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L'inventore di favole di Bill Ray

Creato il 25 marzo 2013 da Spaceoddity
L'inventore di favole di Bill RayIl ragazzo, Steve (Hayden Christensen), è di quelli carini: fresco, faccia pulita, la semplicità nei modi e una ruffianeria molto garbata nei confronti delle sue colleghe. Studia legge di nascosto, negli intervalli tra una storia e l'altra che procaccia per il «New Republic», rivista prestigiosissima che lo vede quale astro nascente del giornalismo d'inchiesta. Amabile e disinvolto, vive la redazione col rispetto di un ospite a suo agio, cammina a piedi scalzi e ha sempre la parola giusta per tutti, soprattutto sa far ridere i suoi colleghi. Va d'accordo in particolare con il suo direttore, Michael Kelly (Hank Azaria), ma ha nell'energica Caitlin Avey (Chloë Sevigny) e nell'impacciata Amy Brand (Melanie Lynskey) le esponenti di spicco di una claque in adorazione. Quando però al vertice della rivista sale l'amico Chuck Lane (Peter Sarsgaard), un giovane determinato e riflessivo, il fascino di Steve sembra non bastare più: un suo articolo su un fantomatico raduno di hacker non trova nessun riscontro in chi prova a verificarlo e il «New Republic» sembra andare incontro a un grande scandalo.

L'inventore di favole (2003, tit. or. Shattered Glass) di Bill Ray, tratto da una storia vera, affronta il tema della verità giornalistica. Capovolgendo il dogma professionale per cui i fatti non sono notizie, il protagonista - che ben conosce i pilastri della comunicazione - crea notizie che non hanno nessuna corrispondenza nella realtà e allestisce intorno a sé un castello di vetro, che però - come suggerisce il titolo originale - a un certo punto si frantuma intorno a lui. Steve è indifendibile sotto ogni aspetto, lo spirito di squadra non riesce ad ammortizzare un fallimento in termini d'immagine. Anzi, se possibile, proprio la pazienza e l'amicizia che mostrano i colleghi del ragazzo gettano un'ombra, se possibile, ancor più sinistra sulla realtà del giornalismo: il gruppo sembra disposto a passar sopra uno dei principi basilari della professione piuttosto che rischiare di disgregarsi al suo interno. E quale sia questo fondamento lo esprime benissimo Chuck, quando ricorda a Caitlin che il lavoro - e forse addirittura la missione - del giornalista è di essere spietati, di cercare la verità con tutta l'energia che si ha in corpo e poi di renderla pubblica, non di scrivere articoli.
L'inventore di favole di Bill RayL'inventore di favole è un film tutto sommato ben fatto, senza particolari guizzi di genio, ma con una costruzione straniante non priva di interesse che vuol scongiurare la schematicità a cui sembra destinato. La vicenda del declino di Steve si svolge in parallelo con un seminario che il giovane sembra tenere nella scuola e nella classe dove si è diplomato giornalista; in quel contesto, almeno, il genio del  «New Republic» viene ancora acclamato dal successo e dall'ammirazione dei suoi più giovani compagni e della sua ex insegnante. Quando però deve affrontare il suo lavoro, il ragazzo, troppo incline a scusarsi e a schernire con falsa modestia il suo palese appeal affabulatorio, non mostra né carattere né dati solidi, in definitiva è inaffidabile. Bill Ray fornisce al suo protagonista un armamentario argomentativo piuttosto debole e lo dota semmai di un carattere incline al sentimentalismo e alla genialità relazionale di un adolescente vissuto. Ciò accentua forse il sentore moralista di un film a tesi, a cui si aggiunge un finale un po' troppo facile, anche se è innegabile che i novanta minuti de L'inventore di favole scorrono via con la scioltezza di un mestiere registico scaltro e sicuro, che sa coniugare leggerezza e contenuti.

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