L’ira funesta di Paolo Roversi

Roversi è uno che ci piace.
Ha stile nella sua scrittura e i suoi romanzi riescono sempre a tenere sospeso, in uno stato di avvincente coinvolgimento, il fiato del lettore.
E’ uno che ci piace perché quando scrive ci butta il sangue suo e dei personaggi, crea architetture semplici ma che incastrano lo sguardo e la mente, con la dovuta ironia e con il disincanto del reale misto all’immaginario.
Torna in libreria – dopo averci deliziato il palato “di genere” con LA MARCIA DI RADESCHI e MILANO CRIMINALE- con il nuovissimo L’IRA FUNESTA. Il primo caso del maresciallo Valdes (Rizzoli).
Già dalla bella copertina ci si aspetta un programma niente male e così è: non si può fare a meno di restare affascinati dal maresciallo Valdes, detto “Il Siluro”, e il suo modo di fare arcigno e scontroso, dai paesaggi italici in cui avvengono le indagini e dai protagonisti “assurdi” di queste.
Oltre alla bellezza del romanzo di genere viene fuori un affresco della provincia italiana straordinario che lascia molto su cui discutere e sui cui riflettere in un’atmosfera densa come la Nebbia Gialla di cui ci ricopre l’autore a ogni nuovo capitolo della sua saga narrativa.

Buona scelta
IBD
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