Franco Brevini aveva già in mente un libro sulla natura e forse ne aveva anche scritto in varie occasioni e nei modi più disparati, in margine ai suoi viaggi negli angoli più remoti del mondo.
Nei testi che aveva composto mancava però qualcosa perché non riusciva mai a rispondere a tutte le domande che lo affollavano ogni volta che partiva.
“Cos’è la natura selvaggia che tanto mi affascina? Qual è il nostro rapporto con essa? Quale era stato invece il rapporto delle generazioni che ci avevano preceduto nei secoli passati? Quando era nata l’idea di natura selvaggia? E ancora, a che punto siamo a oltre due secoli dalla sua scoperta? Quale la sorte delle ultime frontiere del pianeta?”
Stimolato da queste grandiose domande, Brevini ha voluto impiegare al meglio gli strumenti del suo mestiere di studioso, verificandoli anche sul campo nelle diverse esperienze compiute sul pack, nella giungla, nel deserto o tra le catene himalayane e gli altipiani andini.
Quello della natura ė un tema poco canonico per un italianista, ma Brevini, con la sua scrittura, riesce a far emergere ugualmente lo spessore storico, sociale e antropologico raccontando esperienze in prima persona nella wilderness, evocando in modo sapiente immagini e luoghi di vita, ma anche raccontando l’allarme ecologico che ha diffuso la consapevolezza di una comunanza di destino tra l’umanità e il pianeta.
Un libro che svela meravigliosamente la realtà e le apparenze. Uno sguardo irresistibile sul mondo, una sorpresa continua.
Franco Brevini, L’invenzione della natura selvaggia, Storia di un’idea dal XVIII secolo, Bollati Boringhieri, 2013.