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L’insostenibile leggerezza dell’essere sinistra

Creato il 28 febbraio 2013 da Trame In Divenire @trameindivenire
Essere

Essere

Allora si guardava con più ostinazione, cercando con la forza della volontà di cancellare la fisionomia della madre, di sottrarla, così da far rimanere solo ciò che era lei stessa. Quando ci riusciva era un momento di ebbrezza l’anima saliva sulla superficie del corpo come quando un equipaggio irrompe dal ventre della nave, riempie tutto il ponte di coperta, agita le mani verso il cielo e canta.

Milan Kundera – L’insostenibile leggerezza dell’essere

 

Tubìornotubì

In realtà la sinistra esiste, è sempre esistita, ed è plurale, anche troppo. Si deve parlare infatti di sinistre. Ed è talmente plurale che trova complicata una sintesi e da sinistre riuscire ad essere sinistra, riunirsi intorno ad un centro, un principio unificatore, il centro di gravità permanente, “l’amor che move il sol e l’altre stelle”.

Oggi la sinistra c’è, ed è plurale, con vocabolari e nomi diversi. Tanti, troppi. C’è la nuova sinistra, che non sa che farsene del suo vecchio e logoro nome, diciamo una sinistra evoluta, anche se un po’ cruda, che fa volentieri a meno delle vecchie forme, diciamo quelle tradizionali. Una sinistra che preferisce essere, senza necessariamente “apparire” come tale. E c’è ancora la vecchia sinistra, che non vuole rinunciare al suo nome “sinistra”, nemmeno alle sue forme più esteriori, al suo vocabolario più apparente, che vuole essere ma spesso si logora nel suo apparire. Ne fa una questione estetica – questioni di lana caprina – più che essenziale, confondendo la forma con l’essenza, il contenitore con il contenuto e scindendo l’originaria unità armonica tra forma ed essenza, allontanando l’una dall’altra.

E’ la torre di babele. La confusione delle lingue. La perdita di senso. La diaspora.

Ecco, occorre ritornare al principio. E questo è un dovere, istituzionale, di più, costituzionale. E ancora di più, è un dovere essenziale, quello che fa tornare ad essere, innanzitutto. Verrà da sé, l’essere manifesterà senza ostentazione, con naturalezza, direi con “leggerezza”, il suo sostenibile essere sinistra.

Ora, per come la vedo io, fatte salve alcune (a volte tante, forse troppe) forme, esuberanti, al limite del populismo, per i contenuti che veicola, il M5S, in larga parte, potrebbe rappresentare la nuova sinistra. Quella sinistra che, anche a ragione, farebbe e fa volentieri a meno di una semantica consunta, abusata, stanca. Ignorare questa possibilità, relegare il M5S a mero movimento di protesta, ignorare la sua enciclopedia di senso tutta in divenire, è come rinchiudersi nella Babele che va in rovina e non rendersene conto.


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