“Signor Vice Sindaco, signori Assessori e Colleghi, non è stato facile per me decidere se e come intervenire.
La sorte non ci è stata benigna, il provvedimento che è all’attenzione del Consiglio, il primo di peso, non è spinto dal vento del cambiamento che ci ha portati fini qui, anzi è figlio dell’insopportabile bonaccia della continuità ed io sento il dovere di dirlo non contro la mia Giunta, ma per rispetto profondo nei confronti dei Milanesi che credono in essa.
Dirò di più: se ne facciano una ragione quanti sperano in spaccature insanabili fra noi, penso che farà bene alla nostra coalizione, che ne sia quasi indispensabile, che vi sia qui chi dice in modo determinato, sereno e unitario quello che pensano in molti.
Quest’Accordo di Programma è un provvedimento sbagliato sul quale non si può cambiare opinione.
Darò così anche testimonianza della buona politica, in cui credo profondamente, per cui si giudica ciò che viene proposto, non da chi lo propone e se è no, si deve dire «no».
In tanti anni, da tangentopoli in poi, ho imparato che non c’è causa buona che possa essere perseguita per strade sbagliate.
Non c’è fine virtuoso che giustifichi i mezzi perversi. Racconterò la storia di questo ADP e sarà il migliore dei miei argomenti per la scelta che ho fatto.
Lo dico per chi non c’era e perché nessuno possa dire domani: «Io non sapevo».
Parto dalla scelta del sito: siamo a cavallo tra il 2006 e il 2007. Il comitato Expo 2015 sceglie il sito e annota, quindi sono atti ufficiali, «Le aree sono azzonate nel vigente Piano Regolatore a verde agricolo compreso nei parchi pubblici urbani e territoriali».
Del comitato fanno parte: Regione, Comune, Provincia, Camera di Commercio, Fondazione Fiera.
Nel sito le proprietà maggiori sono della Fondazione Fiera e del Gruppo Cabassi.
Solitamente, credo quasi sempre, per Expo le aree scelte sono di proprietà pubblica.
Noi facciamo diversamente. Fra chi sceglie vi è chi è proprietario della porzione maggiore del terreno, in ogni storia che conta in Italia il conflitto di interessi non manca mai.
Interviene a questo punto nella nostra storia un fatto che la condizionerà tutta, anche se non ne troverete traccia nella delibera che andremo a votare.
Dunque, il 28 giugno 2007 viene firmata una scrittura privata tra Comune di Milano, Fondazione Fiera e Belgioiosa S.r.l., (Cabassi), in cui i proprietari delle aree si impegnano a mettere a disposizione le aree, in cambio di un diritto edificatorio del 0,6 per il dopo l’Expo.
Aveva titolo qualcuno a promettere volumetrie per conto del Comune? Evidentemente no.
Le varianti le vota il Consiglio Comunale. E’ come promettere la vendita del Duomo.
Tuttavia quella scrittura privata pesa e come. Fondazione Fiera e il Gruppo Cabassi ritengono di tenere, come si usa dire a Milano, per le... il Comune e considerano acquisito il bottino dei diritti volumetrici.
Anche il BIE, che ci hanno detto un giorno sì e un giorno no, pronto a estrarre il cartellino rosso, si accontenta della scrittura privata.
In una risposta ad un’interrogazione l’assessore Masseroli assicura «L’accordo è stato ritenuto dal BIE “ampiamente sufficiente a dimostrare la disponibilità delle aree da parte dell’Amministrazione Comunale”».
È tuttavia noto che il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi.
Il Consiglio Comunale finalmente investito di deliberare ciò che è di sua competenza, ancorché dopo tre mesi, «acquisizione delle aree e termine della variante urbanistica», cancella l’impegno sull’indice 0,6, dà un altro indirizzo per la variante, che non leggo per semplicità, e vota di acquisire il diritto di superficie.
Siamo, ricordo, nell’ottobre 2007, quasi quattro anni fa.
Il 31 marzo 2008 il BIE assegna l’Expo a Milano. Cominciano mesi tumultuosi, e abbastanza noti, in cui succede di tutto: litigi per le poltrone prima di Soge e poi di Expo, Stanca sostituisce Glisenti, Sala sostituisce Stanca, doppi stipendi, doppi incarichi, prima il progetto orto planetario è una meraviglia che tutto il mondo ci invidia, poi no, contrordine, gli orti sono la rovina di Expo perché nessuno verrebbe a Milano per vederli.
Avremo 24 milioni di spettatori, no, 20, no, meno ancora, ma non importa, non sarà il numero dei visitatori a dare il segno del successo.
La Moratti è contro Formigoni, Formigoni è contro la Moratti. La Lega «E noi qui cosa stiamo a fare?».
Tremonti chiude i finanziamenti, anzi, no, apre il portafoglio, interviene Berlusconi.
L’unica cosa che non va avanti è l’acquisizione delle aree, secondo quanto deciso dal Consiglio Comunale.
Solo ritardi? Solo inefficienze? Ogni tanto il Sindaco Moratti lancia l’allarme «Il BIE ci toglie l’Expo se…». Tensioni, drammatizzazioni, suspence, editoriali allarmati, e poi il classico viaggio a Parigi con ritorno trionfante: ce l’abbiamo fatta! E’ tutto a posto, il BIE è con noi. Anzi, è entusiasta».
Ovviamente il copione viene ripetuto più volte.
Naturalmente io confermo la mia convinzione: credere che i soloni del BIE, che vivono di Expo, ci tolgano l’Expo è come pensare che l’Associazione dei produttori di giocattoli possa volere abolire il Natale.
Ma torniamo alle aree. Mi sarei rivolto al consigliere Moratti, non c’è, glielo riferiranno.
Consigliere Moratti: quante lettere irrevocabili e incondizionate di messa a disposizione delle aree lei ha in tasca e ha portato a Parigi? Perché non le ha mai esercitate? Perché non le ha passate al Sindaco Pisapia perché le esercitasse? Perché da Sindaco non ha mai fatto applicare la delibera del 2007? Perché tanti anni persi? Forse è la paura di quella incauta scrittura privata?
Dimenticavo: la Fondazione Fiera aveva in quegli anni problemi di bilancio, la scelta della sua area era manna dal cielo.
Lei sì che non perde tempo. Poco conta che l’affare sia ancora in corso, l’area viene immediatamente rivalutata a bilancio, credo da 10 a 50 milioni di euro e il rischio dei conti del rosso nei conti sparisce, tanto l’affare si farà, c’è la scrittura privata e ci sono gli amici giusti.
Ecco perché qui stasera noi non votiamo un Accordo di Programma, o non solo, noi stasera garantiamo e legalizziamo la stangata che porterà da 21,5 milioni di euro, la stima è dell’Agenzia del Territorio, a oltre 120.000.000,00 di euro, sempre stima Agenzia del Territorio, ovviamente con gli indici volumetrici di cui stiamo discutendo.
Scrivere «0,52» allora non è un optional, è la linea del Piave che allinea il valore che si intende concedere a Fondazione Fiera e Cabassi per i loro terreni ex agricoli, li allinea alle stime dell’Agenzia del Territorio per il nuovo assetto e dunque costituisce una sorta di liberatoria, di sanatoria per Formigoni, Moratti, Masseroli, eccetera, per i ruoli svolti e gli atti compiuti o non compiuti in quella storia che ho per semplicità definito «La stangata».
I Milanesi devono sapere che noi stasera legittimiamo che 80/100.000.000,00 di denaro prevalentemente pubblico transitino, in modo non proprio virtuale, nelle casse di Fondazione Fiera e Gruppo Cabassi.
E aggiungo che tutto ciò è stato colpevolmente consentito e forse anche scientificamente perseguito con la scelta del sito prima e con i ritardi per le aree poi.
Se aveste vinto le elezioni avreste chiuso in famiglia l’Accordo di Programma, (il patto dell’aprile 2001, su cui tornerò, ne è la riprova), ma l’acqua alla gola dell’essere a ridosso dell’Expo senza aree in mano va benissimo anche per mettere in un angolo il Sindaco PISAPIA: o così o niente Expo.
Con l’ineffabile dottor Loscertales, naturalmente in modo involontario, a fare da spalla.
Nessuno si accorge di tutto ciò? Quelli che sanno e che più che la casacca azzurra hanno indosso quella celeste, intesa come «del celeste», stanno zitti e aspettano che la partita Moratti-Formigoni prenda la piega giusta.
La Moratti avrà bisogno di aiuto in vista delle elezioni ed accetterà la linea dell’acquisto delle aree, poi, quando si sarà vinto ci sarà ciccia per tutti.
Il 10 marzo 2010, più di un anno fa, presento un’interrogazione in cui chiedo «Perché non avete ancora acquisito la disponibilità delle aree dopo oltre tre anni? Che cosa avete fin qui detto al BIE?».
E soprattutto mi scopro profetico senza essere profeta, infatti chiedo se non si ritiene che non avere ancora le aree a disposizione metta la parte Comune in una condizione di assoluta debolezza nei confronti dei proprietari delle aree.
Ma l’assessore Masseroli mi rassicura «La disponibilità delle aree potrà essere raggiunta con altri strumenti consentiti dalla Legge» ed è categorico «Non si ritiene che la posizione dell’Amministrazione Comunale possa risultare indebolita dalla mancata stipula dell’accordo in questione», quello del 2007. Servono commenti?
E veniamo all’Accordo di Programma dell’aprile 2011. Si legge nel testo «Il comitato per l’Accordo di Programma ha previsto la costituzione di una S.p.A. promossa da Regione Lombardia con Comune eccetera».
Nessuna meraviglia. Per chi ha una concezione proprietaria e autoritaria del proprio ruolo la cultura del rispetto delle Istituzioni è prossima allo zero.
Aveva titolo il Sindaco a costituire una società? Ovviamente no, è competente il Consiglio Comunale.
Il Consiglio era in carica, in quei giorni si è riunito ripetutamente credo 7 o 8 volte da fine marzo a fine aprile, perché non è stato investito del problema?
E il fatto che di lì a poco si sarebbero svolte le elezioni non contava nulla? Una fastidiosa formalità, neanche da pensare che possa vincere un altro, così nel dispregio più totale di ogni regola si va avanti.
La società non era ancora stata costituita, ma il comitato deciderà chi acquisirà le aree.
Anche qui: chi può deliberare l’acquisto? Il Consiglio Comunale.
Ma può un così insignificante dettaglio imporre uno stop? «Il Comune sono io» diceva qualcuno, «Via, via, si firmi, si firmi», e le leggo le firme «Moratti, Formigoni, Altitonante».
C’è però un piccolo intoppo, le elezioni le vince Pisapia e inizia un’altra storia.
Ora le aeree le può comprare, lo ha ricordato giustamente nell’introduzione il nostro Sindaco, una società Aerexpo partecipata dalla sola Regione Lombardia.
Ne riparleremo a settembre su questa vicenda della Newco, con una nuova delibera spero senza sconti e la Corte dei Conti ci ha già messo sull’avviso, come avrete letto tutti oggi sui giornali.
Quanto fin qui esposto, tutto documentabile in atti ufficiali, dovrebbe rendere del tutto ovvio un voto che sia di merito sull’Accordo di Programma: vota a favore il Centrodestra che ha imbastito tutto, e vota contro il Centrosinistra che l’ha combattuto nei suoi svariati passaggi.
E invece no, la politica ha le sue bizzarrie che tanto confondono e allontanano i cittadini da essa.
Accade ad esempio che chi ha scritto i documenti, anche quelli non divulgati, che ha sottoscritto patti ed accordi senza averne titolo, che ha attivato l’Agenzia del Territorio su un’ipotesi e poi ne ha scelta un’altra, che ignora quel che decide il Consiglio, ma ha un fitto carteggio con i proprietari delle aree, che sa cioè tutto e di più, accade che questo tale fa aleggiare nella nostra discussione uno spettro di una violenza contro il suo diritto democratico di avere tutta la documentazione, pretende di farsi spiegare da Assessori appena arrivati documenti che lui stesso ha sottoscritto.
Seduto su quella sedia farò di tutto per farvi avere ciò che chiedete, quando anche dovessimo cercarli nelle vostre scrivanie e nei vostri file.
Posso da qui dirvi che trovo tutto ciò non proprio edificante per voi per primi e anche un po’ comodo?
Per dirla tutta penso, Colleghi dell’Opposizione, ex Sindaco, ex Assessori, ex Consiglieri di Maggioranza, che, come dice il detto popolare, dovreste baciarvi i gomiti, ringraziare per il salvacondotto che vi si sta consegnando e abbassare i toni, perché vi conviene, non strepitare ed alzare la voce.
Prendete esempio dalla saggezza e dalla prudenza del soldato Vagliati che, tanto che per non sapere né leggere né scrivere, ha pensato di non partecipare, pure essendone membro, al Consiglio generale di Fondazione che il 15 aprile ha deliberato sulle aree Expo, e l’altra sera ci ha detto che non parteciperà neppure a questo voto.
Una casualità o un consiglio?
L’ultimo passaggio è per il Sindaco e la Giunta. La collega Sonego espliciterà il nostro «No» in sede di dichiarazione di voto, in esso non vi è né sfiducia per voi né presa di distanze dalla straordinaria avventura di governare Milano che i cittadini ci hanno affidato.
Abbiamo rispetto per il travaglio che anche voi sentite, condividiamo con voi la certificazione che questa sera si chiude la pagina dell’Expo targata Moratti e che da stasera, poiché l’impegno 2015 c’è, cercheremo di difendere il sogno di un’altra Expo.
Offriamo al nostro popolo la fermezza del «No» a quest’Accordo di Programma come garanzia che vigileremo perché siano evitate le conseguenze cementifricatrici che esso preannuncia, riproporremmo insieme il grande parco tematico, le funzioni pubbliche, le volumetrie ridotte, la fedeltà al tema originario del progetto, puntelleremo i paletti che abbiamo promesso ai Milanesi con l’ordine del giorno unitario.
La strada non è semplice, il partito degli affari e del cemento invocherà lo spirito e la lettera dell’Accordo di Programma, le volumetrie fissate e intoccabili, riproporrà le residenze libere e di lusso per far quadrare i conti, l’Expo adattata ai big-spenders dal turismo ricco alle corporations, si dovrà resistere e non sarà facile, ma siamo ben messi.
Se c’è una persona che per competenza, abilità professionale, condivisione della causa, può aiutarci a resistere all’assalto, questa persona è già tra noi, ha il cervello, il cuore, il volto del nostro Assessore all’urbanistica.
Abbiamo la presunzione di credere che nelle dure trattative non le sarà inutile la nostra posizione di questa sera, l’argomento di dovere tenere conto di un Consiglio Comunale in cui la stangata è stata svelata nei dettagli e di una Maggioranza che non ha nessuna intenzione di favorirla, ma servirà anche altro, servirà nei rapporti con il BIE far capire ai suoi vertici che la nuova Amministrazione è forte, autorevole e non incline alla genuflessione, che non sarà consentito loro di irridere né un nostro Assessore, né le intelligenze - faccio un nome per tutti Carlin Petrini - che sorreggono un’idea partecipata di Milano 2015.
Servirà a dimostrare che da Cascina Merlata all’uso degli indici volumetrici si faranno scelte ambientaliste, di tutela del territorio, di risposte sociali, di rispetto del voto popolare.
Servirà a dimostrare che chiederemo lavoro e lavoro sicuro e regolare.
Ho concluso.
Signor Sindaco, signori Assessori, per molti nostri concittadini e per le loro famiglie sono tempi difficili, anche per questo io non riesco proprio a rassegnarmi che uno dei primi provvedimenti della mia Giunta, liberi, ancorché subendolo per colpa di altri, un colossale trasferimento di risorse pubbliche a favore della rendita fondiaria e di un centro-simbolo del sistema di potere del Centrodestra e di uno dei suoi più potenti sottoinsiemi, e che questo avvenga mentre ci accingiamo a chiedere sacrifici a moltissimi Milanesi onesti che pagano le tasse.
Vi affidiamo l’indignazione nostra e di molti del popolo del vento che cambia come promemoria nelle scelte future.
Confidiamo, anzi sappiamo che ne farete buon uso”.