Dal 7 ottobre al cinemaSe ti piace guarda anche: Orgoglio e Pregiudizo, Jane Eyre (1996)
Jane Eyre è una bambina sfortunata, cacciata di casa dalla ricca zia e cresciuta in un collegio in cui vige una disciplina ferrea. Una volta adulta, colta ma non molto aggraziata nell’aspetto, incontra solo due uomini, ma entrambi si innamorano di lei.
Si tratta del 24°esimo adattamento del celeberrimo romanzo di Charlotte Brontë datato 1847 Jane Eyre, che a quanto pare non ha ancora esaurito la sua linfa vitale. A 14 anni dal fortunato film di Zeffirelli che vedeva Charlotte Gainsbourg nei panni dell’eroina, questa nuova versione vede alla regia il quasi esordiente Cary Joyi Fukunaga, americano ma di origini nippo-svedesi alle prese con una produzione britannica.
Ancora una volta viene raccontato un amore che trionfa in un mondo di convenzioni, ancora una volta un’eroina femminista anti-litteram.
Un po’ come era successo con Orgoglio e Pregiudizio qualche anno fa, i classici della letteratura inglese “femminile” dimostrano di avere ancora oggi grande appeal e ben vengano nuove versioni se a disposizione ci sono talenti del genere.Innanzitutto quello del regista, al quale si sono schiuse le porte del mercato internazionale, della sceneggiatrice Moira Buffini, del direttore della fotografia Adriano Goldman e di un supercast dei migliori attori emergenti del momento: la protagonista Mia Wasikowska,al cinema anche col nuovo attesissimo film di Gus Van Sant, L’amore che resta, Michael Fassbender, fresco di Coppa Volpi e al cinema anche con A Dangerous Method di David Cronenberg, Jamie Bell al cinema anche con The Eagle, ma pure la veterana Judi Dench, naturalmente impeccabile e una partecipazione della sempre ottima Sally Hawkins. Valentina Cervi appare brevemente nei panni della folle moglie di Rochester che nella versione di Zeffirelli furono di Maria Schneider.Un romanzo come questo è sempre difficile da adattare, ma la sceneggiatura si rivela fedelissima e accurata, capace di condensare in due ore la marea di emozioni provate dall’eroina, pur risentendo, soprattutto nella seconda parte, del poco tempo a disposizione.Le atmosfere conducono in modo mirabile nell’universo ottocentesco di Jane Eyre, grazie a un valido montaggio e soprattutto a una fotografia ottima che segue la lezione di Barry Lyndon inseguendo solo luci naturali e creando così degli effetti pittorici notevoli. E poi c’è una straordinaria protagonista, capace di infondere forti emozioni ad ogni inquadratura.VOTO: 7/8