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L’insostenibile pesantezza dell’essere donne

Da Gioacchina @disoccupingegna

Negli ultimi due giorni ho avuto modo di riflettere sul fatto di essere donna, o meglio, su come noi donne veniamo considerate in questa società. D’accordo, non è una riflessione originalissima, da anni ci si scrivono sopra fiumi e fiumi di parole, senz’altro più autorevoli delle mie. Mi spiego meglio, allora. A farmi riflettere (nel tempo tra un botto di pagine da studiare e l’altro) sono stati un articolo su un blog de “La Repubblica” (http://www.repubblica.it/rubriche/parla-con-lei/2013/10/07/news/puttane_pop-68112572/) e un film “Two mothers”. Si tratta di due temi apparentemente dissimili ma che hanno insito lo stesso pregiudizio e lo stesso secolare dramma.

L'ormai celeberrimo twerking. Disney Channel sforna sempre dei talenti.

L’ormai celeberrimo twerking. Disney Channel sforna sempre dei talenti.

Partiamo dall’articolo. Lo spunto per la riflessione della giornalista è la ormai celeberrima Miley Cyrus (ex bambina, ex Hannah Montana, ex Disney Channel), che ormai si fa strada nel pop a colpi di leccate a martelli, provocanti nudità, simulazioni di atti sessuali sul palcoscenico. La conclusione della sua riflessione è la seguente:
Ma una donna che se la spassa, che balla sbattendo il sedere, che canta e si veste come le pare, che fa denaro a fiumi e coi soldi ci si compra quello che vuole, non passa mai per la categoria “beata lei”, come un maschio qualsiasi?”
Questa frase mi ha colpito particolarmente, perché se voleva essere femminista, beh, non mi è sembrato per niente. Anzi, a volte trovo che questo femminismo che si nutre dello slogan “essere come gli uomini” sia controproducente. Se permettete, io non voglio essere come un uomo. Voglio essere una donna. Una donna è sicuramente e certamente libera di leccare martelli, sbattere sederi in prossimità di organi sessuali maschili e guadagnare con questo suo atteggiamento vagonate di soldi, però io – da donna, non da bacchettona, non da suora, non da perpetua, da donna – non ne sarei così fiera, non mi verrebbe mai in mente di dire beata lei. E’ probabile che un uomo lo dica di un cantante che è circondato da stangone di vari colori, con varie misure di reggiseno, magre e statuarie, ma perché per sentirmi pari ad un uomo, lo dovrei pensare anche io di una ragazza? La parità non passa certo da queste cose. E mi evito di fare la sindacalista dalle cause perse elencando quelle cose da cui questa parità passerebbe.

L’INSOSTENIBILE PESANTEZZA DELL’ESSERE DONNE

Il film “Two Mothers” è a tratti sconvolgente. Tratto da un racconto breve di Doris Lessing, “Le nonne”, il film ha tuttavia una potenza evocativa ed emozionale amplificata rispetto al racconto scritto, dalle immagini e dalla bravura delle due protagoniste Naomi Watts e Robin Wright. Due amiche da sempre, cresciute insieme, si ritrovano ad avere una relazione ognuna con il figlio dell’altra. Figli giovani e bellissimi, quasi ancora adolescenti. Il fulcro narrativo è di quelli belli forti. Due donne così grandi innamorate l’una del figlio dell’altra. E i figli, innamorati anche loro. Devo dire la verità: riflettendoci credo che, per quanto rara, possa essere una situazione verosimile, è possibile che accada. Perché noi donne ci diciamo complicate e lo dimostriamo praticamente ogni minuto della nostra esistenza, ma anche gli uomini lo sono, a modo loro, per altre cose. Quindi, sì, è una cosa apparentemente assurda ma non poi così tanto.

La storia non è solo un racconto, ma un viaggio nei tormenti e nelle complicazioni dell’anima umana, negli errori e nelle pesantissime conseguenza di alcuni errori, nella distruzione che un “no” non detto può generare, nella debolezza del desiderio che ci può condurre in giungle di azioni e in paludi di rimorsi. Le due donne interrompono la relazione quando i due ragazzi crescono e costruiscono una famiglia, ma il danno ormai è fatto e le due famiglie costruite su delle fondamenta di cartapesta. E loro sono delle nonne, ma delle donne intrappolate nei loro sentimenti suicidi nei quali hanno intrappolato anche i due ragazzi. Una spirale dantesca di colpa e di errori in cui viene trascinato anche lo spettatore che sa, esattamente come lo sapevano loro, che tutto è sbagliato ma non riesce a dare loro la colpa.

La prima riflessione, forse banale, che può scaturire da un tema del genere è la ormai inflazionata questione “donna attempata con giovane uomo”, una cosa che alcuni definiscono riprovevole e immotivata, perché purtroppo la natura è crudele. Dopo una certa età la donna invecchia e l’uomo invece si infighisce. Quindi è più facile trovare attraente un cinquantenne ( e potrei anche salire con l’età) che una cinquantenne. Effettivamente dal basso dei miei anni, anche io donna e quindi partigiana, non riesco a spiegarmi alcuni accoppiamenti, alcuni fusti non indifferenti che decidono di gettare via il meglio dei loro anni con delle “signore”, quando ci sono io libera.

La seconda riflessione è più seria, e anche più complicata e anche più irrisolvibile. Inindagabile. E riguarda proprio quello a cui accennavo prima. L’istintività della psiche umana e la facilità con cui si cede agli istinti. La differenza però sta nel fatto che se è un uomo a cedere agli istinti è per via della sua natura di cacciatore, mentre se lo fanno le donne… no, le donne non possono farlo, non lo fanno, non è contemplato, è immorale, è inammissibile. Invece, proprio perché capita che le donne cedano perché non sono fatte di cemento armato, il tormento che vivono è moltiplicato, inasprito, esacerbato, reso colpa, peccato. E le colpe non si lavano via. Gli occhi lucidi, le lacrime delle due protagoniste del film sono emblematiche. La loro sofferenza deve quasi essere contenuta, nel senso di tenuta dentro, costretta dentro, è talmente grave la loro colpa – e la avvertono – che non riesce neanche ad essere liberata del tutto.

Concludendo, l’articolo della giornalista mi ha lasciata alquanto perplessa; il film lo consiglio anche se è un dramma, non riderete e vi lascerà un peso sul cuore e un senso di costrizione ai polmoni che neanche un Bisolvon scioglierà.



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