“Resisterà alle dolci lusinghe la Fortezza Bastiani?
Bugiardi imbonitori l’assediano
con violenze degne di Tamerlano” (Franco Battiato, ‘La fortezza Bastiani)
Sarà che vale sempre il detto che un uomo deve sempre mettersi alla prova, sarà che i soldi piacciono a tutti e sarà pure che gli uomini si dividono in due categorie: quelli con panza (ma, pure senza) moglie/figli seduti davanti alla tv, mutuo, vacanze programmate, suocera, cinepanettone, stadio e zero cultura e quelli panza (ma, pure senza) moglie/figli seduti davanti alla tv, mutuo, vacanze programmate, suocera (ma anche futura) e onanistiche pippe mentali da erotomane calli sulle mani venendo su disquisizioni di film, libri, grandi seghe culturali e masturbazioni visuali davanti a quadri che fanno schifo solo a vedersi di altri pippaioli definiti ‘artisti’ che il Goering quando sentiva parlare di cultura forse qualche ragione ce l’aveva pure. Che poi fanno pure tutti finta di comprendere. ‘Vernissage’…ciucciatori di vino professionisti…
Sarà che c’è poi una infima categoria che va dallo straccione al dandy in Ferrari che esula o per rigetto delle regole o perchè rigettato dalla società e che se ne fotte della di sopra categoria. E in questa si trova di tutto. Lazzaroni, ribelli, depressi, Sole e Acciai alla Mishima, nerd, cocainomani per tedio, pirati, corsari, ladri, lavoratori autonomi, venditori di falli online, corridori, centometristi da rapina, preti d’assalto ai confini del mondo, stupratori incalliti.
Sarà che non ho ancora in quale categoria e dove stare, ma su una cosa ho una certezza. Non mi troverete mai dietro una scrivania a temperare matite (o scrivere, che in alcuni casi è peggio). Anche perchè tra un po’ finirò su qualche spiaggia calda a bere Long Island Ice Tea tutto il giorno. O a mangiare fagioliin una mensa dei poveri. O o o… A dire il vero mi devo pure sforzare per scrivere sul blog, che mi dicono, daje col blog! devi scrivere! il blog va aggiornato! Il problema primo è che per fare questo devi innanzitutto pensare, poi mettere le parole in file ordinate e cercare di dar loro un senso, che se dovessi scrivere come Madame Blavatsky e senza capirci nulla sarebbero subito osannate dal pubblico dei segaioli intellettuali (pseudo) che la signora conoscono per non averne mai letto un rigo.
Insomma sto giro di parole inutili per introdurre la variabile non indifferente del che fare. Stando su un barge nel mezzo del Golfo Persico è facile perdersi in situazioni del genere, avendo un sacco di tempo per guardare i gabbiani, imparare a valutare le onde, pomparsi in una palestra di tre metri per tre e vedere tramonti e albe inanellate una dietro l’altra in collane d’acqua verde solcate da dorsi di tartaruga. Mentre si aspettano i pirati, che mai arriveranno come Giovanni Drogo che attende i nemici nella Fortezza Bastiani, mentre si misura il tempo inclinandolo verso il mare, quando il giorno diventa ancora notte e la notte giorno e la foschia avvolge le navi, lasciandole sospese in un limbo di particelle acquee, vi racconterò di un gatto e di un indiano.
Come tante bande di avventurieri la babele di lingue si rimescola e sputa parole e suoni, gutture e scaracchi, bestemmie e imprecazioni. Molti scaracchi. Soprattutto al mattino. Un concerto di sputi, raspi, scatarramenti, raschi, con un direttore d’orchestra del Gujarat capace perfino di vomitare tanto si preme l’ugola. I marinai sono Malesi, i dottori filippini, gli operai, i cucinieri, le fatine del bucato indiani, i sub detti diver rudi sudafricani nella loro lingua assurda dove l’unica cosa che si capisce è fuck detto fouk,altri operai e tecnici irakeni e poi inglesi, tunisini, Barbapapà olandesi, crucchi.
Cosa lega questo mondo di 72 metri per 26 in culo al mare, dove il telefono funziona a moccoli e i turni vanno dalle sei settimane ai sei mesi consecutivi? l’unico modo che hanno per parlare ad amici, figli, mogli, amanti, putti, regolare conti e pendenze, vedere foto di passere o altro, sentire qualche musichetta (l’ultima volta mi sono sorbito una compilation di canti dell’Ashura con tanto di fustigazioni autoinflitte dal vivo) è la rete. Ok, una volta non c’era e allora eran cazzi per tutti, tanti saluti e se andava bene un servizio postale con una lettera ogni tanto. Una volta. Oggi se dai una cosa e la togli, succede un pandemonio. E così fu per il malfunzionamento di internet e il blocco di Facebook. Decisione presa forse da qualche testa di cazzo a terra che pensava di replicare normative da ufficio per un avamposto di lavoratori selvaggi e infoiati.
Rivolta! niente violenza pratica (che mi sarebbe tanto piaciuta come l’ammutinamento del Bounty con il capitano buttato in pasto agli squali) ma ferrea e ferma volontà, bofonchii e ritardi voluti nei lavori, raccolte di firme e tantissimi fouk e pochi sorrisi con il tentativo di impalamento di un tecnico bulgaro sul pennone più alto della nave il quale, molto cool, si era speso in una serie di ok con tanto di pollice in alto e peggiori risultati mai conseguiti nella classifica del tecnico informatico su scala stellare.
Come poteva lo chef masturbarsi lanciandosi in una serie di mugolii e risatine parlando con la propria bella nell’internet cafè nelle ore notturne? Ditemelo voi, che queste orecchie ancora innocenti hanno sentito il galoppare ansimante del capocuciniere protrattosi diversi minuti dietro la mia regale schiena e abbandonata la mia postazione terrorizzato dalla possibile eruzione dell’erezione di un ingrifatissimo, se non ci fosse stato internet?
Ma ecco che magicamente, tutto ritorna al suo posto. Facebook torna a funzionare, i cuochi si possono maneggiare l’attrezzo, i papponi religiosi tornano a farsi sentire, i sorrisi della truppa pure. Foto, chat, emoticon a tutto spiano. Siamo tornati alla civiltà!
In situazioni come questa, si può realmente capire quale è ormai l’impatto imponente che hanno sulla nostra vita i social network e la rete. E senza di essi, signori, è veramente dura vivere. Mica cazzi, è proprio così.
E il gatto? che c’entra il gatto Tinazzi? Che straparli sempre di minchiate e butti pezzi di parole come verdure nel minestrone che non si capisce più nulla e poi spacci la brodaglia come consommè? Dov’è sto gatto? Bebért brrrr brrr del vecchio Céline? no, quello più avanti. Qualche giorno fa, su questo scoglio quadrato fatto di metallo e scoreggie al curry, è arrivato un piccolo clandestino. Imbarcatosi di straforo in Kuwait, su un rimochiatore battente bandiera cipriota e saltato giù al momento opprtuno sul ponte. Schivo, liscio, imbucatosi felinamente nel dedalo di tubi, nel ventre di metallo, dando a nessuno nell’occhio.
Mrs Marple, la gatta e non il gatto, appare così l’indomani con nonchalance invocando cibo. Detto fatto, una nuova mascotte. Ma lo ha capito secondo voi dove è finita? Mah…Un consiglio. Installatevi, se dovete andare in qualche posto dove la rete funziona a spizzichi e bocconi, mail.ru agent, una sorta di skype russo che mentre il fratellone americano manco riesce a connettersi, ti fa fare pure le videotelefonate. Una svolta. Viva la santa madre Russia!