Ecco, vedendo Shopping Night su RealTime io mi sono sentita così.
RealTime è il canale che da qualche anno su Sky, e da un annetto sul digitale terrestre (per i fortunati che vedono tutti i canali) sta insegnando agli italiani che tutto si può risolvere in una settimana, che pochi consigli degli esperti ben copiati faranno diventare la tua tavola/casa/cassettiera/vita in un sogno, il tuo fisico a pera in qualcosa da valorizzare invece che da nascondere.
Ok, lo ammetto, io sono totally addicted a questo canale, potrei citarvi il palinsesto a memoria, dirvi a quale stagione è arrivato ogni programma, quali sono repliche e quali sono le nuove puntate.
A mio parere, ci sono solo due nei: uno è Paint Your Life, forse perché io nel bricolage/decoupage/cosage sono negata, i miei pacchetti di Natale sono sempre i peggiori della cumpa, e perché la sua conduttrice sembra Pollyanna versione XXI secolo, del genere che prenderesti il suo amato martello e le faresti vedere i mille usi sulla sua faccia, da quanto è mielosa.
L'altro neo è Shopping Night. Purtoppo non si può evitare, visto il numero di promo che passano e di repliche che propongono. L'idea di base è buona: prendi tre smadrappate che sanno abbinare le calze con la camicia, due esperti di stile, apri per una notte uno dei tempi della moda, libera le vacche e vedi cosa succede. La smandrappata che azzecca l'autfit per il tema proposto, se lo porta a casa aggratis.
Il problema è che il programma (che credo sia un format copiato, ma questo non importa) è stato sviluppato malissimo.
Punto primo: i due
Gozzi è un volto centrale di Real Time. Ha lavorato con stilisti di fama mondiale tra cui Thierry Mugler e attualmente lavora presso Ermanno Scervino. Ha inoltre creato un blog nel 2009 per comunicare con i fan e tenerli aggiornati sulle novità della moda.
Lavora presso Ermanno Scervino come cosa? Stilista, pr, donna delle pulizie? Comunque sia, la sua abilità più grande nel mondo della moda è vestire se stessa. Che voglio dire, è già molto più di tanti altri sedicenti fescion blogger/stylist/expert, ma da qui a poter diventare un giudice di moda ne passa... Del resto se Simona Ventura può giudicare la musica, chi siamo noi per impedirglielo?
Il secondo giudice è Enzo Miccio, che credo sia stato nominato giudice in quanto gay. Per Realtime è una skill sufficiente per essere assunti. In realtà lui è un apprezzato wedding planner, ed è così che è nata la sua stella, con un altro pilastro di RealTime (Wedding Planner, appunto), in cui in coppia con un ex-socio allestisce matrimoni sfarzosi (meravigliosi, ma questo è gusto personale) farciti di nastri, raso e organza. È talmente simpatico che anche il socio l'ha mollato.
Entrambi i giudici nascono da altri programmi, in cui sono diventati famosi per essere divertenti, (mediamente) spontanei e anche un po' stronzi. Cosa cambia qui? Che è tutto recitato, in maniera pessima. Uno stronzo si apprezza quando spara acidate spontaneamente, non se le legge da un gobbo. Questi due stoccafissi non saprebbero recitare la loro carta di identità, figuriamoci interpretare copioni da oscar come "La moda ha le sue regole". Ok, ammettiamo che i testi non sono scritti da Dario Fo.
Posto un esempio:
Il secondo errore? Le marchette. Il programma si svolge alla Rinascente di Milano, che per i pochi che fossero rientrati dalla Siberia dopo trent'anni da expat e non sapessero cos'è, è un department store, anzi IL department store di Milano, a fianco del Duomo e altrettanto meta di gite turistiche. È un'istituzione che, udite udite, esiste dal 1800 a Milano e deve il suo nome a Gabriele d'Annunzio. All'inizio del 2000 ha vissuto anni bui e finanziariamente sta ancora traballando, però grazie a notevoli investimenti, almeno nello store di Milano, sta conoscendo da 4-5 anni una fase di ricrescita, dovuto all'assunzione di buyer intelligenti che hanno portato dei marchi che, sebbene all'estero siano come il prezzemolo, da noi ancora li vediamo con il lanternino: Sandro, Vanessa Bruno, Margiela...
La Rinascente ha 7/8 piani, di cui 5 inutili: piano -1 design&casa, del genere che lo visiti una volta per visionare dei complementi d'arredo che non ti puoi permettere e poi lo dimentichi; due piani dedicati all'uomo (tutto quello spazio sprecato, ma perché?), con una selezione di marchi vecchi, ma vecchi, ma vecchi, che il loro cliente più giovane deve essere Noé, se vendendo tutti gli animali e anche l'arca, avesse abbastanza soldi per un maglione. Perché, manco a dirlo, è tutto molto caro. No, mi correggo, i brand proposti sono tutti di fascia alta (parliamo modese, s-il-vous-plait), cioé sono cari. Poi c'è un piano per donne vecchie, uno con il ristorante/bar/coiffeur. Infine, ci sono i piani utili: piano terra: make up, accessori e gioielli, piano mezzanino: borse borse borse (non so se ci sia altro, io focalizzo solo quello) e piano donna ohyes. In questi 3 piani si svolge il programma. I marchi sono BEN esposti, non sono minimamente nascosti e, per di più, ci sono dei primi piani degli appendini che sembrano loro i protagonisti. Un minimo di pudore ecchecchez! Un marchio si dovrebbe riconoscere dallo stile, non dal logo! In secondo luogo, per aggiungere errori sul fuoco, hanno girato tutte le puntate, se non insieme, in pochi giorni, quindi il merchandising è sempre lo stesso. Scusate, in italiano: si vedono sempre gli stessi vestiti, grazie per la fantasia. Mi suona vagamente di programma pre-confezionato ad arte per promuovere La Rinascente e i marchi che cacciano il grano. Perché, e so di sconvolgere il vostro piccolo mondo, le vere mete della moda a Milano sono altre, e non parlo di via Montenapoleone, ma delle piccole perle nascoste che i veri fashion victim conoscono e non hanno bisogno di pubblicità. E che vendono le prime linee, non le linee giovani, magari più economiche (ma che comunque non mi posso permettere).
Ultima pecca (e con questa non manca più nulla): le concorrenti. Ogni volta tre, per dirla in maniera elegante, palinculo che sono convinte di essere regine dello stile e si presentano con la lampada appena fatta (= viola in faccia), le extension (vaderetrosatana), le unghie rosa baby (che fuori dalle feste anni '60 sono improbabili). E se ne escono con : "Vincerò sicuramente io perché le altre sono antiche." E tu sei imbarazzante, amica. È come se avessero fatto i casting cercando delle stronze-ma-non-troppo. Volete delle stronze? Eccoci: io, la Zitella, Gogo, la Sarda Bastarda, mettiamoci anche un paio di amiche di twitter che non conosco di persona ma promettono bene, la Cocchi e Stazzitta. Forse non saremo tutte regine di stile, ma siamo delle stronze che llevati.
In un quarto d'ora potremmo demolire le altre concorrenti facendole scappare piangendo. Intendo prima che inizi il gioco. Tuh! con quelle borse sotto gli occhi fuxia, nessuno ti ha detto che la lampada a gennaio se la fanno solo i tamarri e Carlo Conti? Tuh! Con quel vestito sembri una battona! L'hai pagato 500€? Allora sei una battona stupida! Tuh! Se non sai la differenza tra un abito da cocktail e una pochette ma cosa vivi a fare?
E poi le concorrenti non hanno capito lo spirito del gioco, che non è "mettisullarellatuttoquellochetipiacemanontipuoipermetterecomesenoncifossedomaniemagariportiacasaqualcosa", ma "c'è un tema rispettalo". Mi voglio candidare, sono ancora indecisa se come giudice o come concorrente. Zitella, che ne pensi?
Nonostante questa critica demolente, vorrei salvare un paio di perle, veri capisaldi dello stile e della vita:
Enzo Miccio: "Le scarpe non mentono mai, dicono molte cose di chi le indossa."
Carla Gozzi: "Possono anche parlare molto male di te, se non le sai abbinare!"
Concorrente alla make up artist: "Vorrei gli occhi da cerbiatta."
Enzo Miccio: "Tesoro, ti ricordi che fine ha fatto la mamma di Bambi?"
Piccolo aggiornamento del 30 gennaio. Ho appena visto una puntata a tema "Crociera con aperitivo con il capitano". Anche fosse una replica, ci voleva tanto a non mandarla in onda? #nonhannopudore #fail