Esistono convinzioni e modi di percepire la realtà che sembrano inevitabili, che nessuno si sognerebbe di mettere in dubbio o di approfondire con studi sociologici, psicologici e perfino scientifici. Queste credenze – che hanno radici molto profonde nella nostra cultura e anche nel nostro inconscio – fanno di ognuno di noi ciò che siamo, indipendentemente dalla nostra volontà. Il grande merito di Louis-Georges Tin è di aver infranto questo impercettibile muro di ovvietà e passiva accettazione di una realtà considerata ‘normale’, ma profondamente distorta e artificiosa: l’eterosessualità.
L’invenzione della cultura eterosessuale si apre con un’osservazione spiazzante per il XXI secolo: cosa spinge un individuo di un determinato sesso a provare attrazione per un individuo di sesso opposto? Infatti, ciò che solitamente si è propensi a voler spiegare è sempre la tendenza opposta, ossia l’omosessualità, perché considerata (a torto) diversa, non convenzionale, ‘anormale’. L’eterosessualità viene invece passivamente accettata, percepita come uno stato di natura, ufficialmente giustificata da oltre un secolo con la finalità riproduttiva tesa a preservare la nostra specie.
Tin, però, pone un’osservazione interessante. La riproduzione è il fine, non il motivo propulsore dell’attrazione, la conseguenza non la causa. Infatti, si tende più a far sesso per il piacere dei sensi che per dare alla luce un figlio, almeno nella cultura occidentale. Alla luce di questi quesiti, l’autore si lancia in una ricerca storiografica e letteraria alla scoperta della cultura eterosessuale, per sondare le origini di questo modo di pensare e vedere. Quando e perché l’essere umano ha cominciato a credere che solo gli eterosessuali fossero ‘normali’ e a condannare ogni altra forma di tendenza sessuale coesistente?
Leggendo queste 230 pagine, individuiamo tre grandi colpevoli di questa macchinosa trasformazione culturale: la nobiltà nell’età antica, la Chiesa in quella medievale (e moderna, seppur in modo più subdolo) e la medicina negli ultimi due secoli. Ciò che Tin porta alla luce rivela, tra le altre cose, come poco più di un secolo fa, anche l’eterosessualità fosse definita una malattia, una devianza sessuale; veniamo a conoscenza dei motivi per cui l’omosessualità viene oggi perseguitata e rifiutata, del perché il nostro mondo si fondi su certe convinzioni apparentemente inattaccabili e, soprattutto, di come le cose non siano sempre andate così.
L’evoluzione dell’uomo ha portato al progresso scientifico ma, allo stesso tempo, all’involuzione culturale, al soffocamento della natura, alla censura più spietata e disumana verso aspetti perfettamente naturali, ma criminalizzati come la masturbazione o la diversità di generi sessuali.
Siamo in presenza di un capolavoro che muta sensibilmente il modo di vedere e di percepire la storia passata e contemporanea, un mattone importante. In una società davvero equilibrata (come ci vantiamo ingiustamente di essere) il saggio di questo autore francese verrebbe introdotto nei programmi ministeriali come libro di testo scolastico, per la costruzione di una cultura nuova, più tollerante e intellettualmente onesta.
Va reso merito alla Duepunti Edizioni di aver portato sui nostri scaffali un saggio di cui oggi più che mai l’italiano medio avrebbe bisogno, per comprendere quanto l’abuso del termine ‘naturale’ sia fuori luogo in certi contesti e non dovrebbe mai dar luogo ad alcuna discriminazione. Perché, come cita la quarta di copertina del saggio di Tin, «l’eterosessualità non è uno stato di natura bensì un modello culturale dominante».
Salvatore Modugno
Louis-Georges Tin, L’invenzione della cultura eterosessuale, Duepunti Edizioni, 240 pp., € 18,00.