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L’insostenibile pesantezza di una piuma… d’oca

Creato il 03 novembre 2014 da Nonnaso @NonnaSo

Oggi sono stata indecisa per qualche momento, se parlarvene o no, se aprire il dibattito o tacere, se “profittare” anche io della bufera mediatica o elegantemente glissare sulla questione (dopotutto di moda si tratta si, ma relativamente).

Dopo aver osservato per qualche ora lo scatenarsi della tempesta, però, ho deciso di dire anche la mia (nel caso qualcuno di voi si fosse “perso” di cosa stiamo parlando – e se si, ditemi come avete fatto: vivete su Marte? voglio venirci anche io perchè queste cose mi urta assai sentirle mentre io voglio restare nella beata ignoranza! -). E si, sto parlando proprio dello “sfortunato caso del signor Moncler e delle sue oche“.

OCA logo 2

Sue… mica tanto. con quello che le paghiamo alla fine dovrebbero essere nostre!

Anzi ancora meglio: con quello che soffrono, dovrebbero essere di loro stesse, altrochè. Libere se decidere di cedere volontariamente e senza sofferenze le proprie piume… come qualche perbenista era convinto, ad esempio, che avvenisse, fino all’altroieri, nell’allegra fattoria di Haidi, popolata di Mini Pony dove l’arcobaleno splende tutti i giorni sulle radiose esistenze di centinaia di migliaia di oche da allevamento.

Ecco, è proprio questo che vorrei “lamentare” oggi nel blog: il finto scandalizzarsi di certi “animalisti dell’ultima ora” che cascano dal pero con dei tonfi immani essendosi accorti che, ommioddio, il caldo piumino di vera piuma d’oca, tanto osannato per le qualità riscaldanti e per la suprema qualità del materiale con cui viene prodotto, NON E’ CRUELTY FREE?!?!?! E da quando?

Da ieri sera, dopo il report da Report (ahahah perdonatemi non ho resistito al gioco di parole). Da quando qualcuno ha schiaffato in prime time la dimostrazione nuda (altro gioco di parole, infausto) e cruda di come vengano spennate a mano nuda e senza tante cerimonie le oche da cui provengono i famosi “fiocchi di piume” che imbottiscono i pregiati piumini.

Roba che Banderas è svenuto battendo la testa sulla macina del mulino e la sua gallina non farà più uova per il resto della vita, neh.  Roba seria.

antonio-banderas-gallina

E a me scende già la lacrima:

oh, caldi piumini che ci dovevate avvolgere contro il rigido inverno alle porte, ora vi dobbiamo intimare il “vade retro”! Ora dobbiamo darvi fuoco nella pubblica piazza per dare ragione alla Santa Inquisizione che si riscopre d’un tratto animalista!

oh ma quanto è bella tutta questa solidarietà verso le povere oche, mentre nessuno nemmanco per sbaglio si indigna per un piumino che costa 40€ a produrlo viene poi venduto a 1200€.. ai polli.

oh, come faremo, come faremo?!

A fare cosa, a superare l’inverno e la bufera (mediatica e non)? A trovare un valido sostituto “socialmente accettabile” (ovvero un’altra marca di lusso e un altro prodotto-totem in cui spendere a profusione i nostri soldi per dimostrare che ce li abbiamo) del piumino di vera oca? O a smetterla di comportarci come oche, appunto, e starnazzare di qua e di là senza alcuna utilità?

lavare+cuscino+piuma+oca

Perdonatemi l’acido, davvero, ma difronte alla bufera che si è scatenata io siedo, incredula e nauseata, incapace di non fare qualche battutaccia un pò scontata e al vetriolo, perchè altro non riesco a cavarmi di bocca. Ci sarebbero i complimenti per la strategia di marketing in assoluta controtendenza che oggi ha portato Moncler sulla bocca di tutti (e bravi, il vostro sito ha totalizzato picchi storici di notorietà e click che vi siete sognati per ANNI, irraggiungibili con un onesto lavoro di pubblicità “standard” – se non siete dei geni inconsapevoli voi!) oppure gli insulti per i vegani dell’ultim’ora, per i pentiti della pelliccia e del piumino, per gli ignoranti schiavi del consumismo che oggi piangono a lutto perchè adesso il Moncler, simbolo della loro agiatezza e potenza, diventerà OUT! dopo che ci hanno speso centinaia di migliaia di euro… ma non è il caso che io mi profonda in parolacce per questa gente, no?

No, difatti, voglio mantenermi sul tono acido che tanto mi è caro in questi frangenti. E non voglio nemmeno prendere parti: il veganesimo più o meno sfegatato, così come l’amore per gli animali, e l’esatto ammontare dei possedimenti di ognuno (compreso il conteggio delle lire in portafoglio), è e deve restare un affare fra ciascuno di noi e il nostro dio. Ognuno faccia e pensi un pò come gli pare, si indigni, smetta di mangiare il cappone ripieno a Natale (a meno cche il suddetto cappone non abbia firmato una liberatoria e si sia immolato volontariamente per la tavola -ma anche in quel caso avrei dei dubbi morali da avanzare) o di vestire Moncler, Prada, e compagnia bella (no, perchè siamo convinti che quella carognate in produzione le facciano solo Moncler, e i cinesi per abbattere i costi e rientrare nei margini.. vero?).

Ognuno faccia come diavolo gli pare ma vi prego, vi prego, smettiamola di fare i finti innocentini, e quelli che “non sapevano”.

Di quelli che non sapevano che tutte le catene di produzione delocalizzate lo sono per un motivo ben preciso: la possibilità di abbattere i costi, aumentando il margine di guadagno della “firma” di turno, e la possibilità di evadere o raggirare leggi nazionali o internazionali che, guardacaso, non sono garantite proprio ne paesi della delocalizzazione in merito alle pratiche di produzione, allo sfruttamento della manodopera e quant’altro.

Di quelli che hanno detto “o poverini” gli indiani che lavorano tutte quelle ore per H&M per una paga così minima, ma oggi piangono lacrime di sangue e gli viene un pò da vomitare a vedere le “immagini crude” delle oche spennate vive.

Di quelli che pensano (o forse dovrei dire di quelli che NON PENSANO) che ogni cosa che mangiano, indossano, etc., sia prodotta secondo codici morali e procedure di produzione rispettose dell’ambiente e del comune senso del pudore, ma soprattutto senza spargimenti di sangue in nome degli interessi dominanti (che di solito NON sono quelli del consumatore finale).

Di quelli che purchè se ne parli.. dai, boicottiamo Barilla. e dai, boicottiamo Moncler. e dai, boicottiamo Vattelapesca. Ma perchè? E che ne so, oggi fa figo così. Domani chissà.

E di quelli che pensano che “stivale in vitellino”, o cintura “in cavallino”, o giubbotto di renna, o montone, o pelliccia in zibellino (se non è un animale che ho in casa non è un animale per niente, no?), o (mettete voi quello che vi aggrada) siano solo modi di dire dovuti alle “somiglianze” con i parenti ancora vivi del suddetto animale. Questa gente che convenientemente dimentica che le parti anatomiche di cui si riveste oggi così orgogliosamente un tempo erano animali vivi e vegeti, poi ammazzati, sezionati, squoiati, conciati fino a diventare le magnifiche cinture, borse, stivali, cappotti che fanno bella mostra di sè nei nostri guardaroba.

Di quelli che infine pensano che lusso significhi un prezzo alto che rispecchia la qualità dei prodotti e della manodopera impiegata, una certa difficoltà e molta perizia richiesta per la produzione, insomma un made in Italy fatto e finito (tutto in Italy? ma perfavore, si e no che di Made in Italy c’è l’etichetta – e per legge, basta solo quella per definire un prodotto Made in Italy, #sapevatelo)

A questa gente, che mi fa indignare più ancora che i primi responsabili di stragi di questo tipo (perchè loro lo sono in maniera ancora più sottile, indiretta, ma non meno schifosa) vorrei invece dire: “svegliatevi!” o un più prosaico “venite giù dalla brocca”  (alla maniera che si usa dalle mie parti).

Basta poco per informarsi bene sul dove e sul come di ogni cosa, basta googlare, le informazioni sono tutte online: svegliatevi.

O almeno abbiate la cortesia di chiudere il becco, se la vostra scelta è stata sempre quella, comoda, di voltarvi dall’altra parte.

welcome-to-reality

ps. una nota mi è d’obbligo, che poi sembra che parli per invidia perchè io il Moncler non me lo sono mai potuto permettere: è vero, ma non l’avrei voluto manco regalato, visto che l’ho sempre trovato brutto, infagottante, penalizzante per le donne “Curvose” e decisamente troppo caro per quel che vale-va… e non è che lo dico ora perchè è di moda dirlo, credetemi sulla parola, oppure andate a chiedere a chiunque mi conosca: io che rabbrividisco anche difronte ai capi “faux fur” perchè non riesco a togliermi dalla testa il dubbio che in un modo o nell’altro siano ottenuti conciando pelli di… (eddai, lo sapete di cosa non fatemelo dire che mi viene male!).

La mia non vuole essere una crociata pro o contro Moncler, loro non c’entrano proprio nulla (così come non avrebbero dovuto c’entrarci ieri a Report, non in esclusiva, almeno: e tutti gli altri, mi chiedo? Tutti gli altri che fanno come loro o peggio, dove sono? A fregarsi le mani perchè un competitor è affondato, c’è più spazio per loro?

Con somma trepidazione (proprio!) attendo anche di vedere le “controcampagne” di sensibilizzazioni, e ho già il vomito al pensiero di quanti neo-animalisti giureranno e spergiureranno il loro amore per le creature (pelose o piumate o ricoperte di scaglie…) di Dio, che manco San Francesco il Pio.



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