L’influenza del clima sulla mente umana

Creato il 09 febbraio 2012 da Mcnab75

Approfitto della disastrosa situazione climatica che grava su mezza Europa per riproporvi questo articolo riveduto e corretto.
Non sono certo io a scoprire gli effetti deleteri del clima sulla mente dell’uomo, ma credo sia interessante discuterne in maniera più approfondita.
Fermo restando i disagi causati dalla neve e dal gelo io mi dichiaro ben più suscettibile alle temperature elevate, che in estate riescono a portarmi di tanto in tanto sull’orlo di veri e propri esaurimenti nervosi.
Ma bando a queste considerazioni personali e spazio all’articolo.
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Il più profondo effetto del tempo sull’uomo è costituito dalla funzione che esso ha sulla sua vita individuale influenzando il suo organismo, la sua volontà e le sue emozioni. In numerosi casi la correlazione è chiara e nettamente biologica. Per esempio, quando un freddo del nord colpisce le zone montagnose dell’America Centrale, normalmente calde, molti Indiani contraggono una polmonite mortale; nelle zone temperate del Nordamerica il tempo variabile dell’inizio della primavera è apportatore di raffreddori e la stessa cosa accade nell’Europa meridionale. Ma alcuni esperti ritengono che il tempo possa influenzare l’uomo in più complessi, oscuri e impressionanti modi.

Sin dal tardo XIX secolo quando cominciarono a essere organizzati gli studi degli effetti dell’ambiente sulla personalità, la scienza ha accertato la dipendenza tra tempo e comportamento umano, dalla frequenza dei casi di atti violenti e aggressioni alla disciplina in classe degli studenti, dalla circolazione dei libri nelle biblioteche pubbliche ai suicidi, e dalla perpetrazione di lesioni e omicidi ai fatti amorosi. I dati di tutti questi argomenti sono contenuti in un voluminoso libro, Moventi principali della Civiltà, scritto da Ellsworth Huntington di Yale.

Con tempo umido a Denver diversi scolari dovettero essere puniti cinque volte di più che con tempo secco.
Nelle biblioteche pubbliche di otto città del Nordamerica le persone ritiravano libri di letteratura seria molto più frequentemente nel tardo inverno o all’inizio della primavera che negli altri periodi dell’anno.

Nel suo libro Il clima fa l’uomo Clarence A. Mills, professore di medicina sperimentale all’Università di Cincinnati, afferma che il cattivo umore e la discesa del barometro sono strettamente legati. In un giorno in cui l’umidità è scarsa e il barometro è in ascesa, l’uomo medio tende ad andare al lavoro giornaliero di buona lena, adempie alle proprie mansioni con efficienza e guarda alla vita con ottimismo. Ma lo stesso uomo in una giornata afosa di agosto brontola con i suoi ragazzi, attacca briga con i compagni di lavoro, è scuro, accigliato e pessimista. In condizioni normali la maggior parte delle persone se la cava alla meno peggio da simili noie prodotte dal tempo; gli orizzonti si allargano e il senso dell’humor viene recuperato. Ma su persone le cui condizioni fisiche sono già sotto la media, gli effetti opprimenti del cattivo tempo possono sconvolgere l’equilibrio di una salute al limite di gravi malattie.

Su persone già sotto sollecitazioni emotive, esso può fare esplodere atti aggressivi. Dei 148 tumulti religiosi che si sono avuti in India dal 1919 al 1941, dice Huntington, più di un terzo hanno avuto origine nei mesi di maggior disagio, aprile e agosto. Il grafico scende leggermente in maggio e giugno, quando la stagione dei monsoni recava venti freschi e rovesci che alleviano il calore ardente.
La curva però comincia a risalire in luglio, quando il vento cessa e l’aria diventa umida. In un altro classico studio, di un pioniere nel campo degli influssi del tempo, O. E. Dexter, il tempo viene accusato di essere probabile fattore negli arresti per crimini e aggressioni. Studiando circa 40.000 di tali arresti nella città di New York, Dexter mostrò che la linea dell’incremento era esattamente parallela all’aumento della temperatura. In gennaio il grafico degli arresti era basso, in luglio esso raggiungeva la punta massima, diminuiva solo durante le snervanti giornate di agosto. « La temperatura, più di ogni altra condizione » concludeva Dexter «influenza gli stati emotivi che sono la causa delle liti.» Egli può avere esagerato un poco, ma i suoi diagrammi mostrano manifestamente una relazione tra umore e temperatura.

Ai venti che soffiano costantemente e in maniera monotona per settimane si attribuisce una profonda influenza sulle persone. Gli effetti deprimenti del fohn delle Alpi sono solo un esempio. Nella Francia meridionale il vent du Midi, un vento caldo-umido, è comunemente ritenuto responsabile di emicranie, dolori reumatici, attacchi epilettici e asmatici, e di alcune manifestazioni di malattie infantili.
La gente di Tangeri incolpa il levanter, vento orientale proveniente dal Mediterraneo, delle emicranie e del senso di oppressione. I Nordafricani credono che lo scirocco, caldo e polveroso vento che soffia dal Sahara, deprima la gente fino al suicidio. E un vento da est, senza nome specifico, che soffia su Londra in novembre e marzo fu collegato da un medico inglese di corte del XVIII secolo al regicidio.

Voltaire, citando le parole del dottore, dice che esso causò «nera malinconia in tutta la nazione». Un numero indefinito di scoraggiati londinesi si impiccò, gli animali diventarono turbolenti, la gente diventò feroce e disperata. «Fu letteralmente dovuto a un vento da est» disse il dottore, secondo Voltaire «se Carlo I fu decapitato e Giacomo XI deposto».

Fonti:

http://mcnab75.livejournal.com/

http://www.meteo-net.it/


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