Magazine Italiani nel Mondo
In effetti Taipei e’ un buon punto di partenza, posizione strategica per andare facilmente in giro per l’Oriente e questa parte del pianeta e’ un concentrato di mondi, un mix favoloso di etnie e di culture. Come in Malesia e a Singapore, appunto.In questo post pero' non descrivo i due Paesi in generale (lo faro' piu' avanti), ma una cosa che mi ha colpito particolarmente: l'India a Singapore. Ecco, se il tuo sogno e’ andare in India, vedere i colori di questa terra magica, respirare gli odori d’incenso che esalano dai templi induisti e ti trovi a Taiwan, non serve andarci davvero, che da qui dista come dall’Italia! Basta andare a Singapore, molto piu' vicino, e sara’ la stessa cosa. Ed io in India sogno di andarci da tempo, quindi questo primo insolito "assaggio" a Singapore, e' stato una sorta di piacevole introduzione.Questa piccola citta’- Stato, regno della perfezione, dove niente e’ lasciato al caso, ma tutto e’ controllato da un ordine ben preciso e da una dittatura “soft”- come la chiamano- e’ un crogiolo di culture diverse che convivono pacificamente tra loro. Cinesi, malesi, indiani, ma anche stranieri occidentali e tanti altri gruppi etnici vivono serenamente insieme e liberi di professare il proprio credo, pertanto non e’ difficile trovare a pochi metri di distanza fra loro una moschea, una chiesa e un tempio. Io, da sempre affascinata dall’India e dalle donne indiane (complici i romanzi e le storie che leggo sin da ragazzina), ho prenotato un albergo proprio a Little India, perche’ volevo almeno “spiare” questo mondo e, con mia sorpresa, non si trattava solo di qualche negozietto indiano sparso qua e la’, ma di un vero e proprio microcosmo indiano concentrato in un quartiere.
Uomini imbellettati e profumati che vanno al tempio per la preghiera del mattino, baracchini che vendono corone di fiori per Ganesh e immagini di Shiva, saloni di bellezza per i tatuaggi con l’henne’ su mani e piedi e future spose emozionate e intente a scegliere i disegni piu’ belli. Gioiellerie stracolme di persone che comprano oro, quell’oro giallo che si abbina cosi’ bene alla loro pelle. Ristorantini e bancarelle di cibo che solo passarci accanto ti stimola l’appetito. Odori di spezie e colori dappertutto. Anche durante una giornata di pioggia (e a Singapore gli acquazzoni tropicali sono all’ordine del giorno), che renderebbe grigia e uggiosa qualsiasi altra citta’, Little India sembra un campo fiorito a primavera, un’esplosione di colori che ti accende gli occhi e l’anima. Ma c’e’ una cosa che mi attrae piu’ delle altre, che mi lascia incantata: la vista dei sari stupendi e svolazzanti indossati dalle donne indiane.
Ecco, secondo me non esiste abito piu’ elegante e sensuale di questo. Qualsiasi donna, anche non bellissima, indossandolo diventa cosi’ gradevole, cosi’ infinitamente affascinante. Il sari e’ un concentrato di femminilita’ e le sue stoffe di svariati materiali e colori, raccontano antiche storie di donne forti (questa la mia visione un po’ romanzata, forse, ma voglio immaginarle cosi’).E’ forse l’indumento piu’ antico ad essere stato tramandato sino ad oggi e quasi tutte le donne lo indossano ancora. Questa stoffa raffinatissima lunga alcuni metri si porta avvolta intorno ai fianchi e drappeggiata su una spalla. Viene indossato con un corpetto molto corto che lascia scoperta la vita. Nonostante la nostra cultura del fashion, la moda italiana, quella francese e tutte le invenzioni e conquiste della nostra societa’, come la minigonna, il sari resta, secondo me, l’indumento piu’ sexy che una donna possa indossare. E se non fosse che io sono salentina e che farei ridere i polli, lo porterei con molto piacere.
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