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L’importanza dei presidi di contrasto.

Da Suddegenere

Una ragazza di 25 anni è stata rinchiusa per sei mesi in una camera , tenuta in stato di denutrizione, seviziata e violentata.(fonte) Per sei mesi….”Martedì 14 settembre i vicini di casa, che da tempo ascoltavano impotenti le urla della giovane, hanno ascoltato le sue invocazioni d’aiuto e hanno deciso di chiamare i carabinieri”….Come hanno fatto i “vicini” ad aspettare per sei mesi prima di avvertire le forze dell’ordine?

Questa la recente ricerca dell’Istat: Le molestie sessuali e i ricatti sessuali sul lavoro -Anni 2008-2009.

Circa la metà delle donne di età compresa tra i 14 ed i 65 anni  hanno subito nell’arco della loro vita ricatti sessuali sul lavoro o molestie in senso lato. Sono più esposte alle molestie o ai ricatti sessuali sul lavoro le donne che abitano nei centri delle aree metropolitane (64,9 per cento) e nei comuni periferici delle stesse (58 per cento)……
Le più colpite da questo fenomeno sono le ragazze di 14-24 anni  per le quali la probabilità di subire una molestia è doppia rispetto alla media, seguite dalle 25-34enni. I valori più alti riguardano le laureate  e le diplomate . Negli ultimi tre anni il fenomeno risulta maggiormente diffuso tra le donne del Sud .
La differenza tra i valori rilevati sulle molestie e ricatti sessuali sul lavoro subiti nell’arco della vita (maggiormente segnalati dalle donne residenti al Nord) e negli ultimi tre anni (maggiormente subite dalle donne del Sud) può essere dovuta a diversi fattori, quali una maggiore omogeneità negli stili di vita (e quindi nell’esposizione al rischio di molestie e ricatti) tra le donne più giovani e la maggiore partecipazione delle donne del Sud al mercato del lavoro negli anni più recenti
.”

Per la serie: la liberazione delle donne passa necessariamente attraverso un fortissimo impegno nel tentare di eliminare la violenza di genere, ma anche attraverso l’occupazione femminile, che aiuta le donne a partire da sé ,acquisire consapevolezza , autonomia economica e a scegliere. E questo impegno si attua con la prevenzione, la sensibilizzazione dell’ intera comunità ed il sostegno ad i centri antiviolenza.

Riporto una parte del contributo di Luigia Barone al Convegno “La violenza contro le donne: profili familiari, lavoristici e penali”. Gli atti sono stati pubblicati in un volume, edito da Rubbettino, a cura della Consigliera di Parità Maria Stella Ciarletta.

” “I Centri Antiviolenza, osservatori privilegiati e presidi di contrasto del fenomeno della violenza di genere

(Avv. Luigia Barone,

Responsabile del Centro Antiviolenza del Comune di Roma – Differenza Donna Ong; Presidente Attivamente Coinvolte Onlus)

La violenza di genere rappresenta un fenomeno di carattere sociale e culturale, questa è l’importante riflessione elaborata dal movimento delle donne negli anni ’70 e da cui parte l’elaborazione di strumenti di contrasto alla violenza che non passa esclusivamente attraverso la protezione delle donne che ne sono vittime.

E’ tra il 1972 ed il 1980 che nascono in Europa le prime Case-Rifugio per mogli picchiate dai mariti.

Protezione, dunque, ma anche una capillare attività di sensibilizzazione, informazione e formazione.

L’esperienza, le teorie e le pratiche politiche cos’ come le azioni di contrasto elaborate in ambito europeo rappresentano una forte spinta propulsiva per la nascita dei Centri Antiviolenza in Italia, che risale ai primi anni ’90 e si deve all’impegno ed alla forte motivazione di associazioni di donne.

Ad oggi esistono in Italia circa 100 Associazioni e Cooperative che gestiscono Centri antiviolenza ma il loro numero è in forte crescita in quasi tutte le regioni italiane

E’ molto importante sottolineare il valore della rete all’interno della quale i Centri Antiviolenza lavorano, mettendo a confronto metodologie di intervento e creando una collaborazione efficace tra Centri appartenenti a realtà regionali diverse, che si traduce in una risorsa importante per le donne che vi si rivolgono.

Ma cosa sono in realtà i Centri Antiviolenza?

Questi sono, innanzitutto, luoghi in cui l’accoglienza delle donne è affidata, ancora prima che ad operatrici specializzate, ad altre donne, in grado di ascoltare, accogliere, sostenere e condividere i vissuti di violenza.

I Centri Antiviolenza sono luoghi di libertà in cui le donne accolte, per la prima volta o dopo moltissimo tempo, hanno la possibilità di essere protagoniste della propria vita e di poter ascoltare e dare voce ai propri desideri; la libertà, riconosciuta e rispettata dalle operatrici, passa inevitabilmente attraverso il rispetto delle scelte ed i tempi delle donne.

I Centri sono, inoltre, luoghi in cui le donne sperimentano la solidarietà di genere ed all’interno dei quali, un’importanza decisiva è riconosciuta al confronto profondo, sincero e scevro da alcun giudizio tra donne.

Quando parliamo di violenza sulle donne dobbiamo tenere presente che facciamo riferimento ad un vero e proprio fenomeno che ha tra le sue principali caratteristiche la trasversalità, in quest’ottica, dunque, non possiamo non giungere alla conclusione che esso non può essere contrastato in modo efficace se non attraverso interventi puntuali e capillari di prevenzione. Non solo, dunque, interventi concreti e tempestivi a tutela delle donne vittime di qualsiasi forma di violenza ma, soprattutto, “prevenzione” che si concretizza nella formazione degli operatori delle Forze dell’Ordine o delle strutture socio sanitarie oltre che in attività di informazione e sensibilizzazione all’interno delle scuole.

Anche la creazione di una rete forte e capillare tra attori istituzionali e del terzo settore in favore delle donne vittime di qualsiasi forma di violenza oltre a rispondere all’esigenza di una pianificazione organica di azioni che porti alla condivisione di metodologie e procedure di intervento efficaci deve essere letta, al tempo stesso, come un importante strumento di prevenzione.

L’incisività del movimento delle donne coniugato alla sensibilità ed all’attenzione a livello istituzionale hanno fatto si che Roma e la sua provincia rappresentasse una realtà privilegiata all’interno della quale, fin dal 1989, porta avanti il proprio impegno l’Associazione Differenza Donna che, ad oggi, gestisce 3 Centri Antiviolenza, un Centro per donne in difficoltà ed un Centro per donne vittime di tratta.

Sono circa 15 mila le donne a cui, in tutti questi anni, le operatrici dei Centri Antiviolenza gestiti dall’Associazione hanno dato accoglienza ed in molti casi anche ospitalità.

I Centri gestiti dall’Associazione Differenza Donna accolgono donne di tutte le età, italiane e straniere, vittime di ogni forma di violenza e offrono:

-Ascolto telefonico 24/24h, 365 giorni l’anno.

-Fulcro della metodologia di accoglienza e di intervento applicata dalle operatrici di Differenza Donna è il confronto tra donne, “alla pari”, che si esplica nell’ambito del colloquio di sostegno.  ………..

-Ospitalità di donne o nuclei madri/bambini in situazioni di grave pericolo

-Sostegno psicologico

- Fondamentale per la riuscita del progetto è il lavoro di rete del Centro con i Servizi Sociali competenti, con i Tribunali e con altre Associazioni presenti sul territorio.

- Consulenza ed assistenza legale. All’interno dell’Associazione Differenza Donna e’ stato creato un ufficio legale, composto da sole avvocate, specializzate nel diritto penale, civile, minorile le quali, assistono le donne attraverso il gratuito patrocinio……

Dal lavoro svolto in comune si è rilevato che, nonostante i dati forniti dai Centri Antiviolenza, confermati dalle più autorevoli indagini statistiche svolte negli ultimi anni rappresentino la violenza sulle donne come un fenomeno importante che in Italia assume le dimensioni del reato più diffuso contro le donne, il numero delle denunce presentate è nettamente inferiore rispetto alla realtà del fenomeno.

I delitti di violenza in famiglia denunciati non trovano in tutti i soggetti istituzionali coinvolti quella considerazione professionale e valutazione di rilevanza sociale necessarie a dare risposte adeguate alla lesione di beni primari, costituzionalmente riconosciuti, quali l’integrità fisica e psichica e la libertà di autodeterminazione.

Spesso tali delitti vengono trattati alla stregua di semplici conflittoi coniugali o familiari, mentre l’ONU ed il Parlamento Europeo sono qualificati come tra le più gravi violazioni dei diritti umani.” Dossier realizzato dalle avvocate della rete nazionale dei Centri antiviolenza 2008)…..”"fonte


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