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L’inattesa piega degli eventi (ovvero come naufraga un pomeriggio di relax)

Creato il 28 agosto 2011 da Phoebe1976 @phoebe1976
 

L’inattesa piega degli eventi (ovvero come naufraga un pomeriggio di relax)L’estate, quando sono in ferie, mi piace molto vivere il mio paesello. Poco più di 600 anime, il lago, le panchine all’ombra fatet apposta per leggerci il giornale, il gelato.
Piaceri semplici, vero relax.
Leggevo appunto il giornale su una panchina, con la testa appoggiata alla spalla dell’Amoremio che si cimenta in un giallo nordico molto estivo.
Quand’ecco che una voce resa stridula dall’età (ma non solo) mi riscuote dall’oasi di pace in cui ero sprofondata:“Ma ciao, Phoebe!”
La signora, avanti con l’età ma non certo vecchia, è una mia zia alla lontana.
Qui al paesello, si sa, siamo tutti parenti.
L’attempata signora spinge un passeggino contenente un neonato, figlio del figlio, ergo mio nipote.
Molto alla lontana. Molto.
E’ figlio del figlio, sì, umanoide non noto per la sua bellezza. E si vede.
Partono i convenevoli di rito.
“Ma che bel bambino” gorgheggio io, sapendo di mentire.
Ciondola la testa mentre il pupo sbava.
“Ehhhh! Sapessi che impegno!” mi fa lei.
“Via su, che a far la nonna ringiovanisci!!”
“Ehhh!” fa la signora acconciandosi la voluminosa messinpiega. Poi strizza gli occhi e cala lo sguardo sull’Amoremio, rimasto appositamente in un angolo.
Poi cala la scure.   
“Ma voi non lo fate un figlio?”
L’Amore mio sobbalza, sostituendo in mezzo secondo allo stupore per la domanda uno sguardo il cui significato (Ma tu i cazzi tuoi???????) non credo sia potuto sfuggire nemmeno all’osservatore meno attento del mondo.
Io, temprata da anni e anni di Ma il fidanzato non ce l’hai? sono meno sensibile e più reattiva verso il parentado in assetto da guerriglia e mi ergo a portavoce, mentre lui si rintana dietro il libro.
Abbandonata dal sesso forte, io non mi scompongo davanti all’inopportuna domanda uscita dalla bocca rassettata della invadente quasi-parente, sempre pronta ad un nuovo gossip da rivendere durante il burraco.
“Eh, vedremo, c’è tempo. Certo, mia mamma non vede l’ora di diventare nonna, da quando è in pensione!” chioso chiudendo (spero) l’argomento e cercandop di deviare la conversazione sulle amenità della pensione italica.
Ma lei incalza, incattivita dalla mia genericità: “Ehh! Ma ti devi sbrigare! Cominci ad essere in là con gli anni!
Rimango a bocca aperta davanti alla cafoneria (o alla verità?) e sto per picchiarla con la panchina quando il pupo, dimostrando un istinto di sopravvivenza superiore a quello del mio gatto, inizia a piangere.
Scusandosi la megera se ne va, lasciando dietro di sé una scia di urla lupesche.
Forse il pupo si prefigura già il suo destino di nipote e vorrebbe sottrarsi, chissà.
Mi siedo, riprendo il giornale.
Accanto a me l’Amoremio ridacchia.
“Hai niente da dire?” lo apostrofo
“Chi, io? Nono, sono parenti tuoi!!”
 
Grrrrrrrr…

 



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