Ci sono autori, come Robert Ludlum, che nel tempo di arrivare a pagina due dei loro romanzi riescono a buttarti nel pieno della vicenda e a tenerti incollato al libro fino alla conclusione dell’epilogo, e poco importa che i loro romanzi possano sembrare in fondo tutti uguali.
L’inganno di Prometeo rientra a pieno nel filone di cui sopra.
Nick Bryson ha lavorato per quindici anni come agente segreto del Direttorio, agenzia segretissima in grado di muoversi senza autorizzazioni ufficiali, e senza dubbio è sempre stato il migliore.
Da cinque anni è però stato messo a riposo dal suo capo e mentore Ted Waller, così quando Dunne, vice capo della CIA lo costringe a rientrare nel gioco e gli dimostra che il Direttorio è solo un’immensa truffa sovranazionale e che in realtà lavora contro il governo, il suo mondo crolla di colpo.
E da quel momento rientra in pista e si muove per smontare il Direttorio e capire cosa di vero c’è stato nel suo matrimonio con Elena.
Ma che ruolo hanno in tutto questo la CIA, l’azienda che monopolizza il mercato della videosorveglianza e il misterioso Prometeo?
Bryson dovrà cancellare ogni sua certezza (più volte) e rimettere in gioco ogni amicizia, ogni convinzione, finendo per muoversi praticamente da solo contro tutti.
L’inganno di Prometeo è un immenso crogiuolo di spy story e lunghissime pagine di inseguimenti e di fughe.
Dettagli di strumenti elettronici di elevata tecnologia, di armi di ogni specie, di tecniche di combattimento e di identità segrete.
Ludlum butta dentro davvero tutto in un’avventura che tocca ogni angolo del pianeta (USA, Canada, Russia, Europa, Cina, Africa) e che coinvolge infondo tutti i governi nazionali del pianeta.
Non vorrei rivelarvi troppo sui veri scopi del Direttorio e ovviamente di Prometeo ma sappiate che c’è in ballo il controllo del mondo con tecniche che nemmeno il Grande Fratello (quello di George Orwell, non quello di Alessia Marcuzzi) era stato in grado di prevedere.