L’inutile rito collettivo del 1° maggio avvantaggia solo sindacati e sinistra. Mentre la disoccupazione dilaga

Creato il 01 maggio 2012 da Iljester

Nell’ormai lontano 2008 scrissi un articolo piuttosto controverso e criticato, Sinistra, se la conosci, la eviti. Un articolo che voleva semplicemente fare emergere il dato sociopolitico più importante: la sinistra è una forza politica che vive e sopravvive sul disagio della gente, non avendo un vero interesse a risolvere i problemi sociali, se non nei limiti di qualche benefit sociale di stampo clientelare. E questo perché risolvendosi il problema, lo strumento che lo ha risolto diventa inutile. Non si può avere spinta rivoluzionaria se non v’è più nulla da rivoluzionare. Quando ciò accade, la rivoluzione diventa egemonia, dittatura. Diventa insomma conservatorismo e dogma. Diviene parte del sistema, se non il sistema stesso.

Ora è chiaro che il ragionamento vale ancor più oggi, e a maggior ragione con la crisi che sta demolendo il nostro paese. Domandiamoci: la sinistra dove sta in tutto questo? Logica vorrebbe che stia dalla parte del popolo (in verità, qualsiasi forza politica con un po’ di sale in zucca dovrebbe stare dalla parte del popolo). E invece guardiamola. Sostiene un governo di banchieri, sostenuto dagli speculatori, dai burocrati europei, dalle grosse banche d’affari e dai circoli esclusivi (che presentano molte caratteristiche paramassoniche), e con il quale la sinistra ha un legame a doppio filo. Un governo che sta affamando il paese e lo sta mettendo in ginocchio per garantire la solvibilità del debito sovrano e degli interessi. Per garantire dunque l’alta finanza e non certo 

l’economia reale e i lavoratori, che per pagare questa montagna di denaro, stanno patendo le pene dell’inferno, tra tasse e disoccupazione dilagante, con nel mezzo decine di suicidi per la disperazione.

Per cui, che senso ha oggi il 1° maggio? Mi pare sia solamente uno stupido rito collettivo, del tutto inutile, nel quale emerge solo il profilo ideologico della festività (quasi tutte le festività civili in Italia hanno un significato ideologico di sinistra); un rito nel quale (e attraverso il quale) ancora una volta la sinistra conferma o consolida il suo spazio di influenza sulla società, sfruttando il disagio e la disperazione della gente. Il 1° maggio è in altre parole la conferma di un’illusione che contrasta con la realtà: la sinistra, sindacalista e politica, sta dalla parte dei banchieri, dei poteri forti, dello speculatore… In altre parole, se vogliamo utilizzare una parola tanto cara ai comunisti, del padrone, o più semplicemente del potere.

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Se questo è vero (o se almeno gli si avvicina), è evidente che il 1° maggio è solo un contentino, gestito ad arte, che il padrone (i poteri forti) concede allo schiavo. È una sorta di festa collettiva nella quale allo schiavo viene data l’impressione di essere libero dalle proprie catene e dalle proprie miserie. Ma queste sono lì che lo attendono per il giorno dopo: disoccupazione (45%), tasse, imposte, servizi pubblici scadenti, suicidi, immigrazione selvaggia, perdita di identità, criminalità, povertà e un grande senso di oppressione e disperazione che pare non debba più finire e che alimenta la speranza nei sedicenti supereroi sociali. Quei sindacati, quella sinistra, che però intanto va a braccetto con il padrone… col potere.

Ecco perché ritengo questa festività non solo inutile, ma persino patetica. Un concerto di musica leggera per dire cosa? Che vogliamo il lavoro? Che non vogliamo la disoccupazione? Che Monti sta sbagliando e che non bisogna toccare l’art. 18 S.L.? Fosse solo 

la musica di quattro cantanti ideologici e gli applausi di tre utili idioti a poter cambiare l’Italia e questo Governo, forse le cose sarebbero ben diverse. Il problema è che così non è. Quella musica e quegli utili idioti che vanno lì a cazzeggiare hanno una sola funzione: rinnovare un rito collettivo e un dogma che giorno dopo giorno, anno dopo anno, perde la sua logica e il suo significato, perché contrasta con la realtà, con il realismo dei più smaliziati. Non esistono grandi forze politiche e sindacali che davvero hanno la capacità di cambiare le cose. Esistono solo i complici del sistema che fanno semplicemente finta, poiché la loro vera funzione, la loro parte nella grande recita della real politik, è solo una: controllare le masse per i loro referenti. Un controllo che altrimenti perderebbero del tutto se la gente iniziasse a svegliarsi dal torpore dell’oppio marxista e iniziasse ad assumere un atteggiamento più pragmatico
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di Martino © 2012 Il Jester 


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