Tavola de Le terre bianche
Già nei due episodi ambientati nei ghiacci dell'Alaska settentrionale (Le terre bianche e Il popolo degli uomini) Marraffa era riuscito nel difficile tentativo di proiettare letteralmente il lettore nelle tempeste di neve, di farlo remare in una canoa durante la caccia al tricheco o di inserirlo in un igloo di un villaggio inuit. La precisione con cui il paesaggio e l'ambiente sono stati riprodotti non è l'unico pregio. Ancor più coinvolgente è la fisicità con cui i corpi vengono ritratti: anatomicamente sono perfetti. Basti guardare i comanche protagonisti de Butch l'implacabile, l'episodio che finora esalta di più le doti e lo stile di Marraffa. La loro spietatezza non dipende solo dalla violenza oggettiva degli atti che compiono ma è figlia anche della carnalità con cui sono rappresentati i loro corpi.Durissimo questo albo, pieno di brutale violenza, fisica e verbale. Butch, cacciatore di scalpi, è una figura riprovevole, contro la quale Ken si scaglia rabbiosamente. Lo vediamo agire spietatamente mentre assassina a sangue freddo un piccolo gruppo di indiani, senza riguardo per vecchi, donne, bambini o malati. E dopo il massacro assistiamo al macabro atto dello scalpo. Berardi non ci risparmia da scene forti. E Marraffa le rappresenta con estremo realismo. Come ho scritto sopra, il grande formato amplifica ancor di più la resa dei disegni e quindi le emozioni che suscitano. Più di una volta, dopo alcune sequenze di vignette, son rimasto colpito dalla violenza trasmessa. E dalla figura di Butch. Un'altra piccola perla uscita dalla fantasia di Berardi e raffigurata perfettamente dall'espressione dura e tagliente creata da Marraffa.
Butch è spregevole, certo, ma, come sottolinea anche Luca Raffaelli nel redazionale del nono volume, anche chi è cattivo e implacabile può avere argomenti interessanti.
"Mi sorprende sempre l'ipocrisia dei moralisti! Credete davvero di avere la coscienza pulita tutti voi!?.. Ci siamo dentro tutti...a cominciare dai politici che non hanno mai rispettato un trattato.. fino ai coloni che invadono le terre degli indiani, e all'esercito che li massacra a mucchi, e all'opinione pubblica che acconsente in silenzio...Per quei musi di rame non c'è speranza! Sono destinati a scomparire fino all'ultimo! E non per volontà di pochi singoli, ma di un'intera nazione!"La proprietà, il denaro e il potere governano il mondo e, secondo Butch, sono il motore dello sterminio dei nativi. Analisi lucida e realista, non c'è che dire, anche se espressa da un assassino. La sua risposta però quale è? Come reagisce a tutto questo Butch? Visto che gli indiani sono destinati comunque a morire, tanto vale trarne vantaggio. La crudeltà che accompagna i suoi gesti è per lui trascurabile. Interessante a questo proposito il confronto fra Ken e Butch sulle rispettive esperienze di vita con gli indiani.
"Ho imparato a conoscerli, ad apprezzare la loro intelligenza, il loro coraggio, la loro giustizia! Sono un popolo con una civiltà e una spiritualità elevatissime!"afferma Ken, a cui Butch replica:
"Balle! Io sono stato dieci anni con i comanche e non ne ho visto traccia! L'unica cosa che hanno di umano è l'aspetto ma dentro sono bestie! E come tali li uccido!"E più tardi, riferendosi ad un guerriero comanche che sta per affrontare in una sfida corpo a corpo:
"Avevo otto anni quando suo padre mi prese con sé dopo aver massacrato la mia famiglia...Finché ne ebbi diciotto, mi trattò come uno schiavo. Poi una notte lo uccisi e fuggii col suo scalpo!"Ecco, quindi che scopriamo un aspetto importante del passato di Butch, che ci aiuta certamente a capire un po' di più la possibile motivazione delle sue azioni: la vendetta, una vendetta ingiustificabile perché rivolta indiscriminatamente verso tutti gli altri indiani. Comprendiamo ma non giustifichiamo e non accettiamo. Ma il personaggio è splendido.
Non so se, come scrive ancora Luca Raffaelli, Butch sarebbe diventato un terrorista se fosse vissuto nei nostri anni Settanta. Se è vero che i terroristi usavano la violenza, sbagliando quindi tutto, per risolvere il problema della giustizia e del potere, Butch usa invece la violenza solo per il proprio tornaconto personale, perché con la violenza è stato allevato e perché, quindi, è l'unico linguaggio che conosce. Sbagliando tutto anche lui.
Di fronte a Butch c'è Ken, un uomo con le sue debolezze e con i suoi ideali, uno che magari fa la stessa analisi di Butch riguardo alle cause dello sterminio degli indiani, ma che si vi si oppone con tutto se stesso, nel suo piccolo, con tutti i suoi limiti, e sapendo che non riuscirà a fermare il processo inarrestabile. Ma c'è un ideale dentro Ken, un ideale molto semplice e spontaneo: il rispetto della dignità umana. Basterebbe questo. Basterebbe assumere comportamenti coerenti nei confronti di questo ideale per avere anche il rispetto di se stessi. Cosa più difficile a farsi che a dirsi. Molto più facile farsi trascinare da bassi istinti, adducendo sbagliate motivazioni personali, inserendole in una più vasta giustificazione "ideologica" come fa Butch. Ken invece ci prova, sbagliando più di una volta come facciamo tutti, ma ci prova. E' questa, in fondo, la differenza fra Ken e Butch.