Potremmo iniziare questo pezzo con il discorso di Mahmoud Ahmadinejad alle Nazioni Unite. Preferiamo non parlare, però, degli utili idioti. Ormai il Presidente iraniano è in uscita e, per quanto è certò che si tratta di un lestofante in grado ancora di far male, i veri centri di potere in Iran sono attualmente praticamente tutti nelle mani della Guida Suprema Ali Khamenei. Vi basti sapere che, proprio mentre Ahmadinejad parlava davanti ai diplomatici dell’Assemblea Generale dell’Onu, in Iran i miliziani arrestavano Ali Akbar Javenfekr, direttore dell’Agenzia di stampa IRNA e fedele seguace del Presidente iraniano. L’accusa per lui è di essere andato contro l’Islam, avendo sostenuto che il velo imposto alle donne non rappresenta una tradizione iraniana. Come si vede, a Teheran anche gli uomini del regime ci mettono poco a finire in carcere se diventano di troppo…
Riteniamo più interessante fornirvi alcune informazioni interessanti in merito al programma nucleare iraniano e al sostegno della Repubblica Islamica al regime di Bashar al-Assad.
Il programma nucleare prosegue spedito
Nonostante il drammatico effetto che le crisi economica sta avendo sulla popolazione iraniana (il Rial, la moneta dell’Iran, è ormai carta straccia), il regime prosegue incurante il programma nucleare militare. Troppi, infatti, sono gli interessi che il programma stesso nasconde, controllato direttamente dai Pasdaran e fonte di enorme lucro per un’organizzazione nota anche per la sua corruttibilità. Mentre a Teheran il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano Ramin Mehmanparast veniva fatto oggetto di una durissima protesta (vedi il video), il regime iraniano annunciava che probabilmente l’impianto nucleare di Arak potrà essere attivato verso la metà del 2013 e non, come preannunciato, nel 2014. Arak, come molti ricorderanno, è stato citato in tutti i report dell’Agenzia Nucleare per l’Energia Atomica, in quanto impianto che potrebbe essere usato dall’Iran per riprocessare l’uranio e produrre una bomba nucleare al plutonio 239. Insomma, non è sicuramente una notizia che ci lascia ben sperare…
L’Iran vuole ricreare il corpo dei Pasdaran in Siria
Il programma nucleare non si ferma, così come il supporto iraniano al dittatore siriano Bashar al-Assad. I morti in Siria, ormai, hanno superato il numero di 30.000 e, purtroppo, la repressione del regime non sembra fermarsi. Dopo aver appreso che i leaders di Hamas si sono recati a Teheran per sottoscrivere un “patto di acciaio” con Teheran (nel caso di un conflitto tra Israele e la Repubblica Islamica), apprendiamo dell’intenzione dei vertici dei Pasdaran di costruire in Siria un corpo omologo di miliziani, sempre pronti a premere sul grilletto. L’idea dei vertici iraniani, soprattutto della famigerata Forza Quds, è quello di usare per tale scopo i criminale Shabbiha (noti per essere in maggioranza ex galeotti senza pietà). Ergo, presto o tardi, insieme all’Unità speciale iraniana responsabile delle attività all’estero, potremmo ritrovarci anche la milizia di Assad pronta a compiera attentati terroristici in tutto il mondo. Per la cronaca, vi diciamo anche che il numero di Pasdaran iraniani impegnati in Siria è arrivato a 2200. Il loro comandante in loco si chiama Ibrahim Hamadani, mentre il suo “omologo siriano” si chiama Izzat Hassan (praticamente il capo degli Shabbiha).
Alla faccia di chi sosteneva che l’Iran stava pensando al dopo Assad…