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L'integralismo non religioso, il fanatismo che annebbia le menti.

Creato il 08 aprile 2013 da Laperonza

 

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Essere integralisti non significa per forza bombardare le statue di Buddha, lapidare le adultere o buttare un aereo contro il World Wide Center. La religione come oppio dei popoli ha tante forme, alcune delle quali insospettabili. Un mio amico carissimo, ad esempio, è tifoso fino all’inverosimile per una squadra di calcio e, nella sua grande onestà intellettuale e autoironia, chiama la partita dei suoi beniamini “la funzione”. Lui però non è ancora un integralista per il fatto che è ancora capace di distinguere le priorità. L’integralista non lo sa più fare. Integralista è colui che sacrifica tutto, famiglia, affetti, la sua stessa vita per il lavoro. Integralista è colui che rifiuta il dialogo con chi non la pensi come lui. Integralista è colui che abbassa la testa e carica il prossimo solo perché è non professa la sua religione. Integralista è il tifoso che non vede altro che la sua squadra e la pone al di sopra di tutto, persino di se stesso. Integralista è il giornalista che rinuncia al proprio distacco professionale perché fanatico a tal punto da non effettuare quell’analisi deontologicamente necessaria per riportare la notizia nelle giuste proporzioni. L’integralismo è religioso, sissignore, ma il dio venerato può assumere molte sembianze, non sempre divine. Fanatismo e integralismo, tutto sommato, sono la stessa cosa. Se il fanatismo può irritare l’integralismo preoccupa, sotto qualsiasi forma si presenti, perché nella migliore delle ipotesi offusca la mente, impedisce il ragionamento, blocca la critica della ragione. Per questo fa paura ed è giusto che sia così.

Luca Craia


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