  fortuiti.

Un esempio da seguire?

L’impianto di Ouarzazate, per quanto imponente, rimarrebbe fine a se stesso e valido solo per le statistiche se non facesse parte di un piano energetico a più ampio respiro. Per questa ragione questa nuova centrale verrà seguita nei prossimi anni da altre opere in grado di servirsi non solo dell’energia del sole del deserto, ma anche di quella idroelettrica della montagne e di quella eolica delle coste atlantiche. Il piano ideato da Re Mohammed VI è infatti quello di produrre il 42% del fabbisogno energetico interno del paese da fonti rinnovabili entro il 2020. Sganciarsi dalle fonti fossili ridurrebbe così le emissioni di anidride carbonica  del 32% entro il 2030.

Non c’è però solo la nobile motivazione ecologista dietro a questo progetto. Allo stato attuale, infatti, il Marocco dipende dalle importazioni di elettricità dalla vicina Spagna. L’entrata in funzione di questo impianto, così come degli altri in cantiere, non solo permetterebbe a Rabat di diventare autosufficiente risparmiando sulle importazioni ma le permetterebbe di diventare essa stessa esportatrice. Produrre energia a sette-otto centesimi per kilowatt renderebbe il Marocco un partner decisamente interessante per la vicina Europa, da sempre vorace consumatrice di energia.

Tags:centrale solare termica,ecosostenibilità,fonti rinnovabili,marocco,Ouarzazate

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