L'inutile lista delle cose di cultura di quest'anno (senza menzioni sui libri perché l'editoria è morta) #1

Creato il 30 dicembre 2013 da Einzige
e il recensore è radicalchic e non legge libri posteriori al 1965.
Ma no, dài, scherzo.
Ho letto anche cose recenti ma – tanto si sa – l'editoria è morta è sepolta, e il duemilatredici è il suo anno orribile di morte profonda e coma irreversibile. È, infatti, stata segnalata anche sulla rivista Forbes fra le morti autorevoli di quest'anno, fra Mandela, Lou Reed, Andreotti e Califano. Ah, e Priebke.
L'editoria è morta, e quest'anno ne abbiamo celebrato il suo funerale, per questo è del tutto superfluo e quasi offensivamente fuori luogo parlare di cose librarie quest'anno...

Innanzitutto, diminuisce il numero dei lettori (già meno della metà della popolazione).
E stiamo parlando di esseri umani maggiori dell'età di 6 ANNI 6 (quindi, forbice abbastanza larga, direi...) che hanno letto ALMENO 1 LIBRO 1 IN 1 ANNO 1 (no, lo voglio sottolineare): l'Italia è una repubblica di circa 60 milioni di persone: 24 milioni di queste hanno quindi letto almeno un libro in un anno. Il dato, ovviamente, è che in questo paese ci sono all'incirca 36 milioni di non lettori, ossia gente che non ha letto manco un libro per cazzi suoi in tutto l'arco dell'anno solare, che è una grazia divina se legge i cartelloni pubblicitari, i bugiardini del viagra e le scritte che passano in sovrimpressione al mezzo busto di Maria De Filippi-. E no, non sto puntando il dito addosso a nessuno, riepilogo solo il dato di fatto.

Poi,
c'è un problema enorme.
Ossia che, in media, all'anno, vengono pubblicati 3 volumi per ogni cittadino italiano. È impossibile assorbirli tutti, mi pare chiaro.
Inoltre,
bisogna parlare della vergognosa polarizzazione del settore editoriale italiano. I piccoli e medi editori rappresentano l'88 per cento circa dell'industria ma pubblicano solo il 25 per cento dei titoli nelle librerie, il che tradotto vuol dire che i BIG, ossia l'11 per cento del settore, pubblicano il 75 per cento dei titoli. Il che significa che la maggioranza (i piccoletti) hanno visibilità pressoché nulla.
E questo è il gran brodo del discorso.
Ma mi voglio togliere giusto un altro sassolino dalla scarpa.
Uno, e mi fermo. C'è crisi, ma i prezzi comunque non calano. Diciamo che il 51 per cento dei titoli costa più di 15 euro, gotcha? E questa è in realtà una buona notizia, visto che un buon 49 costa meno di 15 ma la percezione popolare è che il costo continui a essere impopolarmente esoso. La mia modesta opinione è che si potrebbe fare di meglio, ma qui mi fermo.
Domani vi beccate le mie mejo cose di cultura vere dell'anno che si chiude e, prometto, basta coi pipponi.
(Comunque...
Gospodinov, Wainaina, Point Lenana, e basta, almeno questi son quelli che mi ricordo d'aver letto e che sono di quest'anno. Poi mi son buttato alle spalle anche Trocchi, qualcosa di Dan Fante, Victor Serge, Guenon, Gischler e anche Lovecraft e blablabla ma non mi pare siano di quest'anno, quindi ciao e di nuovo tanti baci ci vediamo domani con film e musiche.)

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