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Ultimamente i pediatri sono stati "chiacchierati" per la storia del latte artificiale, ma non è per questo che nasce la mia riflessione.Ho deciso di parlare della figura del pediatra perché vorrei raccontare la mia esperienza e perché nel frattempo sul web ho notato una tendenza in continua crescita: il bisogno delle mamme (a volte anche di qualche padre) di chiedere aiuto nei vari gruppi, forum e community di cui fanno parte, riguardo alle malattie o presunte tali dei propri figli e indipendentemente dai consigli del proprio pediatra.
Tempo fa (direi quando ancora non c'era Facebook&co) feci l'assurdo errore di cercare su internet il risultato di alcune mie analisi perché era uscito un valore un po' sballato. Non vi dico la paranoia che mi prese! Quando andai dal dottore per fargliele vedere, già prevedendo non si sa quale verdetto, mi disse: "Tutto bene, non c'è niente che non va. Per questo valore basta stare più attenta a non mangiare pastine confezionate, ecc..."
PER DIRE.
Da quel momento non ho più cercato su internet informazioni riguardanti le malattie, perché è ovvio che sul web si trova di tutto di più ma, se non siamo medici competenti, non abbiamo la capacità di "leggere" obiettivamente certe cose.
Oggi, dal momento che l'uso del web è cambiato e i social permettono a tutti di condividere e raccontare le proprie esperienze, con tanto di foto e descrizioni accurate, un po' mi sono ricreduta ma ho sempre dei MA dentro di me. Alla fine del post capirete perché.
In generale credo sia davvero una fortuna trovare il medico/pediatra che ci ispiri subito fiducia e tranquillità, sempre disponibile, che non ci consideri troppo apprensive o eccessive, uno di famiglia insomma.
Bene, io l'avevo trovato e l'ho avuto per 4 anni finché non è andato in pensione. E' stato per noi speciale e non di certo perché fosse privato e venisse a casa.Non dimenticherò mai la prima volta che è venuto casa nostra, nemmeno 3 ore dopo essere entrati in casa con bimbuzza dopo la nascita: arrivato alle 19.30 è andato via alle 21,00, facendomi saltare anche la poppata (bimbuzza all'inizio dormiva e basta...!!!).
E' stato due ore con noi per conoscerci, parlare dell'essere genitore, chiedendomi della gravidanza, del parto, del mio stato di mamma, delle mie sensazioni...Mi disse che dovevo avere cura prima di tutto di me, perché una mamma che si sente bene è una mamma felice e di conseguenza fa stare bene anche il proprio bambino.
Lì per lì mi sentivo in un altro mondo...ma aveva ragione!Solo alla fine ha visitato bimbuzza e mi ha insegnato prima di tutto come spogliarla. Mi diceva: "Bisogna fare piano ed essere dolci e delicati per non farla spaventare e piangere"...In effetti non dimenticherò mai come le infermiere me la sballottavano tutta all'ospedale, tra fretta e stanchezza.
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Quanti complimenti poi sempre per Bimbuzza...!!!Il suo approccio con lei era spettacolare: prima delle visite giocava tanto con lei, le faceva scegliere il colore dello stetoscopio, gli svuotava tutta la valigetta per farle vedere che non aveva bastoncini per la gola oppure glieli spezzava per rassicurarla (bimbuzza ha un grande terrore per il bastoncino in gola!).
Alla fine di questi 4 anni con lui, posso ben dire che mi ha insegnato davvero tante cose che continuerò a seguire, anche se mi rivolgerò ad altri, perché mi ha sempre dato sicurezza e tranquillità e non mi ha mai delusa.
Un buon pediatra, secondo me, deve insegnare prima di tutto alle mamme come approcciarsi di fronte a certe situazioni, come domare le paure e mantenere il sangue freddo per il bene del proprio figlio, oltre ovviamente ad essere serio e professionale.
Se avessi riscontrato la stessa passione e l'amore per i bambini nella pediatra dell'asl, non avrei avuto nessun motivo per cercare lui che visitava privatamente...anche se di lui si parlava tanto in giro nel nostro paese...Sapete com'è no? 10.000 abitanti, tutti che si conoscono e sanno la qualunque.
Non voglio quindi aprire una discussione su "pediatra privato si o no". Questa è un'altra storia!Voglio invece soffermarmi sul "perché spesso le mamme sentano il bisogno di condividere le malattie dei propri figli, con foto (a volte, devo dire, orripilanti) e descrizioni accurate, in vari gruppi sui social", chiedendo aiuto. Spesso succede anche dopo aver sentito il proprio pediatra.
La prima parola che mi viene in mente è: CONFORTO.
Probabilmente sapere che c'è un'altra mamma che sta vivendo, come noi, la stessa situazione o l'ha vissuta raccontando come è andata, cosa ha fatto, che medicinale ha utilizzato ecc...conforta molto e offre un sostegno che scalda il cuore. A volte può essere davvero d'aiuto, soprattutto a livello morale, ma attenzione: in un gruppo c'è la mamma non troppo apprensiva ed equilibrata, ma c'è anche quella super ansiosa che, invece di confortare, fa preoccupare ancora di più e il risultato può essere molto controproducente.La seconda è EMPATIA.
In questo momento è una parola strausata, lo so, soprattutto quando si parla di social, blogging ecc. E' innegabile: nei vari gruppi e chat ci si sente accomunati dagli stessi sentimenti, si ha piacere di leggere quello che fanno e vivono gli altri, per poter essere in qualche modo d'aiuto e contribuire con la propria esperienza. Quando si parla di figli e malattie, l'empatia credo raggiunga soglie superiori alla media.La terza parola che mi viene in mente di fronte a questa tendenza è INSICUREZZA.
Ma tutto questo web e queste condivisioni... non è che ci fanno perdere le certezze e ci rendono più insicuri?Non ci basta più il parere del nostro pediatra di fiducia, tanto che riteniamo più utile il parere di altre mamme o medici mai visti di persona?
O forse il pediatra che abbiamo non soddisfa le nostre esigenze, non ci rassicura e quindi "di fiducia" non è?
Da questa terza ipotesi nasce il titolo del mio post: probabilmente se avessimo un pediatra che ci fa dormire sonni tranquilli, non avremmo necessità di parlarne per il web se non "dopo".
Ritengo infatti che condividere le proprie esperienze sia molto utile in generale per aumentare la conoscenza e la diffusione di certe informazioni tra le persone.
Bisogna però stare molto attenti a come si fa.
Soprattutto di fronte a certe patologie, se non si è medici, non è possibile stabilire "cosa abbia un bambino" da una foto o da una descrizione con affermazioni del tipo "sicuramente è questo o è quello perché mio figlio ha avuto la stessa cosa".
Sono convinta però che, a posteriori, raccontare una propria esperienza, come si è evoluta una certa malattia, a quale centro specialistico ci si è rivolti, ecc può contribuire ad aumentare la nostra, permettetemi, knowledge base.
Tutto questo mi è scaturito dal cuore anche perché da mamma sono fortemente condizionabile e certe storie urtano la mia sensibilità.
Direte: "Cancellati dai gruppi e non leggere i forum!"Non credo sia la soluzione anche perché, al di là di questo aspetto, nei gruppi "che frequento" ci sono anche tanta bellezza, solidarietà, generosità e buoni sentimenti da condividere.
Probabilmente se si verifica con sempre maggiore assiduità questa abitudine è perché alla base manca un vero punto di riferimento, cioè il pediatra che non ci fa sentire il bisogno di chiedere aiuto ad altri, nella stessa misura in cui è presente una certa predisposizione personale a ingigantire le cose.
Detto questo, continuerò a fare come detto all'inizio: le notizie "sui raffreddori" le chiederò sempre al mio medico, guardandomi bene dal cercare sul web.
P.S. Per fortuna, nel frattempo, ho trovato un altro pediatra che mi ispira tanta fiducia e simpatia.
Vivy