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Tutti fermi: c’è il blocco del traffico. Poi ci si accorge che a non entrare nelle mura cittadine, sono i soliti quattro sfigati. Il traffico è da giorno normale, magari anche un po’ più congestionato. Da una breve indagine effettuata tra i miei amici, è risultato che l’uso della macchina è diventato indispensabile soprattutto per i piccoli trasferimenti: 200-300 metri al massimo. Quasi una protuberanza fisica, un tutt’uno con la perfetta corazza che è il nostro corpo. Ci siamo adattati alla società moderna.
L’adattabilità dell’Homo sapiens alle condizioni ambientali più abbiette ha fatto la sua fortuna. Ma viene il sospetto che possa diventare anche la sua rovina. La cosiddetta “emergenza inquinamento” viene vissuta, oramai, con tranquilla assuefazione, forse con una punta di affettuosa famigliarità. Se qualcuno non ce lo facesse presente, ebbene, ci sentiremmo un po’ più soli.
Quasi con svogliatezza ci arrangiamo con le targhe pari e dispari, con le bici e gli scooter, i più folkcloristici usano camminare con la mascherina anti polvere (da far indossare anche ai bambini in carrozzina). Leggiamo l’andamento delle Pm10 come se ci gustassimo il Circolo Pickwick con una bicchiere di buon brandy in mano e la pipa bella carica. Si cerca di respirare pochino e pianino in attesa di rifarsi i polmoni nel week end.
Tendenzialmente credo che ci siamo arresi all’evidenza di vivere in città fetenti, strade mefitiche, giornate altamente tossiche.Ma forse, un po’ di panico in più, in questo caso, servirebbe. Che so, un po’ di angoscia strutturale, non rivolta all’immediato futuro, ma alle condizioni di stabile avvelenamento in cui viviamo (o sopravviviamo?). Un po’ di disobbedienza alla legge totalitaria del “produci di più, consuma di più, sporca di più” che fino a questo momento non ha prodotto altro che disastri finanziari e ambientali.
E soprattutto un po’ di simpatia, di riconoscenza, verso il segno “meno”, questo grande sconosciuto dei nostri tempi. È il terrore di tutti i manager, lo spauracchio di tutti gli analisti, l’incubo di tutti i Mannheimer in salsa nostrana. Il “meno” può diventare il nostro grande alleato, l’amico fidato che ci può salvare la vita.
Speriamo di diventare un giorno la specie “meno” adattabile. Finalmente la più intelligente...
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