«Gran bel lavoro, eh» gli ho detto «giocare a Space Invaders tutto il giorno.» «Sì» mi ha risposto sorridendo. «E cosa fai la sera?» Il ragazzo ha fatto una faccia seria, riflessiva, perplessa. «Be’, di solito esco a farmi un paio di partitine a Space Invaders».
Per chi è stato bambino o adolescente (anche adulto, a leggere il libro) negli anni Ottanta, per chi ricorda l’emozione di essere davanti a un cabinato di Pac-man a tentare di mangiare tutti i puntini sfuggendo ai fantasmi o ad abbattere astronavi aliene, per chi è dipendente da videogiochi o altro, per chi non riesce oggi a rimanere senza computer o staccarsi dall’iPhone, per chi apprezza Martin Amis, per loro e per chiunque abbia un po’ di curiosità è arrivata in libreria una chicca editoriale, meritoriamente pubblicata da ISBN edizioni (con la traduzione di Federica Aceto) a trent’anni di distanza dall’edizione originale.
Parliamo de L’invasione degli Space Invaders di Martin Amis, opera del 1982 dello scrittore inglese, tradotta per la prima volta in Italia e pubblicata in una piacevolissima veste editoriale, con numerosi inserti fotografici e grafici. Diario di una dipendenza e appassionante analisi sociologica sull’homo ludens di fine secolo, il testo appare ancora più attuale oggi, che i processi tecnologici e sociali iniziati in quegli anni si sono sviluppati in maniera esponenziale. E così quello che vuole essere un sincero e dettagliato affresco dell’era delle sale giochi e dei videogiochi arcade diventa un viaggio su “com’è iniziato...”. Leggendo le pagine di Amis, che partono dall’avvento nel ‘79 di Space Invaders, seguiamo la sua dipendenza da gioco, i disturbi del sonno, l’ossessione di vincere e scoprire cosa c’è nel quadro successivo, il dilagare del fenomeno con implicazioni politiche ed economiche, i casi, in Italia e non solo, di prostituzione minorile per racimolare monetine da investire nei coin-op, i furti e le aggressioni, il dibattito nel Parlamento inglese tra il deputato laburista che vuole proibire Space Invaders e quello conservatore che, dopo essere andato al pub a farsi una partita, lo difende strenuamente.
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