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L'intreccio nella Vienna fine '800 fra inconscio, anatomia e arte

Creato il 25 marzo 2013 da Pedagogika2
Fonte: Il corriere della sera on line

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/6/6d/Gustav_Klimt_070.JPG/220px-Gustav_Klimt_070.JPG

Berta dipinta da Klimt

Scrittrice e critica d'arte, figlia dell'editore del più autorevole giornale liberale di Vienna, Berta Szeps, meglio conosciuta come Berta Zuckerkandl dopo aver sposato l'anatomista Emil Zuckerkandl, si è trovata al centro di uno straordinario incrocio di scienza arte e letteratura. Dal 1886, anno del suo matrimonio, fino al 1938, quando fuggì in Francia, il suo salotto viennese fu un crocevia di personalità straordinarie e di discipline che si incontravano e si fecondavano a vicenda. Freud e la sua psicoanalisi nascente, Johann Strauss e i suoi valzer, Arthur Schnitzler e i suoi romanzi, Klimt e i suoi quadri luminosi e straordinariamente innovativi, e poi anatomisti, chirurghi, psichiatri, biologi, giornalisti, tutti a discutere e a scambiarsi idee nel salotto di Berta, spesso invitati a una Jause, tipico appuntamento pomeridiano viennese a base di caffè e pasticcini.
  «Sul mio divano l'Austria si anima» scriveva Berta. Suo marito entrò a pieno titolo in quel fecondo connubio tra arte e scienza. Era uno scienziato di origini ungheresi e avrebbe dato importanti contributi alla conoscenza dell'anatomia del naso e della faccia, degli organi dell'udito e del cervello, associando anche il suo nome alla scoperta dei corpi di Zuckerkandl del sistema nervoso e del giro di Zuckerkandl, un sottile strato di materia grigia nella parte frontale del cervello. Direttore della Scuola di medicina di Vienna, coinvolse Klimt nelle dissezioni di cadaveri che faceva nel suo istituto, e fu lì che il pittore apprese gran parte di quelle conoscenze anatomiche che avrebbe sfruttato nei suoi quadri. A sua volta Klimt lo convinse a tenere una serie di lezioni di biologia e anatomia destinate ad artisti suoi amici. Kandel racconta che nella sua autobiografia Berta descrive una di queste lezioni, nella quale Emil sorprese gli artisti con qualcosa che addirittura superava le loro stesse fantasie creative: «Oscurata la stanza, proiettò con la lanterna magica campioni istologici colorati che rivelavano il mondo interno delle cellule, spiegando ai presenti che grazie a una goccia di sangue, a un minuscolo pezzo di materia cerebrale sarebbero stati trasportati in un mondo favoloso».

La storia dello straordinario salotto intellettuale di Berta è descritta nel libro "L'età dell'inconscio" del premio Nobel Eric Kandel (Raffaello Cortina 2012, traduzione italiana del libro "The Age of Insight"), che spazia dalla neurobiologia all'arte, all'esplorazione dei meccanismi psicologici della creatività. Al contrario di quanto avveniva a inizio Novecento in altre grandi città come Londra, Berlino, Parigi e New York, dove le élite intellettuali vivevano ciascuna all'interno della propria comunità, letterati con letterati, scienziati con scienziati, a Vienna c'era una feconda mescolanza, che iniziava già da tempi della scuola, tra arte, letteratura e scienza. A favorire l'incontro era anche un elemento urbanistico, dal momento che Vienna aveva una sola università principale, che oltretutto era molto vicina all'ospedale generale. E lì attorno c'erano caffè nei quali si svolgeva un'intensa vita intellettuale, come il Cafe Griensteidl o il Cafe Central. Situazione ideale tanto che, come scrive Kandel, «i filosofi del Circolo di Vienna parlavano della possibilità di unificare dapprima le scienze e poi le arti e le scienze attraverso una grammatica comune». Il ruolo di Berta e del suo straordinario salotto non si esaurivano però nel fornire l'occasione di incontro agli intellettuali viennesi. Lei stessa era fortemente incuriosita dalla biologia, e al contempo aveva importanti competenze artistiche e letterarie, che la spingevano a giocare un ruolo attivo, sostenendo gli artisti e gli scrittori nei quali credeva. Klimt cominciò a vendere quadri proprio con il suo aiuto e un cognato di Berta acquistò la Pallade Atena e altri importanti lavori di quello che allora non era ancora il grande pittore dei quadri dorati e decoratissimi, famoso e riconosciuto a livello internazionale.

L'intreccio nella Vienna fine '800 fra inconscio, anatomia e arte

Speranza I Klimt

Anche la sorella di Berta, Sofie, era amica di importanti artisti, come lo scultore Rodin. Fu Emil Zuckerkandl a introdurre Klimt ai concetti dell'evoluzione darwiniana, e proprio grazie a questa nuova concezione il pittore iniziò la serie di ritratti di nudi femminili che appartengono a una sorta di visione naturalistica post-darwiniana. Klimt dipinge corpi nudi come se fossero corpi di una qualsiasi specie biologica, non diversa da quella di un qualunque altro organismo, e quindi rappresentabile nella sua pura e semplice nudità. A quel tempo i biologi erano convinti che lo sviluppo dell'embrione umano seguisse lo stesso percorso dell'evoluzione che aveva portato l'uomo a progredire dagli stati primordiali della vita fino alla complessità attuale del suo organismo. Il biologo tedesco Ernst Haeckel era convinto che gli embrioni umani possedessero branchie e coda, reminiscenza delle forme di vita acquatiche. L'influsso di queste idee innovative che si sviluppavano in biologia è evidente, ad esempio, nel dipinto intitolato Speranza I, una donna incinta che Klimt presenta sotto una particolare luce naturalistica, che all'epoca era del tutto rivoluzionaria. L'influenza delle discipline biologiche sull'opera di Klimt raggiunse forse la sua massima trasparenza nell'opera Danae, realizzata tra il 1907 e il 1908: nella parte sinistra della tela si vede arrivare dall'alto una specie di pioggia dorata che simboleggia lo sperma di Zeus, mentre nella parte destra si vedono forme che rappresentano embrioni iniziali, e simboleggiano quindi il concepimento.  

Danae Klimt

 

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