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L’insieme vuoto. Per una pragmatica dell’immagine – Federico Ferrari

Creato il 09 aprile 2015 da Amalia Temperini @kealia81

Non ho terminato questo libro oggi, ma diverso tempo fa. Evidenzierò solo gli aspetti che mi convincono poiché consoni ai miei interessi.

L’attenzione dello studioso Federico Ferrari – filosofo dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Brera – si concentra in questo piccolissimo volume sulla necessità dello sguardo, l’insieme vuoto e la teoria degli insiemi. In sostanza ripensa l’uso l’immagine nella sua essenza, considera la sua elaborazione attraverso un processo costituente, liberandola dai concetti abusati di modernità e postmodernità, per una valutazione giusta, non del tutto è calcolata o calcolabile. Per lui conta l’imprevisto: un riposizionamento di osservazione concentrato nell’autenticità della visione.

La distanza creata dall’autore nel descrivere queste pagine è la capacità di distinguere tra leggere e vedere, e quanto scrivere e tramutare una figura in parole sia un tentativo che a lungo andare è destinato a fallire.

L’immagine è, secondo il suo punto di vista, un linguaggio ricco e presente, capiente e capace di donare altre storie, magari emergenti.  Questo aspetto è un compito di valutazione valida nel saper fare configurazione critica. L’osservazione di chi riconosce letture capaci di proiettarsi oltre i numeri e dati è la consapevolezza di saper compiere gesti poetici.

Interessante quando si raccoglie nella descrizione del forsennato, colui che è definito “un senza meta”: un inadeguato non dotato di sensibilità propria, che in questi tempi amari riesce a farsi strada, riciclare e tramutare il disagio di sé, permettendo l’avanzare del superfluo.

L’autore concentra la sua teoria nella necessità di concentrare la propria realtà di essere umano nelll’atto di scelta e discernimento.
Saper riconoscere la sperimentazione dei linguaggi, come atti di rottura – attraversano l’indisciplina – vuol dire rifiutare l’inutile, l’autoreferenzialità e i personalismi, pretendendo solo il meglio per andare avanti per l’intera comunità, e proteggere questa etica significa incontrare la tradizione.
Lo scontro/incontro tra indisciplina/sperimentazione – tradizione/cultura si accende solo in chi è dotato di una sensibilità sana, poiché capace di far germogliare il nuovo in segmenti differenti e trasversali più disparati dell’arte e della cultura.

La messa in crisi che si applica con un progetto di visione ampio – e senza pregiudizio – è dato dal ritmo costruito dello sguardo in una cadenza legata alla condivisione e alla partecipazione, per la realizzazione di un nuovo modo di trasmettere (e raccontare) le cose in una veste rinnovata incontaminata.

Il mondo è prevedibile solo per chi non sa vedere, solo per chi pensa che vedere sia leggere un insieme di dati, di cause ed effetti. Chi scambia la visione con la lettura non comprende che vedere un’immagine non significa leggere un testo, mettere in ordine delle parole affinché lo spazio della cosa sia determinato e saturato da una coordinata e da una ascissa. Il voyant, il poeta, non legge il mondo, lo vede, lo immagina: la parola poetica rende il linguaggio alla sua dimensione iconica.
Il linguaggio della natura non è scritto coi numeri. Il linguaggio della natura è articolato da una pluralità di immagini e dalla infinita apparizione ex materia di nuove immagini”.

Federico_Ferrari


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