.
Siamo alle solite, quando si ventila un leggero “maquillage” e ritocco della spesa pubblica, apriti cielo che scendono in campo i tre moschettieri A-B-C. Il problema è però più complesso, perché la spesa pubblica è fino ad oggi stata oggetto del potere di alcune grandi strutture che non rispondono a nessuno.
Non vogliamo essere complottisti e nemmeno sospettare che vi sia lo zampino di qualche misterioso Mister K, ma quando qualcuno mette il naso sui conti pubblici o si brucia il naso oppure viene gentilmente avvertito di starsene fuori.
Parlare di tasse e di Imu in un semplice blog come questo sarebbe presuntuoso, ma esprimere il proprio punto di vista su quanto accade è un diritto come quello di andare a votare, per chi ha ancora stomaco di farlo.
Quindi evadere le tasse è un delitto, così come istigarne l’evasione, si potrebbe essere denunciati per istigazioni all’evasione fiscale per danno allo Stato e i giudici, di solito sempre solerti a mantenere salda la loro poltrona, avrebbero gioco facile ad incriminare.
Monti infatti va all’attacco sdegnato, perché “chi ha governato, chi governa e chi si candida a governare non può giustificare l’evasione fiscale, né tanto meno istigare a non pagare le tasse, o istituire personali e arbitrarie compensazioni fra crediti e debiti verso lo Stato“. Possiamo pensarla diversamente seguendo la logica “paghiamo tutti che pagheremo meno”? Infatti lo sdegno continua contro quelli che alzano la voce sulla reintroduzione dell’Ici e sul suo aumento viene chiarito da quanto segue: “la diminuzione del carico fiscale è possibile se tutti paghiamo le tasse, se nessun comparto pubblico si sottrae alla riduzione delle spese e se tutti riconoscono la necessità di moralità e legalità”. Parlare di moralità in un consesso di criminali prezzolati e di parassiti al soldo delle solite lobbies è un’offesa al pubblico pudore.
Il riferimento alla spesa pubblica viene accennato appena e a fine frase, buttato lì con nonchalance, rincarando la dose contro Alfano e Maroni che chiedono l’abolizione dell’Imu e la compensazione dei crediti degli imprenditori che avanzano circa 60 miliardi dallo stato (vale infatti la formula giuridica del Solve et repete). Intollerabile! Ha detto Monti che si speculi su queste cose. L’abolizione dell’Ici è stato un errore che ha portato a questa situazione e non ci possono essere arbitrarie scelte sui conti dello stato. E’ necessario invece combattere il vero male che attanaglia l’Italia, – la corruzione – che rappresenta “una pesantissima tassa occulta“. Il riferimento all’organizzazione Transparency International (che fonda la sua politica sociale sulla corruzione) forse è casuale, ma non più di tanto considerando l’origine di questo gruppo è controllato oltre Manica e al quale fanno parte alcuni esponenti della Lega.
In tutto questo polverone di proposte, di tasse, di iniquità per il semplice italiano che vive del suo lavoro e che nulla può difronte ai poteri dello stato, i vari moschettieri lavorano di cappa e spada per cercare di salvare le proprie posizioni. Non si parla infatti di nessun ritocco della spesa pubblica anche se nel gergo volgare si continua a sentire frasi come lo “spending review” termine anglosassone per indicare la revisione della spesa. Si continua a parlare, ma mettere in pratica qualcosa che abbia senso nessuno lo propone e di possibilità ce ne sono a bizzeffe: – il finanziamento dei partiti – l’Imu sui fabbricati dei sindacati (qualche centinaio di migliaia di metri quadri) – dimezzare il numero dei parlamentari e sottosegretari – ridurre il numero degli impiegati pubblici (Italia:62,1 dipendenti pubblici per 1000 abitanti contro 39,3 della Germania, fonte Euroispes) – far rientrare i nostri soldati dai scenari di guerra che servono ad altre potenze straniere – ridurre il numero delle provincie – chiudere i rubinetti che foraggiano il mondo sindacale (oltre 3,5 miliardi all’anno).
E’ evidente che possibilità di scelte ce ne sono a bizzeffe, basterebbe pescare a caso che sicuramente non si farebbe alcun danno, ma si porterebbe un guadagno all’intera comunità.
Però in queste condizioni si andrebbero a ridurre alcuni privilegi e ci pensa bene uno dei tre moschettieri che pone subito il suo veto: Altolà! E Bersani si mette di traverso enunciando che “Diciamo da sempre che abbiamo una spesa pubblica squilibrata. Ma si dia un’occhiata all’andamento della spesa corrente negli ultimi 15 anni…Ok la spending rewiew. Si può incidere sul settore della spesa della pubblica amministrazione, ad esempio, l’acquisto di beni e servizi. Ma non si può tagliare su stato sociale o istruzione, sul lavoro e gli investimenti perché crolliamo“. Quindi non si spende nulla per acquistare materiali o servizi, ma non si tocca nulla nemmeno sulla spesa corrente e su quanti hanno creato il loro piccolo orticello. Messaggio chiaro che vuol dire inamovibilità e nessuno si azzardi a toccare i 3,6 milioni dei dipendenti pubblici e tutte le loro prebende, come le pensione baby, i pensionati d’oro, i pensionati nati dalla Legge Mosca che molti hanno saputo sfruttare a proprio vantaggio.
La macchina del pubblico impiego si difende ed appena sento odore di bruciato attiva immediatamente le sue difese di autoconservazione: è come una bestia autonoma, capace di sopravvivere anche alle calamità naturali più devastanti ed è capace addirittura di indicare i capitoli di spesa e di prelievo tanto che Bersani indica chiaramente che “Servono ammortizzatori per i parasubordinati, si tratta di 300-400 milioni di euro che noi sappiamo dove poter prendere”.
Tutto è subordinato ad una cosa sola: non toccare la pubblica amministrazione, ma scaricare sul settore privato l’intero fardello impositivo tale che possa mantenere il pubblico stesso.
Dobbiamo infatti sapere che una dei settori primari di attività è proprio il pubblico impiego che con i suoi 4 milioni di dipendenti supere di poco l’intero settore della Confindustria.