Ernest Henry Shackleton nacque nel 1874 in Irlanda, secondo di dieci figli. A sedici anni, ribellandosi alle ambizioni paterne che lo volevano medico, si imbarcò come mozzo in un nave mercantile e da quel momento iniziò la sua carriera come marinaio prima ed esploratore poi.
Insofferente alla vita quotidiana di terra, alla continua ricerca di notorietà personale e ricchezza, percorse il globo marino in lungo e in largo, in spedizioni sempre più estreme e rischiose.
Dagli anni ’80 dell’Ottocento erano ripresi i viaggi per mare alla scoperta del Nord e del Sud del mondo: zone ancora incontaminate e libere dal dominio umano.
I primi anni del Novecento sono anche gli anni in cui Julius Verne e Ruyard Kipling scrivono i loro celeberrimi romanzi, anni di scoperte tecnologiche e scientifiche; gli anni del Futurismo, ma anche gli anni della Prima Guerra Mondiale.
Erano gli anni delle esplorazioni di Robert Falcon Scott e Roald Admunsen: il globo terrestre era stato scoperto ormai tutto, rimanevano ancora ignoti i continenti artici e antartici. Continenti dove le condizioni climatiche estreme rendevano difficoltoso e pericoloso ogni passaggio dell’uomo. Bisognava essere esperti, preparati, molto coraggiosi, pronti a tutto.
Shakleton ricorda come fin dalla prima infanzia fosse attratto dal misterioso Sud del mondo. Dunque, perché non provare ad attraversare il continente Antartico? Un viaggio che si mostrava, già sulla carta, irto di difficoltà logistiche e tecniche, senza alcuna possibilità di aiuti o appoggi esterni. Ma che appariva anche estremamente affascinante
Da questo momento parte il racconto dell’albo illustrato di William Grill.
Nell’agosto del 1914, proprio mentre l’Inghilterra si apprestava a entrare in guerra contro la Germania, Shackleton, con ventisette uomini dell’equipaggio e novantasei cani, lasciava le coste britanniche e si dirigeva in Sud America.
Il comandante Shakleton aveva scelto personalmente i ventisei uomini del suo equipaggio, valutandone non solo le capacità professionali, ma anche le attitudini artistiche e umane.
Grill li descrive tutti con figurine ironiche ma precise, denotando di ogni componente non solo il mestiere, ma anche la particolarità fisica umana.
Noi lettori, incuriositi dal tratteggio rapido ma accurato dei personaggi, li immaginiamo giovani, imponenti, coraggiosi e folli.
Un viaggio studiato e vagliato accuratamente come ben raccontano le immagini: dall’equipaggiamento al cibo, tutto era calcolato per poter viaggiare anni, tenendo conto anche delle estreme difficoltà legate alle malattie da scorbuto.
La nave era di dimensioni ridotte, rinforzata e con rompighiaccio sulla prua. Sul ponte novantasei cucce ospitavano i cani.
Come si può immaginare, difficoltà grandi e piccole non si fecero attendere. Ma Shackleton aveva previsto perfino come far fronte agli inconvenienti più seri, predisponendo la possibilità di proseguire a piedi e con scialuppe più piccole, pensando a come rifornirsi di cibo fresco (l’Antartide è infatti popolato da animali), a come cucinare sulla neve, organizzandosi per ripararsi dal freddo estremo e via andare. Sempre con un occhio attento alle esigenze, anche psicologiche del suo equipaggio, cani compresi.
D’altra parte, l’uomo ha sempre desiderato scoprire, avventurarsi, fuggire: i viaggi per nave noti dell’antichità raccontano di esseri mitologici, tempeste divine, isole lussureggianti e misteriose. Teseo e Odisseo, Enea, Marco Polo, Cristoforo Colombo sono solo alcuni di coloro che intrapresero avventure alla ricerca dell’altro e dell’altrove, o più concretamente spinti dal desiderio di diventare ricchi.
Il linguaggio scelto è accurato senza peccare di pesantezza, la narrazione è avvincente. La combinazione vivace e minuziosamente integrata tra testo verbale e immagini rende questo albo adattissimo ai giovanissimi esploratori dei nostri giorni, ai quali spesso, per eccesso d’ansia di protezione, rendiamo impossibile anche solo attraversare la strada da soli.
William Grill, grafico e illustratore, lavora per riviste e giornali. Molto noto e celebrato in Inghilterra, ha saputo regalarci un libro incredibile per celebrare il centenario di uno dei viaggi più noti e appassionanti. L’albo è di grande formato, con copertina rigida, carta morbida e piacevole al tatto. La traduzione è di Caterina Vodret.
La descrizione equilibratamente dettagliata, l’uso inconsueto dei pastelli a cera per l’illustrazione, l’estrema varietà nella composizione della pagina, rendono questo libro un piccolo capolavoro. Consiglio inoltre di visitare il sito web di Grill, dove la suggestiva immagine di copertina ruota e si può avere un’anticipazione delle soprese del libro.
(età consigliata: da otto anni)