Oramai è da più di un mese che le notizie sull’acceso conflitto tra Israele e Palestina, o per meglio definirla “guerra in un’unica direzione”, intasano ogni piattaforma di comunicazione di massa, però per la stragrande maggioranza delle volte le notizie sono edulcorate, come sempre, a loro piacimento.
Si sa, la storia la scrivono i vincitori, ma dipende anche come viene scritta la storia. Ricordiamo tutti, chi più e chi meno, cosa è andato in scena nella Germania Nazista, ossia l’annientamento di un’unica razza, quella ebrea, ritenuta inferiore in termini di appartenenza umana secondo un piano molto rigoroso partorito da una mente, e da un periodo, poco felice. Quel disprezzo, misto ad annullamento della dignità umana per i “simili”, trovò consenso ed abnegazione in una nazione che cercava una rivincita nei confronti della Storia, quella storia che li aveva visti sconfitti ed esautorati di quella dignità che dopo pochi anni, avrebbero a loro volta estirpato da “altri simili”.
Molto tempo fa una mente, questa volta molto più felice e geniale, diede alla luce una frase che poi è rimasta nel tempo prerogativa della Storia, in quel suo circolo continuo, nel suo ricambio totale degli eventi, che or ora accadono, e subito dopo in un colpo son dimenticati. Ebbene quella mente disse : “La storia si ripete sempre due volte. La prima volta come tragedia, la seconda come farsa“.
Procedo con cautela, perchè non voglio in nessun modo inoltrarmi in terreni che possono portare a differenti visioni su fatti acclarati. La mia volontà, e da questo nasce il mio blog, è quella di offrirvi la mia analisi dei fatti, che può essere condivisa oppure no, ma resta, difatti, un’analisi di una persona che non cerca nè consenso nè manifestazioni di affetto ma resta semplicemente un’analisi sulla base dei miei studi, delle mie considerazioni personali e della mia capacità, ovviamente questa naturale, di osservazione dei fenomeni sociali e non.
Partiamo dalla storia della Germania nazista, e qui chi mi legge già saprà, del tutto o in parte, come sono andate le cose.
Il periodo storico, la sconfitta nella prima guerra mondiale, quindi le feroci sanzioni, portarono ad un risentimento generale della popolazione tedesca, più volte vessata anche dai vicini francesi, nella famosa fase di “militarizzazione” del bacino della Ruhr. Quei tempi, per i tedeschi sopratutto, erano crudeli. La fame, la carestia, la svalutazione imponente del marco, resero tutto più difficile.
In questo contesto che nasce quella “tragedia” degli ebrei. La ricordiamo ogni anno, la data che rappresenta per tutte le generazioni che sono venute dopo, un monito, un avviso su ciò che bisogna evitare, su ciò che non è stato evitato e su ciò che può portare un cattivo uso della ragione. Dare infatti delle motivazioni “scientifiche” a quella che è stata una delle tragedie più conosciute del Secondo Conflitto Mondiale, anzi dell’era umana, era una cosa da evitare, ed era ancora di più da evitare cercare ogni volta dei capri espiatori da gettare in pasto alla folla, al popolo, quello da cui si guardavano bene i Padri Fondatori degli Stati Uniti perchè ritenuto poco “ragionevole”, e nella maggior parte dei casi, così è stato.
Quindi in quella Germania Nazista si consuma la “tragedia”, la prima parte della storia, che ha come vittime gli Ebrei, cioè degli aleatori capri espiatori, accusati di essere ricchi alle spalle del popolo, accusati di essere gli artefici della crisi economica, e quindi di conseguenza ritenuti non all’altezza di esseri superiori, cioè della razza ariana.
In un precedente articolo ho scritto che l’indifferenza, la volontà di girarsi dall’altra parte, essendo un’azione più “comoda”, è sempre stata la protagonista nella società. Lo è stata nella segregazione razziale, in quella religiosa, in quella etnica, in quella politica e lo sarà sempre.
Quindi ora viene la seconda parte della frase. La “farsa” che si consuma proprio perchè quell’indifferenza prende pieno possesso non solo dei nostri corpi, ma anche delle nostre menti. In ogni cosa che facciamo, in ogni cosa che pensiamo.
La “farsa” è proprio presente, ed è protagonista, del conflitto tra quell’Israele, le precedenti vittime della tragedia, ed i Palestinesi, da tempo esautorati di quella dignità strappata, molto tempo fa, ai loro carnefici.
Superando le barriere storiche del giustificazionismo alle azioni militari, possiamo anche superare il dualismo tra guerra e pace.
La guerra se la intendiamo nel senso Hobbesiano del termine è un fenomeno sempre esistito nella razza umana. Il problema non è mai stata la guerra ma la giustifica alle azioni violente.
Voglio evitare di cadere nella considerazione degli eventi storici, che non fanno altro che dare ragione “sempre” alle vittime di questo conflitto, quelli che sono sempre gli sconfitti dei conflitti, quelli che sono “i cattivi” perchè la storia non la possono scrivere loro che non sono i vincitori. Voglio provare a definire questi eventi sulla base delle mie considerazioni.
Israele non ha ragione.
Primo perchè non si può giustificare la maggior percentuale delle vittime innocenti di un conflitto, iniziato per un abominio, come quello dei tre ragazzi israeliani (di cui non si conoscono ancora i colpevoli), come una cosa che può capitare. Questo abominio, tra l’altro come sempre accade, ha generato un altro abominio, ossia l’uccisione di un ragazzino palestinese che poco aveva a che fare con tutta la questione conflittuale in atto. Le percentuali delle vittime innocenti, tra cui moltissimi bambini, superano di gran lunga le sommarie percentuali degli estremisti, così dicono loro, uccisi dall’esercito.
Secondo perchè giustificare la voglia di prendere chi lancia i missili (che non hanno provocato vittime civili in Israele) poco si confà allo sterminio di edifici civili messo in atto dalla contraerea sionista. Ospedali, Orfanotrofi non sono mai stati basi di lancio di missili da parte degli integralisti di Hamas, quindi hanno poco senso queste azioni ed è proprio per questo che parlo di “Farsa” in relazione a questo conflitto.
Ho la vaga impressione che Israele stia facendo di tutto per mascherare la sua campagna militare di puliza etnica, ho come la sensazione che i bambini siano più che vittime casuali, cioè ciò che in futuro potrebbe rappresentare una minaccia per quella “democrazia moderna”, altrimenti non mi spiego l’abbattimento di un asilo e l’ospedale dove si partorisce e si prestano le cure. Il piano di Israele, secondo la mia modesta opinione, va oltre la semplice considerazione della minaccia di un altro soggetto politico e religioso, anche perchè, come ho sottolineato le vittime civili superano di gran lunga quelle considerate da loro come vittime “di guerra”, cioè i soldati di Hamas.
A mio avviso questa generazione di Israeliani ha reciso con profonda decisione ogni legame con la loro storia.
La storia li ha considerati da sempre vittime sacrificali ed ora sentono l’esigenza di sovvertire quella condizione remissiva e trasformarla in una capace di donare loro l’ebbrezza del ruolo di carnefici. Per questo motivo ritengo che abbiano spezzato ogni residuo legame con il passato ma così facendo non fanno altro che generare negli altri la stessa azione, cioè il doppio ricordo relativo ad Israele, come il tentativo involontario di offuscamento di quella storia in cui erano le vittime, sostituendola con quella in cui ora sono i carnefici, perchè in genere, come avviene per le azioni individuali, una piccola azione negativa è capace di ammantare quasi perennemente ogni azione positiva fatta sino a quel momento.
Quello che però mi fa più paura è il silenzio assordante dei paesi del mondo occidentale in relazione a questo eccidio della popolazione palestinese. Così come è accaduto in Siria, così come accade in altri paesi dimenticati, a farne le spese sono sempre gli innocenti, vittime di una parte di questo mondo violento e dell’indifferenza dell’altra parte.