La politica è accerchiata da un senso di disgusto, esecrazione, ripugnanza da parte di opinione pubblica, cittadini e una buona fetta di elettori.
L'anti-politica avanza incontrastata come un torrente in piena, rappresentata prevalentemente da due grandi blocchi: uno l'astensionismo,esiziale, ma a questo punto inevitabile; l'altro il movimento 5 stelle.
Così l'uomo della strada si chiede è mai possibile che i partiti tradizionali non riescano capire che stanno andando incontro a distruzione sicura? Certamente che se ne rendono conto, ma non hanno alternativa, per come sono geneticamente costituiti fin dai primordi.
La crisi del sistema politico italiano e della cosiddetta II Repubblica merita, da parte di tutte le forze democratiche, uno sforzo di riflessione: lo stato delle “cose” ha ragioni storiche profonde e complesse, che vanno oltre una lettura superficiale degli accadimenti degli ultimi mesi.
La scomparsa politica della sinistra italiana, in termini ancora più profondi rispetto a ciò che è avvenuto nella stragrande maggioranza dei Paesi del mondo capitalistico, si manifesta da un lato nella resa incondizionata di ciò che è ancora nominalmente considerato sinistra (il Partito Democratico) alla visione liberale, all'altra nel fatto che il malcontento popolare, il bisogno di cambiamento 'rivoluzionario' e di risolutiva trasformazione della società trova espressione e rappresentanza politica quasi unicamente in coloro che, senza mettere in discussione l'essenza dell'organizzazione capitalistica, indicano nelle caste gli unici avversari da abbattere per ottenere libertà, giustizia e benessere diffuso.
Sta qui la sconfitta della sinistra che è anzitutto una sconfitta culturale: manca la percezione diffusa e non limitata a settori marginali dei cittadini che i mali della nostra società derivano dal sistema capitalistico e che per superarli e risolverli sia necessario progettare e realizzare un diverso sistema.
Si può discutere su quali siano le cause di questo clima culturale: il carattere individualista degli italiani, il dominio incontrastato della 'fabbrica dei sogni e delle illusioni', la globalizzazione, il peso dei fenomeni distorsivi della democrazia a cominciare dalla criminalità organizzata e dall'economia illegale, gli errori tattici e strategici dei partiti di sinistra, l'evoluzione mancata della sinistra italiana dominata nel dopoguerra da un Partito Comunista, al cui scioglimento ha fatto seguito il dissolvimento dell'area progressista nel suo complesso.
I partiti sono fondamentali per costruire percorsi dove le persone possono sperimentarsi, sbagliare e imparare dagli errori, dove i giovani possono misurarsi con le problematiche quotidiane attraverso un impegno costante a servizio della comunità. Quella che stiamo vivendo è una fase storica particolarmente difficile e complicata che necessita di energie in grado di interpretare il cambiamento. Il futuro non si improvvisa e il rinnovamento deve essere costante.
Senza i partiti non c’è democrazia. E anche la storia del nostro Paese conferma questa riflessione: infatti nel corso del Novecento i partiti sono stati strumenti di lotta politica, ma anche luoghi di socializzazione e di formazione culturale e politica: la Resistenza, la Repubblica, la Costituzione, le conquiste democratiche, sociali ed economiche del secolo scorso non possono essere pensate senza il lavoro e il sacrificio di milioni di militanti e le capacità organizzative e propositive dei grandi partiti di massa; senza di loro, senza il Partito Comunista, il Partito Socialista, è difficile pensare ed immaginare l'Italia del Novecento.
E allora, che fare?
Di questo si discuterà il 7 luglio alle 19.30, al Palazzo della Vicaria a Trapani, con Frank Ferlisi autore de “L'inutilità del Comunismo” e con Vincenzo Quadarella autore de “Il Non luogo Rivoluzionario”. Due generazioni, due esperienze politiche ed associative diverse, due proposte di soluzione al problema al confronto. Con una certezza diffusa: che il momento del cambiamento, della Rivoluzione che rimetta al centro l'Uomo è arrivato anche per l'Italia. E dobbiamo guardare con ammirazione, spirito di emulazione e con coraggio agli esempi che vanno dalla Primavera araba a Piazza Tahrir.
Una grande Rivoluzione Culturale che disegni una nuova società. Bisogna volare alto, non all'altezza delle galline (Lenin).
Valentina Colli